Capua: “Frenata vaccino covid era attesa” 

Capua: Frenata vaccino covid era attesa

(Fotogramma)

Pubblicato il: 15/09/2020 22:51

“C’era da aspettarsi la frenata del vaccino. Per fortuna c’è stata la frenata, perché significa che i controlli vengono fatti bene. Bisogna rispettare i tempi della scienza, gli annunci a volte fanno più male che altro. In Cina e in Russia ci sono vaccini che non hanno completato l’iter della sperimentazione”. Sono le parole della professoressa Ilaria Capua, direttore dell’UF One Health Center, a Di Martedì. “Ci sono 200 aziende ed enti che stanno lavorando sui vaccini e molti gruppi stanno lavorando sui farmaci. Il problema clinico verrà messo sotto controllo”, afferma.

Si parla dell’ipotesi di ridurre la quarantena. “La quarantena serve a isolare la persona contagiata per evitare che contagi altri individui. La stragrande maggioranza della carica virale viene eliminata in una finestra ben precisa. Man mano che i giorni passano, la quantità di virus viene ridotta. In Francia, si ritiene che il grosso venga eliminato nella prima settimana. Si tratta di contemperare necessità oggettive della popolazione e la necessità di controllare la malattia. L’Oms già a metà giugno diceva che una persona infetta poteva considerarsi fuori dalla quarantena dopo 10 giorni. Secondo me, se i risultati francesi fossero incoraggianti, potremmo scendere a 10 giorni per semplificare”, spiega.

Dalla Cina rimbalzano nuove ipotesi relative all’origine artificiale del coronavirus. “ùTutte le evidenze scientifiche indicano che sia un virus naturale. Non è possibile escludere una manipolazione in laboratorio, ma tutte le evidenze dicono che non è andata così. Non è possibile, comunque, che la faccia franca qualcuno che abbia creato una cosa del genere”, dice.

In Italia le scuole hanno riaperto i battenti: “E’ il momento di fare sacrifici utili e pensati. E’ in atto una dinamica completamente diversa. Al supermercato si va sanificati e protetti. Il pranzo della domenica, tra diverse generazioni, non deve scomparire ma deve esistere in maniera diversa: si sono riaperte le scuole, bisogna aspettarsi una circolazione più vivace tra bambini e ragazzi che potrebbero infettare persone che potrebbero essere soggette ad una forma grave”.

Tocca alle famiglie misurare la temperatura degli studenti. “E’ fuorviante concentrarsi su chi deve misurare la febbre. L’importante è che non esca di casa chi ha la febbre. E le mamme e i papà sanno quando un figlio non sta bene. Qui in America si è data molta autonomia ai vari istituti, ci sono alcune situazioni in cui è più facile rispettare le norme. Si è lavorato su più fronti in maniera flessibile per tutelare i ragazzi più fragili, per diminuire la densità nelle classi: si è trovato un compromesso a seconda delle varie realtà”.