Strage Bologna, Pazienza: “Chiederò revisione e sarò assolto” 

Strage Bologna, Pazienza: Chiederò revisione e sarò assolto

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Pubblicato il: 31/07/2020 14:09

“Io non so chi sia stato a compiere la strage, so solo quel che ho fatto io, e quello che ho fatto lo dimostro documentalmente, a meno che non si voglia credere che le sentenze siano emesse da Gesù Cristo e quindi siano infallibili”. Lo dice all’AdnKronos Francesco Pazienza, ex 007 al centro di molti misteri italiani, condannato a 10 anni per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980. “C’è una sentenza pronunciata a Milano nel 2001 – spiega Pazienza – secondo la quale sono stato condannato ingiustamente a Bologna in quanto io non solo non ho avuto niente a che fare con Licio Gelli, ma ero addirittura nemico suo e del vertice della P2. E allora, come potevo poi diventare un affiliato di Gelli se non ero nemmeno della P2? E Libero Mancuso (pm della prima inchiesta sulla strage di Bologna, ndr) dice addirittura che io ero il braccio destro di Gelli, quando i giudici milanesi hanno affermato di essere in contrasto con la sentenza di Bologna perché ero suo nemico”.

Dopo aver affermato che il suo nome “non viene nemmeno sfiorato dalla procura generale di Bologna” (secondo la quale fra gli organizzatori della strage ci sono Gelli, Mario Tedeschi, Umberto Ortolani e Federico Umberto D’Amato), Pazienza sottolinea: “C’è un interrogatorio dei pm di Milano del 1986 in cui Tedeschi dice che nel marzo del 1981 lo chiamò Gelli perché voleva conoscermi, che lo riferì a me e che io gli risposi che di conoscere Gelli non me ne fregava assolutamente niente”.

Tornando sulle sentenze che lo riguardano, Pazienza spiega: “Premetto che le Sezioni Unite della Cassazione hanno affermato più volte che il processo deve essere un tutt’uno, non si può fare un appello mettendo da parte ciò che è stato detto in primo grado. Ecco, a Bologna non è andata così. In primo grado dissero che io ero un membro della P2 talmente importante per cui il mio nome non era nella lista. Ma si è mai sentita una sciocchezza di questo tipo? Fra l’altro in quella lista c’erano persone più importanti di me. In ogni caso, in appello venni assolto, sentenza poi annullata dalla Cassazione, ma nel nuovo processo d’appello entrarono in campo teorie del tutto nuove, tanto che il mio avvocato abbandonò il processo per protesta”.

“Nel secondo processo d’appello, infatti, non ero più della P2, ma dissero che avevo una tale smania di conoscere Gelli e di poter entrare nella P2, che mi misi a disposizione per depistare. Ma le sembra normale? Dissero anche che ero stato mandato dagli Stati Uniti per rimpiazzare Gelli, ma io sono stato estradato proprio dagli Usa”.

“Sono stato anche denunciato da Ortolani per diffamazione a mezzo stampa e condannato a pagare 500mila lire di multa. Ma non è finita. Agli atti della tanto favoleggiata Commissione P2 -aggiunge Pazienza- sono allegate delle conversazioni telefoniche in cui Gelli, Ortolani e Tassan Din, parlando fra di loro dicono ‘ma questo Pazienza da dove è uscito, da dove è arrivato, chi lo conosce?’. E sono conversazioni risalenti al 1981. Ma c’è di più. Esiste un’informativa del luglio 2002 firmata da Franco Gabrielli, attuale Capo della Polizia. Lei pensa che si parli di Gelli? Zero. E ce n’è una seconda, del novembre 1981 e firmata dal comandante generale della Finanza, non uno qualsiasi, che in 12 pagine fa la mia storia da quando mi sono laureato fino a quell’anno. Anche qui, Gelli e P2? Niente di niente”.

Tutti elementi, quelli tirati in ballo, che fanno poi dire a Pazienza: “Ho 327 pagine scritte da 7 anni, con tutte le nuove prove, per chiedere entro l’anno la revisione del processo al Tribunale di Ancona. Mi sono già fatto la galera, perciò nessuno mi può accusare di volere una revisione strumentale, e nelle tasche non mi entra nulla se non la soddisfazione di dire che in tutti questi anni mi hanno solo rotto le scatole”. Quanto alla possibilità che la sua innocenza venga riconosciuta in un eventuale processo di revisione, Pazienza dice: “Di fronte a ciò che ho letto sul signor Palamara, se il tribunale è composto da giudici “extra-Palamara”, non avrei dubbi, ma avendo letto tutto quello che è accaduto intorno al caso Palamara, beh, qualche dubbio ce l’ho”. Infine, Pazienza ricorda anche di essere stato denunciato due volte per calunnia da Libero Mancuso, e di essere stato assolto entrambe le volte.