Scuola, il prof: “Andrà tutto bene? No, sarà tutto peggio” 

Scuola, il prof: Andrà tutto bene? No, sarà tutto peggio

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Pubblicato il: 04/09/2020 10:11

“Sulla scuola? Altro che andrà tutto bene, sarà tutto peggio di prima perché è come essere costretti a correre con i pantaloni abbassati”. Così su ‘Italia Oggi’ Giuseppe Bertagna, ordinario di Pedagogia presso l’Università di Bergamo, già direttore del Dipartimento di Scienze della persona e del mercato del lavoro, parla di sei mesi persi, quelli dal lockdown ad oggi, in discussioni sui banchi monoposto.

“E se i ragazzi oggi sono tutti iper titolati ma più ignoranti di quelli di 20 o 40 anni fa – spiega Bertagna – è perché si è voluta affrontare la giusta sfida democratica della scuola per tutti solo a slogan ideologizzati, semplicemente allentando le maglie di un sistema pensato per il contrario all’inizio del Novecento: per selezionare. Il Recovery fund può essere l’ultima occasione per indirizzare gli euro su progetti a debito buono che aiutino davvero ad invertire la rotta e non a rassegnarsi al naufragio”.

“Cosa penso del piano per la ripartenza messo a punto dal governo? Al peggio non c’è fine – dice Bertagna – Come se nulla fosse accaduto, avremo le stesse strutture ordinamentali, routine didattiche e organizzazione, solo ulteriormente deteriorate, 250 mila supplenti e altrettanti docenti che hanno cambiato sede tra trasferimenti, assegnazioni provvisorie e aspettative senza stipendio per chi, immesso in ruolo al Nord, ritiene per sé più conveniente chiedere di essere nominato supplente annuale senza stipendio estivo in una scuola vicina a casa del Centro -Sud. Per non parlare di circa 300 mila docenti ultra 55enni che temono gli studenti come untori”.

“Si deve riconoscere – sostiene – che la nostra classe dirigente ministeriale è strabordante di parole, riempie migliaia di pagine, ma manca del tutto di concetti, visioni, prospettive. Di più: non riesce nemmeno a ricavare da esperienze significative pur da lei autorizzate (penso all’alternanza scuola-lavoro, alla importante sperimentazione della secondaria tutta quadriennale, alla diffuse esperienze di superamento del modo di tradizionale di pensare gli organici per classe e sezione invece che per gruppi di studenti) progetti innovativi che si potevano benissimo pianificare in sei mesi di nullafacenza”.

Da dove si riparte? “Dalla digitalizzazione completa degli ambienti di apprendimento e delle strutture scolastiche di tutto il paese. Non è il caso di ribadire l’importanza di questa azione che, se fosse iniziata nel 2001-2003, quando fu per la prima volta programmaticamente avanzata, oggi avrebbe consentito di affrontare l’emergenza Covid che stiamo vivendo in un modo meno declamatorio e più sostanziale”.