Cardinal Bassetti: “Guardiamo al nostro tempo con trepidazione e speranza” 

Cardinal Bassetti: Guardiamo al nostro tempo con trepidazione e speranza

Pubblicato il: 24/08/2020 08:21

“Mentre ci avviamo al termine delle giornate del Meeting, che quest’anno celebra la quarantesima edizione, guardiamo al nostro tempo con trepidazione ma anche con speranza, come ci ha suggerito Papa Francesco nel suo messaggio di saluto”. Lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nella messa celebrata a conclusione del Meeting di Rimini per l’amicizia fra i popoli. “Lo stupore è davvero la strada per cogliere i segni del sublime, cioè di quel mistero che costituisce la radice e il fondamento di tutte le cose”. Senza meraviglia e stupore la vita perde il suo senso e svilisce. Mentre l’incanto e la commozione risvegliano in noi qualcosa di altro, che va al di là del semplice approccio umano, inonda l’anima di beatitudine e ci fa rivolgere lo sguardo all’eterno”.

“Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime – ha aggiunto il cardinale – Heschel aveva già spiegato come la meraviglia, che per il filosofo è una precondizione alla conoscenza, sia la forma tipica del pensiero dei profeti. Qualche settimana fa, in occasione della festa di San Benedetto, ho avuto occasione di dire in un’omelia che oggi è, senza dubbio, il tempo dei profeti. È tempo di coloro che sanno mettersi in ascolto, ogni giorno, della parola di Dio e sono in grado di leggere in profondità il mondo che ci circonda”.

“I profeti, proprio come Paolo e Pietro, si lasciano meravigliare, e sono capaci di scorgere la presenza di Dio nel mondo e nel tempo in cui vivono – ha detto ancora il cardinale Bassetti – e comprenderne così fino in fondo il senso. Ecco perché oggi più che mai è richiesta ai cristiani la forza di scrutare i segni dei tempi e di dire parole profetiche, con le labbra e, contemporaneamente, con la testimonianza di vita. Se leggiamo la Bibbia, scopriamo che i profeti, da una parte, non avevano timore di sferzare il popolo, soprattutto i governanti e responsabili religiosi, per condannare le ingiustizie e le infedeltà; dall’altra parte, però, incoraggiavano e spronavano nei momenti difficili, e rappresentavano l’unica voce di speranza in tempi di disperazione”.

“Guardando le cose come le vede Dio, sono presi dalla meraviglia e hanno il compito di pregare per il loro popolo e farsene mediatori invocando l’aiuto del Signore con tutte le loro energie, mettendo a disposizione la loro stessa vita. Senza la voce profetica, che per l’antico Israele era rappresentata da uomini e, ricordiamo, anche donne (la Bibbia stessa le chiama “profetesse”, come Maria, Debora, Hulda), senza questa voce profetica rischiamo molto”.

“Quando il rabbino Abraham Heschel pubblicò nel 1955 il già citato volume Dio alla ricerca dell’uomo, lanciò un monito che è straordinariamente attuale. Scriveva: ‘Con l’avanzare della civiltà, il senso della meraviglia diminuisce; è un sintomo allarmante del nostro modo di pensare. L’umanità non perirà per mancanza di informazioni’, scrisse, prevedendo così una delle caratteristiche del contesto odierno. L’uomo, continuamente ‘connesso’ e recettore di informazioni vere e false, purtroppo, non ha sempre gli strumenti per distinguerle – dice il presidente della Cei – e cade spesso vittima di una creduloneria che è effetto perverso del suo stesso disincanto, della sua presunta emancipazione dalla meraviglia dei semplici. Tra l’altro, questo, oggi, nella comunicazione globale, può avere effetti sociali devastanti”.

“L’umanità, continua Heschel, perderà la sua coscienza per mancanza di meraviglia – conclude l’omelia – ‘l’inizio della felicità, scriveva sta nel comprendere che la vita senza meraviglia non vale la pena di essere vissuta’. Ci doni il Signore la stessa meraviglia che ha permesso ai profeti di vedere le cose come le vede Dio, e doni oggi a noi di riconoscerlo presente nella storia e di viverlo e testimoniarlo nella nostra esistenza quotidiana”.