Migranti, Gabrielli: “Numeri non sono emergenza ma necessario garantire salute pubblica” 

Migranti, Gabrielli: Numeri non sono emergenza ma necessario garantire salute pubblica

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Pubblicato il: 12/08/2020 20:08

“Quando si parla di immigrazione da troppo tempo si approccia con la modalità dell’emergenza, nel tentativo di risolvere problemi pensando che i problemi abbiano una durata circoscritta. L’immigrazione rappresenta l’archetipo di questa modalità dal mio punto di vista miope, per un verso, e non propriamente intelligente per l’altro. Storicamente l’immigrazione è stata vissuta come una questione che ci riguardava come migranti, poi come Paese di transito, avevamo la consapevolezza che i flussi migratori ci interessassero per un periodo molto limitato, vero è che lo strumento con il quale abbiamo gestito dagli anni ’90 fino al 2011 i flussi migratori sono state le ordinanze di Protezione Civile”. Lo ha detto il capo della Polizia Franco Gabrielli ospite del Versilia festival.

“Se non accettiamo l’idea che il fenomeno migratorio poggia su tre pilastri da affrontare in maniera complessiva non andremo da nessuna parte – continua Gabrielli – c’è un problema di flussi, che vanno regolati, di rimpatri che vanno fatti, di integrazione che deve essere avviata. I flussi da troppo tempo non sono legali, si è intrapresa una folle strada di immaginare che tutto possa essere gestito con la protezione umanitaria immettendo in questo circuito persone che abbiamo la certezza non gli verrà mai riconosciuta la protezione umanitaria, soggetti che molto spesso vivono una condizione limbica, non di prospettiva, e che alla fine saranno destinati ad alimentare quelle sacche di marginalità che impatteranno inevitabilmente sulla sicurezza del nostro Paese”.

“C’è un tema di rimpatri, ho sempre guardato con grande diffidenza il buonismo di chi immagina che si possano accogliere tutti. E’ una condizione irrealizzabile e anche per certi aspetti ipocrita – continua il capo della Polizia – le persone che non sono legittimamente nel nostro Paese, e a maggior ragione quelle che delinquono, devono tornare nel loro Paese, ma per fare questo ci vogliono seri e strutturati accordi internazionali. Il rimpatrio non riguarda necessariamente il Paese che vuole rimpatriare ma coinvolge primariamente il Paese nel dovere di accogliere. Le persone non sono pacchi postali ed è necessario inserire clausole migratorie negli accordi di cooperazione internazionale: ‘Io ne prendo tot e oltre tot li riprendi’. Se non si intraprendono percorsi di integrazione avremo persone marginalizzate, prede della criminalità. I numeri in sé non costituiscono emergenza ma c’è un tema emergenziale sanitario sulla quarantena da garantire una cornice di salute pubblica che il Paese ha diritto di avere”.

Per Gabrielli, “l’immigrazione nel nostro Paese dovrebbe essere deviminalizzata, nel senso che il Viminale è una parte fondamentale del sistema che comprende il tema dell’accoglienza, il dipartimento di Pubblica Sicurezza, ma è una parte”. “Credo invece – ha detto – che dovremmo andare verso una architettura più complessa. E’ la classica materia che dovrebbe essere gestita da Palazzo Chigi, perché ha bisogno di una visione, di un progetto e del concorso di più soggetti. Lo dico perché vengo da sistema della Protezione Civile, deviminalizzata quando ci si è resi conto che non era solo soccorso e oggi invidiata nel mondo”.