Battisti, da sciopero fame al trasferimento: i giorni ‘caldi’ dell’ex Pac 

Battisti, da sciopero fame al trasferimento: i giorni 'caldi' dell’ex Pac

Afp

Pubblicato il: 12/09/2020 15:01

Cesare Battisti, l’ex leader dei Pac condannato all’ergastolo per l’omicidio di quattro persone, continua a far parlare di sé anche da detenuto. Negli ultimi giorni, infatti, l’ex terrorista ha annunciato di aver iniziato uno “sciopero totale della fame”, come annunciato in una lettera inoltrata al suo legale, l’avvocato Davide Steccanella, il quale ha sottolineato come sia stata “una scelta dolorosa ma inevitabile” scaturita dal fatto che da oltre un anno e mezzo Battisti è in isolamento diurno nel carcere di Oristano in modo “del tutto illegittimo”, secondo il legale, visto che “la pena dell’isolamento diurno a suo tempo inflitta era di sei mesi per cui è stata scontata a giugno”.

Nella lettera che ha fatto avere ai suoi legali, Battisti ha affermato: “La morsa del Dap messa puntigliosamente in esecuzione dalla autorità del carcere di Oristano, ha resistito provocatoriamente a tutti i miei tentativi di far ripristinare la legalità, e la dovuta concessione dei diritti previsti in legge, ma sempre ostinatamente negati”. Dopodiché ha anche spiegato che a nulla sono valse le sue “rimostranze scritte o orali rivolte a questa Direzione, al Magistrato di Sorveglianza, all’opinione pubblica”, e che “pretendere un trattamento uguale a quello di qualsiasi altro detenuto è una contesa continua, estenuante e che coinvolge gli atti più ordinari del mio quotidiano: l’ora d’aria; l’isolamento forzato e ingiustificato; l’insufficiente attendimento medico; la ritensione arbitraria di testi letterari”.

Questi i presupposti che hanno indotto Battisti (che nel frattempo sta scrivendo un altro romanzo) a presentare nel mese di maggio un’istanza formale per il trasferimento dal carcere di Oristano o, in alternativa un declassamento della sua classificazione nel regime di Alta Sicurezza (AS2) per terroristi, in quanto “non esistono più di fatto le condizioni di rischio che la giustificherebbero”.

Proprio ieri sera l’AdnKronos ha appreso che già nel corso di quest’estate era stata assunta dal Dap la decisione di trasferire l’ex terrorista dal carcere di Oristano a quello di Rossano, in Calabria, dove, a differenza di quanto avevano chiesto i legali di Battisti, sarà collocato nel reparto Alta Sicurezza AS2 insieme ai terroristi islamici, con i quali, dunque, dovrà trascorrere il tempo dedicato alla socialità. La decisione di trasferire il leader dei Pac ha subìto uno stop quest’estate perché nel carcere di Rossano le celle dove collocare temporaneamente Battisti per la quarantena anti Covid, erano ancora piene.

Un’indisponibilità, dunque, dovuta a motivi sanitari ma superata in questi giorni, quando in quelle stesse celle si sono resi disponibili alcuni posti. Il trasferimento di Battisti, ma non ci sono conferme ufficiali, potrebbe essere già avvenuto, anche se l’avvocato Gianfranco Sollai, difensore dell’ex leader dei Pac, interpellato dall’AdnKronos ha dichiarato: “Battisti trasferito nel carcere di Rossano? Non ne so nulla”. Due giorni fa, nel carcere di Oristano, Battisti ha ricevuto la visita del suo legale, al quale ha ribadito il perché dello sciopero della fame: “Sono sotto sequestro da gennaio dello scorso anno in Bolivia ed ora in Sardegna. Non mi hanno dato scelta, sono stato costretto ad uno sciopero totale della fame”.

Poi l’ex terrorista, secondo quanto riferito dal suo avvocato, ha anche detto di “sentirsi prigioniero di una sporca guerra tra lo Stato e la lotta armata, e non, del periodo delle grandi contraddizioni sociali che hanno sconvolto l’Italia dalla fine degli anni ’60 agli inizi degli anni ’80”. Infine ha aggiunto: “Lo Stato vuole sacrificare me in nome di una giustizia che non c’è, mi ha dichiarato guerra e questa si manifesta con la secretazione degli atti, con l’isolamento forzato e illegittimo e con una classificazione retroattiva di 41 anni. Siamo davanti alla vendetta dello Stato nei miei confronti a distanza di oltre 40 anni dalle contraddizioni sociali emerse con il ’68”.