Montecarlo, 10 anni fa la casa che travolse Fini, e con Fontana si riparla dei ‘cognati’ 

Montecarlo, 10 anni fa la casa che travolse Fini, e con Fontana si riparla dei 'cognati'

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Pubblicato il: 28/07/2020 20:44

Sono trascorsi 10 anni dallo scoop del Giornale sulla famosa casa di Montecarlo, vicenda immobiliare che costò la carriera politica all’allora presidente della Camera, spaccò il mondo di centrodestra, coinvolse mediaticamente (e in parte processualmente) anche la famiglia di Elisabetta Tulliani, compagna di Gianfranco Fini. L”anniversario’ cade in un momento in cui un altro cognato, quello di Attilio Fontana, balza agli onori delle cronache nel ‘caso camici’ che coinvolge il governatore della Lombardia.

Dieci anni dopo, Adnkronos ha intervistato protagonisti e compagni di partito che hanno assistito in presa diretta – o quasi – al vortice politico che ha travolto il principale attore del centrodestra del tempo.

FELTRI – “Il cognato di Fini se ne sta tranquillamente a Dubai a godersi i suoi quattrini, mentre il cognato di Fontana è nella bufera ed è qua. Ma quello che è paradossale è la vicenda giudiziaria della casa di Montecarlo che ha travolto Gianfranco Fini. Dopo 10 anni non se ne viene a capo, e un vecchio giornalista come me – questo è il mio parere – sa che si vuole far passare il tempo necessario forse per far scattare prescrizione, 10 anni mi sembrano un po’ troppi perché quello che è accaduto è molto chiaro”, spiega Vittorio Feltri all’Adnkronos. Nei giorni in cui anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana viene travolto nella vicenda dei camici che tira in ballo il cognato, torna alla mente l’inchiesta che ha stroncato la carriera politica di Fini. Qualcuno sul caso camici ha parlato, come il leader della Lega Matteo Salvini di giustizia a orologeria. “Ma che giustizia a orologeria…il coronavirus mica è stato programmato”.

SALLUSTI – Il peso dei cognati? “Ti salvi solo se sei orfano o vedovo, però se questo non è possibile c’è cognato e cognato. La vicenda della casa di Montecarlo che ha travolto Gianfranco Fini e il caso camici in Lombardia che chiama in causa il governatore Fontana sono imparagonabili. Perché il cognato di Fontana è un imprenditore di successo, quello di Fini era un vagabondo senza arte né parte, Fontana ha messo soldi nell”affaire’ mentre Fini li ha presi. E ancora, Fini non diceva niente ma lo diceva bene e Fontana dice delle cose ma le dice male”. Così all’Adnkronos Alessandro Sallusti, direttore de ‘Il Giornale’.

Sallusti dirigeva già ‘Il Giornale’ quando dieci anni fa si occupò dell’inchiesta della vicenda della casa di Montecarlo che travolse e mise fine di fatto alla carriera politica di Fini. “E’ stato un grande orgoglio, soprattutto perchè anni dopo si è scoperto che non solo era tutto vero ma era la punta di un iceberg – sottolinea il giornalista – perché credo sia sta l’ultima grande inchiesta fatta sul campo, non veline o verbali, tutto è stato documentato sul campo. Oggi le inchieste, come anche quella che ha coinvolto Fontana, vengono fatte per l’interesse di una parte politica o della magistratura”.

L’EX SEGRETARIO DI FINI – ”La casa di Montecarlo? E’ stato montato un caso sul nulla…”. Dopo trent’ anni passati al fianco di Gianfranco Fini, come assistente e segretario particolare, Francesco Proietti Cosimi, ora fa il ristoratore (è proprietario di un locale nel centro storico di Roma, ‘Solopasta’, in via della Vetrina, a pochi passi dal Senato). ‘Checchino’, come lo chiamavano i suoi, ricorda con l’Adnkronos la bufera politica e giudiziaria che travolse l’allora leader di An. ”Non riesco a capire -dice Proietti Cosimi-. Mi viene da ridere. Fini è un delinquente, perché aveva venduto una casa di proprietà del partito e non pubblica ed è stato anche indagato per questo, poi archiviato. Il governatore lombardo Fontana ora è indagato, non per l’acquisto di qualcosa, ma perché avrebbe ridato al cognato 250mila euro a copertura di un dono alla Regione di 500 mila euro. Zingaretti e compagni, invece, hanno fatto sparire circa 15 milioni di euro per la vicenda delle mascherine nel Lazio di cui non si ha traccia e nessuno dice nulla: non sono stati toccati neanche lontanamente da un sospetto… Eppure si tratta di solidi pubblici, 15 milioni di soldi dei cittadini laziali”.

Per ‘Checchino’ Fini, però, un errore l’ha fatto, un ”errore fondamentale”: ”Quando si è venuto a sapere che la casa donata da una contessa era stata comprata dal cognato e dalla compagna Elisabetta, Gianfranco non doveva assolutamente negare nulla. Doveva eventualmente tentare di recuperare qualcosa sul valore della vendita, visto che l’accusa era di aver ceduto l’appartamento a poco. Bastava, insomma, vendere l prezzo giusto, quello congruo”. Proietti Cosimi non vede comunque ”nessun nesso” con il caso Fontana e risponde con una battuta quando gli fanno notare che sia Fini che il presidente della Lombardia sono stati ‘rovinati’ dal cognato: ”C’è sempre un cognato di troppo…”.

L’ex consigliori di Fini non ha dubbi: ”Lo ripeto, hanno montato un caso sul nulla. Parliamoci chiaro: la casa di Montecarlo era di proprietà del partito e la contessa lascio’ l’eredita’ a Fini e fu Fini a intestare tutto al partito, perché ritenne che non era una donazione privata ma al partito. L’appartamento andava venduto. Anche perché non poteva essere una sede all’estero di An, poi era da ristrutturare e il partito a che titolo avrebbe giustificato le spese dei lavori. E soprattutto: andava ristrutturato per farci cosa? Era un bene che andava venduto per realizzare fondi da destinare all’attività politica di An, secondo le volontà delle contessa”. ‘Checchino’ ricorda che il partito aveva provato a venderla prima che fosse ceduta al cognato di Fini: ”La casa era in vendita da parecchio tempo e nessuno l’aveva comprata. Erano andati anche amici da Roma a vederla, accompagnati da Donato La Morte, ma poi non se ne fece nulla”.

Proietti Cosimi non riesce a farsene una ragione: ”Visto che Fini era stato accusato di aver venduto a poco la casa di Montecarlo, ha avuto l’opportunità di evitare ogni polemica politica e qualsiasi problema giudiziario: quando l’immobile è stato venduto, avrebbe dovuto prendere una parte di quei soldi che cognato e compagna avevano incassato, tolte le spese vive, e destinarli ai dipendenti di An licenziati dal Pdl e dalla fondazione di An, che sono rimasti senza lavoro e alcuni anche senza pensione”.

‘Checchino’ adesso vive una ”seconda vita” tra fornelli e padelle, ma non ha lasciato del tutto la politica: ”Nel novembre scorso, insieme a Silvano Moffa, Daniele Toto, Marco Martinelli, Egidio Digilio ed altri amici, abbiamo fondato il movimento politico ‘Giovane Italia’. Il nostro obiettivo è riunire tutte quelle associazioni e anime di destra, che oggi non si sentono rappresentati nè da Fdi, ne’ dalla Lega”.

IL NIPOTE DELLA CONTESSA – “E’ passato un decennio ma non mi sembra che sia successo nulla, all’inizio tanto scalpore e ora la vicenda mi sembra abbastanza insabbiata”. Così all’Adnkronos Paolo Fabri, nipote di Anna Maria Colleoni, la contessa che lasciò in eredità ad An la casa di Montecarlo. “Cosa posso dire – commenta -. Buon bagno e buon sole, si diverta con i nostri soldi”.

E tornando sull’attualità e sul fatto che a dieci anni di distanza un altro cognato ha messo nei guai un uomo politico, il governatore Attilio Fontana indagato nell’inchiesta sulla fornitura di camici durante l’emergenza covid, il nipote della contessa sottolinea: “Certo è abbastanza strano che un cognato vinca una gara per la fornitura però riconosco a Fontana la correttezza di aver detto pagato di tasca sua, mentre non è andata così nell’altro caso, che negò evidenza fino alla fine salvo confessare davanti al pm”

LABOCCETTA – “Dopo dieci anni Fini dovrebbe finalmente iniziare a dire la verità su tutti i disastri che ha combinato. Non solo sulla vicenda della casa di Montecarlo, ma soprattuto per aver rubato i sogni e le speranze di tanti uomini e donne di destra in Italia….”. L’ex aennino poi parlamentare del Pdl e di Fi, Amedeo Laboccetta, protagonista suo malgrado della vicenda monegasca per i suoi rapporti con l’imprenditore Corallo, non usa mezzi termini per criticare Gianfranco Fini dieci anni dopo lo scandalo della casa di Montecarlo. Laboccetta, ex deputato campano e attuale leader del movimento politico ‘Polo Sud’, non ha dubbi: ”Fini è stato il grande ladro di sogni, di speranze e progetti. E’ stato l’utile idiota di Giorgio Napolitano, che da tempo brigava per eliminare politicamente Berlusconi. Si è fatto illudere dalla sinistra italiana e, quando è andato in disgrazia, la sinistra stessa l’ha completamente ignorato e cancellato…”.

Fini e Fontana entrambi ‘rovinati’ dal cognato… ”Ha ragione Renato Farina oggi -sottolinea l’ex deputato di Fi- che fa questo accostamento dei cognati: ognuno ha il cognato che merita…. Purtroppo, per Fini c’è stato Giancarlo Tulliani. Per Fontana, invece, mi sembra che la cosa abbia un significato notevolmente diverso. Stiamo parlando di parva materia. E sono certo che Fontana chiarirà”, assicura Laboccetta.

GASPARRI – “Il peso dei cognati? Mi viene in mente una immagine di un libro di foto napoletane pubblicato da Luciano De Crescenzo, un clochard a terra che raccoglieva l’elemosina con un cartello con su scritto ‘ridotto in questo stato dal cognato’. Una foto che pubblicammo ironicamente quando dieci anni fa Gianfranco Fini venne coinvolto nella vicenda della Casa di Montecarlo. La figura del cognato è ricorrente nella storia ed è spesso rovinosa”. Così il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri all’Adnkronos, sottolineando che non vede analogie col cognato di Fontana: “Non mi pare ci siano similitudini, non ho motivo di non credere a Fontana, la cui reputazione è migliore di quella di Fini. Certo, quando si ha un ruolo politico la famiglia va gestita con grande cautela”. Tornando a Fini “più della vicenda immobiliare che pure è grave, imputo a Fini errori politici colossali”.

“Errori politici commessi fin dalla metà degli anni ’90 – aggiunge Gasparri – in tema di immigrati, unioni gay, liti permanenti nel centrodestra, scelte interne nella classe dirigente. La vicenda della casa è grave, ma i danni politici sono stati di gran lunga superiori, danni catastrofici e autolesionistici. Il ‘funerale’ di Gianfranco Fini, è avvenuto il giorno dei funerali di Pino Rauti, quando la figlia dovette salire sull’altare per sedare gli animi di una vera e propria rivolta contro di lui. Lì Fini raccolse ciò che aveva seminato”.

Sulle possibili similitudini della vicenda dei camici che invece ha coinvolto il presidente della Lombardia Attilio Fontana, e che tira in ballo il cognato, Gasparri conclude: “Non mi pare ci siano similitudini, non ho motivo di non credere a Fontana, la cui reputazione è migliore di quella di Fini. Certo, quando si ha un ruolo politico la famiglia va gestita con grande cautela”.