Regionali Marche, cade la roccaforte rossa: vince Acquaroli 

Regionali Marche, cade la roccaforte rossa: vince Acquaroli

Foto Fotogramma

Pubblicato il: 21/09/2020 20:17

Tramonta la Sinistra nella terra di Leopardi. Per la prima volta il Centrodestra ha conquistato la guida delle Marche, regione dalla forte vocazione manifatturiera e all’export messa a dura prova prima dal terremoto e ora dal lockdown, con migliaia di aziende chiuse in cinque anni. A rompere il tabù è stato il candidato di Fratelli D’Italia, Francesco Acquaroli, che si è imposto sul sindaco di Senigallia, il Pd Maurizio Mangialardi, e sul grillino Gian Mario Mercorelli. “Trionfo Marche! Grazie a Francesco Acquaroli e a Fratelli d’Italia un’altra roccaforte della sinistra sarà amministrata dal centrodestra”, ha commentato la leader di Fdi, Giorgia Meloni, salutando la svolta storica nella regione espugnata dal deputato 45enne di Potenza Picena.

Il voto rappresenta uno spartiacque nella storia recente della regione. Da 25 anni consecutivi, infatti, la scena politica era dominata dal Centrosinistra, la cui prima affermazione risale al 1995 con Vito D’Ambrosio, che a sua volta aveva messo fine a un quarto di secolo di vittorie della Democrazia Cristiana. Con D’Ambrosio, che guidò Palazzo Leopardi per due mandati, iniziò un monologo rosso. Dal 2005 al 2015 furono gli anni dell’era Spacca, vincitore in entrambe le elezioni con oltre il 50%. La Sinistra si confermò anche al voto del 2015 con Luca Ceriscioli, governatore uscente che ha deciso di non ripresentarsi. Cinque anni fa Ceriscioli vinse con il 41%, doppiando Gianni Maggi del M5S e lo stesso Acquaroli, arrivato terzo all’epoca con il 19,7% e che oggi si è preso la rivincita.

Le avvisaglie della svolta a destra delle Marche però c’erano tutte. Le Europee dello scorso anno, infatti, hanno visto la netta affermazione della Lega con il 38% dei voti, oltre 15 punti in più dei Dem. Il Movimento ha ottenuto il 18% e Fratelli D’Italia e Forza Italia il 5%. Le politiche del 2018, invece, avevano visto l’exploit dei grillini con il 35%, due punti in più della coalizione di Centrodestra, mentre il Centrosinista si era fermata al 24% dei consensi.

Tutti i big della politica nazionale si sono spesi per i loro candidati durante la campagna elettorale. A partire da Giorgia Meloni che, fiutando la vittoria, ha partecipato a numerosi eventi al fianco del ‘suo’ Acquaroli, con l’ultimo giorno trascorso tra un flash mob a Porto Sant’Elpidio ed un evento ad Ancona con Coldiretti. “Il tema della sopravvivenza e del sostegno all’impresa italiana è per Fdi assolutamente prioritario. All’Italia manca una chiara visione economica e di sviluppo”, ha dichiarato la leader di Fdi, alimentando uno dei temi forti della campagna di Acquaroli, la difesa del settore manifatturiero e la tutela del Made in Italy.

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha scelto Macerata per la chiusura e nel suo intervento non ha risparmiato durissime accuse al rivale di Mangialardi. “Il presidente della Marche non lo può fare uno che va alla cene sulla marcia su Roma perchè si è superato il limite e i leader nazionali non hanno neanche chiesto scusa per quello che ha fatto”, ha dichiarato il leader democratico, rilanciando la polemica sulla cena ‘fascista’ di Acquaroli ad Acquasanta e dalla quale il neo governatore ha subito preso le distanze. Anche Matteo Salvini si è fatto vedere a ridosso del gong ad Ascoli e Jesi, con un appello ai delusi e un attacco alla Sinistra “che per la vergogna non ha ricandidato neanche il governatore uscente” e a cui rimane solo l'”insulto”.

Sostegno alle imprese e alle famiglie messe in ginocchio a livello economico dalla pandemia e promesse di investimenti nella sanità e nelle infrastrutture, storico tallone d’Achille delle Marche, sono state le parola d’ordine di tutti i candidati e sulle quali sono forti le aspettiative degli elettori. La regione a forte vocazione imprenditoriale è stata tra le più colpite dal lockdown con un crollo del fatturato del 25%. Calo che non ha risparmiato neanche uno dei ‘simboli’ come la Tod’s di Diego della Valle che nel primo trimestre del 2020 ha registrato un calo del fatturato del 29,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il successo della nuova amministrazione, tuttavia, oltre sulla capacità di rilanciare, grazie anche alle risorse del Recovery Fund, un sistema economico che vede eccellenze come moda, calzaturiero e meccanica, dipenderà dall’efficacia della risposta all’emergenza terremoto. Il nuovo governatore deve subito “venire ad Arquata ed illustrare quello che può fare la regione Marche. Se vogliono che i nostri territori non diventino riserve indiane abbiamo bisogno che regione e Stato ci mettano in condizione di sopravvivere”, ha messo in chiaro in un’intervista all’Adnkronos Aleandro Petrucci, sindaco di uno dei centri marchigiani più martoriati dal sisma del 2016. Mentre il vescovo di Ascoli Piceno, Monsignor Giovanni D’Ercole ha indicato l’attenzione alle famiglie e ai terremotati le priorità “assolute” di Palazzo Leopardi.

C’è infine il tema della sicurezza che non può certamente essere eluso dalla nuova Amministrazione. Macerata infatti è stata teatro negli ultimi anni di alcuni gravi episodi di cronaca nera che hanno scosso l’Italia: l’omicidio di Pamela Mastropietro ed il raid razzista di Luca Traini. “Tutte le forze dell’ordine sono una priorità per la costruzione delle Marche del futuro”, ha assicurato Acquaroli, che tra le sue file ha candidato l’avvocato di Traini, Giancarlo Giulianelli.

Gli ultimi giorni di una campagna anomala a causa del Covid-19 e della necessità di evitare assembramenti e comizi vecchio stile sono stati dominati dall’incendio che la notte tra il 15 ed il 16 settembre ha devastato quarantamila metri quadrati del porto di Ancona. Le indagini dovranno accertare le cause e al momento non si esclude nemmeno il dolo. Per il neo governatore è già tempo di scelte decisive.