‘Classi pollaio’ preoccupano presidi e docenti: “A rischio sicurezza e didattica”  

'Classi pollaio' preoccupano presidi e docenti: A rischio sicurezza e didattica

(Foto Fotogramma)

Pubblicato il: 04/09/2020 18:33

Le ‘classi pollaio’, sovraffollate di studenti, preoccupano presidi e docenti: problema annoso ma che si è aggravato con l’emergenza Covid, per effetto delle direttive sul distanziamento per la sicurezza sanitaria e la necessità quindi di trovare aule e spazi per poter garantire l’istruzione a tutti gli studenti. “Quello delle classi pollaio è un problema che ci stiamo portando avanti da circa 15 anni, frutto di inadempienze da parte di tutte le istituzioni”, spiega all”Adnkronos Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale presidi del Lazio, riferendosi alle segnalazioni di problemi di questo tipo che giungono da Roma e dal resto della regione. “Le classi pollaio si sono moltiplicate a causa dei continui tagli alla scuola ad opera di diversi governi. Ammassare i ragazzi nelle classi, infatti, ha significato risparmiare sugli organici”, osserva.

“Duplice la valenza negativa delle classi pollaio: la prima quella sanitaria, con raffreddori e influenze che si trasmettono facilmente; la seconda di carattere formativo, perché insegnare in classi composte da 25-27 alunni è complicato. Ecco perché si registrano ancora abbandoni scolastici, molti ragazzi non possono essere completamente seguiti. Io spero che questo virus abbia fatto comprendere la necessità di assegnare maggiori fondi alla scuola per poter garantire agli studenti un rientro in sicurezza, certo, ma anche e il diritto alla formazione e all’istruzione che, con classi di 20-21 alunni al massimo, può essere meglio garantito”.

Una certa preoccupazione per la ricerca delle aule e per evitare le classi pollaio viene espressa dalla preside di una scuola della periferia di Roma. “Sono preside di un istituto formato da quattro plessi – spiega la dirigente scolastica Annalisa Laudando dell’Istituto Comprensivo Poseidone di Torre Angela – con una popolazione scolastica di 1.158 studenti. Di questi il 36% è extracomunitario e il 18% circa è diversamente abile con certificazione grave. Abbiamo abbattuto muri per creare nuove aule, il 2 settembre si sono attivati i cantieri e in un plesso hanno scaricato il materiale martedì scorso, non credo che per il 14 settembre sarà tutto pronto ma, come sempre, faremo del nostro meglio”.

“Per ricavare nuovi spazi in un plesso abbiamo utilizzato l’aula magna e l’abbiamo divisa in due aule da 20 e da 25 studenti. I laboratori li abbiamo trasformati in classi, come anche l’aula professori, che abbiamo trasferito nel vecchio gabinetto scientifico. Ho classi di 23, ma anche di 27 studenti e sarà complicato far rispettare il distanziamento. Nel plesso dove ci sono la segreteria e la presidenza, siamo alla ricerca di sette classi, abbatteremo qualche altro muro”.

“Una seconda media con 26 ragazzi, un’altra con 23, ancora un’altra con 26 studenti e un disabile grave che necessita dell’assistenza fissa di un infermiere e di un insegnante di sostegno. In un altro plesso -prosegue- con la primaria ho classi di 20 o 21 alunni con una ragazzina portatrice di handicap con sedia a rotelle. Per non parlare delle 4 sezioni della scuola dell’infanzia con 23 bambini per classe e un’altra classe di 22 piccoli che fanno il tempo pieno fino alle 16”. La preside poi lamenta la mancanza di organico, di personale amministrativo e di collaboratori scolastici. “La coperta è corta e la stiamo tirando di qua e di là ma non arriverà a coprire tutto il necessario. La questione delle classi pollaio viene da lontano, è un vecchio problema che il Covid ha solo riportato a galla con forza dato l’obbligo del rispetto del distanziamento. Non voglio fare polemica, né puntare il dito contro nessuno, ma è solo vivendo la realtà scolastica che si possono capire quali sono i problemi delle nostre scuole. I nostri politici hanno poca esperienza”.

“Il Covid ha scoperchiato il vaso di Pandora mettendo in evidenza la condizione delle scuole italiane, le carenze e le difficoltà che presidi e insegnanti si trovano a dover affrontare tutti i giorni – conclude Laudando – ma come si dice la speranza è sempre l’ultima a morire per i bambini e i ragazzi, che sono il nostro futuro. Per questo l’istruzione è fondamentale”.

A fare eco alla preside è un insegnante della stessa scuola, Andreana Boffardi, docente di religione cattolica. “Noi, ad oggi, abbiamo complessivamente classi che partono dai 22 studenti fino ai 26 e anche 28. Sono classi sovraffollate, classi pollaio dove sarà difficile sia far rispettare le norme anticontagio e sia insegnare, impostare una didattica. I ragazzi hanno diritto all’istruzione, hanno diritto ad una sicurezza fisica ma hanno diritto alla tranquillità nell’apprendere, nell’assistere alle lezioni, nel vivere in un ambiente più sereno possibile”.

“Quando i ragazzi sono così tanti, le aule sono così piene – spiega Boffardi – è difficilissimo stabilire una relazione umana tra lo studente e l’insegnante. Classi con numeri più piccoli sono certo di più facile gestione, migliora la qualità della didattica, tenendo inoltre conto che ogni studente ha specifiche problematicità per non parlare dei ragazzi con disabilità che hanno il diritto di socializzare come gli altri. Per le norme anticontagio ci siamo anche trasformati in geometri alla ricerca di nuovi spazi per le aule, che sono aumentate quindi dovrà, spero, aumentare anche l’organico. La priorità è far rientrare i ragazzi a scuola in sicurezza perché sono stati lontani dall’ambiente scolastico troppo a lungo: è da marzo che non mettono piede in aula e lavorare con la Dad non è la stessa cosa”.

“Il Recovery Fund può essere la chiave per garantire la piena applicazione di una norma sulle classi pollaio che si può realizzare solo se ci sono coperture. Gli investimenti nella scuola devono guardare oltre le campagne elettorali, con una visione più ampia e molto pragmatica”, afferma dal canto suo all’Adnkronos Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola.

“La stagione dei tagli ha devastato la scuola e il suo livello qualitativo: il tempo pieno diffuso in tutto il territorio nazionale, il tempo lungo nella media, le classi con 15 studenti, le autonomie scolastiche in ogni realtà non esistono più da tempo e gli effetti si sono visti in questi mesi. – continua Gissi – Ogni euro speso per migliorare la qualità dell’offerta formativa è un contributo alla crescita del Paese. Purtroppo per troppo tempo la scuola è stata usata come un centro di costo da ridimensionare economicamente”. “La media nazionale di 20,40 alunni per classe è un campanello d’allarme che non può essere sottovalutato; purtroppo abbiamo la sensazione che il Governo stia pensando alla decrescita anagrafica per appropriarsi di altri finanziamenti. Non ci faremo trovare impreparati, – conclude Gissi – prima di costruire progetti per utilizzare i finanziamenti europei o definire scelte nella legge di bilancio, la politica apra il confronto: noi abbiamo idee e proposte”.

(di Giselda Curzi)