Obiezione di coscienza, Vaticano: “Dove non riconosciuta si può disobbedire alla legge” 

Obiezione di coscienza, Vaticano: Dove non riconosciuta si può disobbedire alla legge

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Pubblicato il: 22/09/2020 16:02

“E’ necessario che gli Stati riconoscano l’obiezione di coscienza in campo medico e sanitario, nel rispetto dei principi della legge morale naturale e specialmente laddove il servizio alla vita interpella quotidianamente la coscienza umana”. Lo sottolinea un passaggio del nuovo documento ‘Samaritanus bonus’ della Congregazione della Dottrina della Fede, dedicato al fine vita.

Dove questa non fosse riconosciuta – si legge – si può arrivare alla situazione di dovere disobbedire alla legge per non aggiungere ingiustizia a ingiustizia, condizionando la coscienza delle persone”.

Nel documento il Vaticano dà nuovamente voce alla ferma condanna dell’eutanasia, un “crimine contro la vita umana”, “un atto intrinsecamente malvagio”, “un atto omicida che nessuno può legittimare” e commette “grave peccato” chiunque collabori materialmente o formalmente.

“Un atto di sfida” alla Consulta, commenta Marco Cappato, promotore della campagna Eutanasia legale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. “Con la lettera ‘Samaritanus bonus’ la Congregazione Vaticana per la dottrina della fede fornisce, con l’approvazione del Papa, un contributo alla violazione delle leggi dello Stato italiano e alla negazione del diritto all’autodeterminazione dei malati” sottolinea.

“La S.Sede afferma che l’eutanasia è un crimine contro la vita umana, ed arriva a definire ‘complici’ non solo coloro che aiutano i malati a interrompere la propria vita, ma anche i Parlamentari che approvano leggi sull’eutanasia e il suicidio assistito”. “La lettera ‘Samaritanus bonus’ – dice Cappato – rappresenta un atto di sfida esplicito e frontale contro le sentenze della Corte costituzionale che hanno legalizzato in Italia il suicidio assistito in determinate condizioni e che hanno per due volte richiamato il Parlamento a intervenire per legiferare. Con le loro parole, la Congregazione e il Papa, favoriscono l’aggravarsi delle azioni – quelle sì criminali – che sono concretamente perpetrate ai danni di malati terminali costretti a scegliere tra la violenza di una condizione di sofferenza nella quale non vorrebbero vivere e i rischi dell’eutanasia clandestina”.