Covid, direttore Rsa Milano: “Nulla da recriminarmi” 

Covid, direttore Rsa Milano: Nulla da recriminarmi

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Pubblicato il: 29/08/2020 17:46

di Vittoria Vimercati

“Se mi chiede se ho qualcosa da recriminarmi riguardo alle misure che abbiamo adottato e a quello che stiamo facendo per proteggere le persone fragili, non ho nulla da recriminarmi“. Alberto Meneghini è il direttore d’area Coopselios per la Rsa Quarenghi di Milano, la residenza per anziani dove sono stati rilevati 22 anziani positivi al Covid19, dopo una campagna di screening a tappeto sui 123 residenti. Quattro, invece, i dipendenti contagiati. “Sono state messe in pratica – dice all’Adnkronos – tutte le misure di prevenzione, tutti i protocolli prescritti dalla Regione. Le domande bisogna porsele, le risposte non è facile darsele”. Il piccolo focolaio non ha avuto per ora conseguenze negative. Portati in ospedale, gli anziani sono tutti asintomatici.

Si poteva fare di meglio? “Continuiamo a lavorare cercando di migliorarci, ma ci muoviamo nella cornice istituzionale che detta le norme, i comportamenti e le prescrizioni”, sottolinea Meneghini. Il problema, osserva, è che “la rete ha le maglie strette, non chiuse”. Anche se si fa una “grande opera di sensibilizzazione su lavoratori e familiari affinché mantengano comportamenti responsabili anche al di fuori dell’ambiente di lavoro o dell’orario di visite, ci sono fattori che possono sfuggire a un controllo così rigoroso”.

Un esempio di Meneghini è legato proprio agli ospiti della struttura sanitaria. “Ci sono persone tra gli anziani che hanno un livello cognitivo che non gli consente di essere sempre attento: abbiamo un nucleo Alzheimer, e in questo caso il fatto di mettersi la mascherina o non mettersi le mani in bocca più di tanto non si può assicurare. E un contagio potrebbe avvenire anche attraverso un materiale o un prodotto che giunge dall’esterno”.

Poi c’è la questione tamponi. Lo screening su tutti gli anziani della struttura è il primo perché i tamponi in Lombardia “si sono sempre fatti sui sintomatici, anche nelle Rsa, oppure a tappeto in caso di sospetto focolaio, come è avvenuto nel nostro caso”. Quindi, dice Meneghini, “non sappiamo da quanto tempo queste persone siano positive, parlo sia degli anziani che dei lavoratori. Non sono così certo – aggiunge – che sia la seconda ondata, potrebbe essere anche un residuo della prima”. Nel caso dei quattro dipendenti positivi al test per il Covid19, non è nemmeno detto che siano contagi da rientro dalle ferie. “So che una di loro non è andata in ferie. Gli altri verificheremo, ma non mi pare siano andati all’estero”. La soluzione ideale sarebbe quella di “fare un tampone al giorno all’ingresso delle strutture, ma non è possibile”.

Nelle prossime settimane non è previsto che l’Ats di Milano faccia un nuovo screening. “Lo valuteremo assieme all’Ats perché sono misure che non trovano una risposta immediata nelle indicazioni regionali. Ci consulteremo con gli enti territoriali e vedremo come fare”. Il ruolo dell’Ats ora “è di supporto, ma non ha preso in carico futuri tamponi delle strutture. Sono i gestori delle residenze che se ne devono fare carico nell’ambito delle indicazioni regionali. Ad oggi non è previsto che il tampone venga rifatto in modo così generalizzato: coloro che sono positivi vanno a casa e restano in quarantena fino al doppio tampone negativo”.