‘Vie concrete per economia generativa’, per Landini, Ognibene e Becchetti nel post Covid tema lavoro va rivisto 

'Vie concrete per economia generativa', per Landini, Ognibene e Becchetti nel post Covid tema lavoro va rivisto

Pubblicato il: 15/09/2020 19:46

Sì è tenuto presso il BO.BO Bistrot – Giardino Casa del Jazz di Roma, il Convegno organizzato da NOI DOMANI dal titolo “Vie concrete per un’economia generativa: lavoro, digitalità ed innovazione, servizio civile e sostenibilità – Crescita e sviluppo della Regione Lazio”. (VIDEO)

L’evento è stato introdotto da Daniele Ognibene che ha illustrato l’iniziativa, spiegando che “nasce dalla voglia di mettere insieme persone che, anche per la loro esperienza lavorativa, abbiano impostazioni e visioni diverse. Questa pandemia, che ci ha allontanato fisicamente, ci può però avvicinare dal punto di vista della cooperazione e dell’interconnessione. Proprio attraverso lo stare insieme, infatti, potremmo uscire da questo momento così difficile, creando una società generativa. Da questo incontro dobbiamo partire per trovare soluzioni per tutto il tessuto: prima regionale e poi nazionale”.

Becchetti ha specificato che “questo è un secondo dopoguerra, un’opportunità mai avuta prima. Possiamo rimettere insieme il Paese, ma va fatto in maniera giusta ed organica. La formula deve bilanciare ambiente, sostenibilità, economia e soprattutto la generatività. Siamo pieni di progetti, ma il problema ora è selezionare quelli giusti. In futuro non faremo meno valore economico, ma quest’ultimo cambierà. Sta cambiando il modo di fare economia e chi coglierà per primo tale cambiamento, avrà le chiavi del futuro. Sul fisco mi sento di dire che il problema è non proteggere i piccoli e medi imprenditori dal rischio. Se non si hanno dei punti fissi, poi si rischia la giustizia fatta in solitaria. Il problema è di regole e non di persone: le prime ci sono scappate di mano e si sono perse nel mare della burocrazia”.

Per Maurizio Landini il lavoro post Covid va rivisto profondamente: “Come sindacato crediamo che la pandemia ha reso evidenti tutte le fragilità, le disfunzioni e le cose che non vanno. Venerdì saremo in tutte le piazze con una mobilitazione unitaria, perché occorre cambiare radicalmente il modello di sviluppo. Per questo il lavoro va rimesso al centro, non solo per difendere i posti di lavoro, ma per capire che cosa si produce e come si produce e con quale sostenibilità ambientale. Il ragionamento che facciamo è che noi abbiamo di fronte tre emergenze. La prima sanitaria, dove va recuperato ciò che non è stato fatto e superare la logica dei tagli. Non so se è un caso, ma negli ultimi anni sono stati tagliati 37 miliardi che guarda caso coincidono con i 37 miliardi che potrebbero arrivare dal MES”

“In prospettiva -prosegue- è necessario investire sulla medicina sul territorio e sulla tecnologia. L’altra grande emergenza che abbiamo è quella ambientale , ovvero guardare in modo diverso come si produce. Se ieri il prodotto era la macchina, la moto etc, oggi il nuovo prodotto è la mobilità: come si spostano le persone, come si spostano le merci, come si costruiscono le città. Come economia circolare, insieme al progetto legato ad una catena di montaggio, debbo pensare non solo come si produce, debbo già pensare che non deve inquinare, come riciclarlo. Questo significa cambiare tutto e il mondo del mercato da solo non può farlo, non è in grado di gestirlo. Tutto questo cambia il modo di fare impresa, perché il mercato da solo non può farcela”.

Parlando di riapertura delle scuole, Di Berardino ha dichiarato: “Il Lazio è stato tra quelle regioni che ha riaperto subito la scuola. Solo il 70% degli istituti, però, ha dato il via libera. Questa ripartenza l’ho trovata, dal mio punto di vista, tranquilla con ragazzi responsabili e consapevoli, oltre a personale e docenti pronti ad adempiere al loro dovere. Credo sia un bel segnale. La scuola, però, dovrà rimanere al centro dell’attenzione: non deve essere un argomento passeggero. Da lì deve ripartire il Paese”.