Libri: ‘Ennio Doris, 80 anni di ottimismo’ per l’uomo che non smette di sognare  

'Ennio Doris, 80 anni di ottimismo' per l'uomo che non smette di sognare

Pubblicato il: 09/09/2020 10:01

Ennio Doris è un volto ormai familiare per gli italiani. A differenza di altri uomini della finanza lui per la Banca Medionalum ci ha “messo la faccia”, entrando sin dal 1999 nelle nostre case come simbolo di serietà e affidabilità.

E sono proprio queste due particolarità quelle ricorrenti nei racconti di ‘Ennio Doris 80 anni di ottimismo’ (Mondadori). Un libro che attraverso le voci di colleghi, amici e famigliari vuole omaggiare al traguardo degli 80 anni, compiuti il 3 luglio, il visionario banchiere veneto.

Curato per Mondadori da Pier Augusto Stagi (appassionato di ciclismo come Doris, che insieme a lui ha scritto ‘Un giro intorno a me’ , Sperling & Kupfer 2015 e già autore di ‘100 storie un Giro’, Mondadori, 2017 e ‘Coppiebartali’, Solferino, 2019) il libro è una sorpresa di compleanno per Doris, il vero ‘self made made man’ italiano che, dopo una vita di successi strepitosi nel mondo della finanza, mette ancora come epicentro della sua biografia ‘la piazza e la chiesa’ della sua Tombolo e i valori che rappresentano.

Doris cresce in una umile e laboriosa famiglia veneta che gli insegna il valore del lavoro; da bimbo, ad esempio, aiutava il padre con il bestiame. Inizia giovanissimo la carriera lavorativa come venditore porta a porta per la Banca Antoniana. Dopodiché cresce sempre di più in perizia ed esperienza e arriva a ricoprire il ruolo di direttore generale delle officine meccaniche Talin di Cittadella.

Nel 1969 inizia la sua attività di consulente finanziario per la Fideuram per poi, nel 1971, entrare a far parte della Dival (gruppo RAS). In appena dieci anni, Doris arriva a capo di un gruppo di 700 persone. Da qui, l’idea di offrire ai clienti una consulenza finanziaria passo per passo, ‘globale’, una visione fuori dagli schemi per l’Italia dell’epoca.

Nel 1982 dà vita a Programma Italia, la futura Banca Mediolanum, posseduta a metà da Fininvest – quindi dall’amico e sodale Silvio Berlusconi – e metà da lui stesso. Oggi Mediolanum vale più di 6 miliardi di euro e ha un organico di 8.000 dipendenti.

Doris è legatissimo alla cittadina veneta di Tombolo dove è nato e cresciuto, e il ritratto dell’uomo e dell’imprenditore che traspare dalle testimonianze di Silvio Berlusconi – ricorrente nei racconti del libro il famoso incontro a Portofino tra i due -, Urbano Cairo, Oscar Farinetti, Renzo Rosso e Ferzan Ozpetek è quello di chi si è fatto da sé, dalla provincia veneta fino ai vertici della finanza.

Senza mai dimenticare le origini, la famiglia: Lina, con la quale è sposato dal 1966, negli omaggi appare come un’entità fusa con quella di Doris sin dalla prefazione di Fedele Confalonieri. Doris ha trasmesso i suoi valori e la sua etica (non solo del lavoro) al figlio Massimo, oggi amministratore delegato di Banca Mediolanum e alla figlia Sara, impegnata con la Fondazione Mediolanum Onlus, organizzazione a sostegno dell’infanzia in difficoltà.

Doris e l’etica con la quale ha affrontato la sua carriera si concretizzano simbolicamente nel 2008, col crack della Lehman Brothers. Così Alberto Nagel: “Quando nel 2008 fallì Lehman Brothers lui decise subito di rimborsare i propri clienti e lo fece mettendo mano al suo portafoglio. Ennio avrebbe potuto fare come altri e limitarsi a registrare le perdite a carico dell’azienda, invece ritenne che la proprietà dovesse contribuire. La fiducia delle persone, e quindi dei clienti, viene prima di tutto”.

“Siamo stati gli unici al mondo a farlo – ricorda lo stesso Doris nel capitolo scritto di suo pugno – mi sentivo in dovere di fare opera di solidarietà nei confronti degli 11.000 clienti incappati nella vicenda, ma non potevo farlo a carico della banca”. E Doris ci riconferma questo suo legame viscerale con le sue origini popolari, in particolare col suo Veneto, a marzo 2020, quando dona 5 milioni di euro alla sua regione d’origine per finanziare la lotta al Covid-19.