Cossiga, l’ex Nar Fioravanti: “Provò a chiudere ferita anni di piombo” 

Cossiga, l'ex Nar Fioravanti: Provò a chiudere ferita anni di piombo

Pubblicato il: 16/08/2020 11:37

“Sulla strada per la verità sulla strage di Bologna Cossiga ha fatto un millimetro, non di più, ma è stato comunque importante, e credo pochi ne abbia fatti anche per gli altri, brigatisti compresi. E io continuo a preferire il centimetro che è stato in grado di fare lui rispetto al niente di un Andreotti, un Gava, uno Scotti”. Così l’ex terrorista Valerio Fioravanti all’Adnkronos nel decennale della morte di Francesco Cossiga.

“Siamo di fronte a un politico – spiega l’ex esponente dei Nar condannato per la strage di Bologna (per la quale si è sempre professato innocente) – che ha saputo prendere atto del fatto che, nel momento in cui in un Paese si crea uno scontro sanguinoso, la colpa non può essere collocabile al 100% da una parte. Di fronte a un rigurgito di guerra civile si è interrogato su di chi potesse essere la responsabilità: trovo buffo che nessun altro lo abbia fatto, tranne, forse, Craxi, che disse ‘sono comunque i nostri figli e anche se hanno sbagliato dobbiamo parlarci'”.

“Ci sono presidenti della Repubblica che si sono spesi in privato per arrivare alla grazia per qualcuno. Cossiga non lo ha fatto, per Curcio si è espresso pubblicamente – sottolinea Fioravanti – . A noi non ha mai scritto – aggiunge facendo riferimento alla corrispondenza del presidente emerito con diversi ex brigatisti -, però ha mandato un messaggio bello, importante, sincero, quando lo avevamo invitato alla presentazione del libro di Andrea Colombo sulla strage di Bologna: aveva promesso che sarebbe stato tra i relatori ma poi stette male”.

Sulla ragione della corrispondenza epistolare con gli ex brigatisti Fioravanti dice: “Non so se ci fosse un motivo particolare, mi sembrano lettere private e tra l’altro anche molto formalmente misurate, conservate in copia. Per chi ha vissuto gli anni di piombo c’è una verità: la politica non ha saputo reagire. Gli anni di piombo sono stati sconfitti da alcuni corpi delle Forze Armate e da alcuni magistrati che si sono impegnati, gli stessi che poi li hanno risolti decidendo che le porte si potevano riaprire, passato un congruo numero di anni. Mentre la politica è rimasta a guardare, incapace di adottare un provvedimento di chiusura di quegli anni, che comunque sono stati anni particolari. La politica è rimasta ferma di fronte a questo fenomeno, credo che Cossiga se ne sia accorto”.

“Cossiga è stato un bravo politico democristiano che ha portato avanti una politica democristiana. Sono stati maldestri coloro che hanno scritto Cossiga col Kappa – aggiunge l’ex terrorista – immaginando fosse una sua cattiveria personale, sue ambizioni personali o sue storture personali. Ho avuto l’impressione che una persona di pari profondità e di pari dignità sia stato Craxi, in qualche modo. Alcune sue esternazioni, del Craxi potente, non di quello caduto in disgrazia, mi sono sembrate sovrapponibili a quelle di Cossiga”.

“Quando il terrorismo era ormai un fenomeno sconfitto – ricorda Fioravanti -, Craxi fu uno dei pochi a dire che avremmo dovuto fare pace con quelli che comunque erano i nostri figli. Lui, Cossiga e pochi altri hanno incarnato la novella del figliol prodigo, tanti altri hanno preferito girarsi dall’altra parte”.

“Il tempo, grande scultore, ha levigato tutto quello che poteva essere levigato, l’amnesia ha fatto il resto e la stanchezza ha coperto tutto – aggiunge l’ex Nar – Molto peggio sono state le cose fatte da altri sottobanco senza lasciare copia, rispetto a tutto quello che è lasciato in copia conforme, agli atti, agli storici che ne discutessero”.

“Credo veramente che Cossiga fosse rammaricato del fatto che la politica avesse saputo esercitare solo l’azione repressiva e non l’altra metà della funzione della politica, che è quella di sanare le ferite una volta sanata l’emergenza”, conclude Fioravanti.