Cina, ritrovato giornalista scomparso che documentò inizio pandemia Wuhan 

Cina, ritrovato giornalista scomparso che documentò inizio pandemia Wuhan

(Afp)

Pubblicato il: 24/09/2020 16:10

Ritrovato Chen Qiushi, il “citizen journalist” cinese scomparso a febbraio mentre riportava e commentava i primi interventi della Cina dopo lo scoppio della pandemia a Wuhan. La notizia è arrivata tramite un live su YouTube dell’amico e star delle arti marziali Xu Xiaodong, secondo cui Chen sarebbe stato arrestato dalle autorità cinesi e ora godrebbe di “buona salute”, nonostante sia ancora sotto la supervisione di “un certo dipartimento governativo” a Qindao, nello Shandong.

Con la scomparsa di Chen, ex avvocato, il governo cinese era stato accusato di trattenere ed arrestare ingiustamente giornalisti ed informatori. Le autorità non hanno mai fornito dettagli sulla sua posizione o stato di salute, ma poco dopo la scomparsa la madre ha dichiarato che il figlio era stato sottoposto ad una quarantena forzata.

Stando a quanto riportato da Xiaodong, “per il momento” le autorità non avvieranno un procedimento penale, dopo che indagini in Cina, Hong Kong e Giappone hanno stabilito che Qiushi non ha tentato di incitare nessuno e non è mai stato in contatto con gruppi di opposizione stranieri.

Al momento, però, vi sono rapporti contrastanti sull’attuale situazione di Qiushi: se ancora in detenzione, sotto controllo a casa dei genitori, o sotto sorveglianza in un luogo designato, una forma di detenzione cinese che permette alle autorità di trattenere una persona fino a sei mesi senza accusa. Un amico di Qiushi, contattato dal Guardian, ha detto di essere sicuro solo del fatto che “Chen non è libero”.

Il giovane è uno dei numerosi “citizen journalists” arrestati dalle autorità per aver documentato le prime fasi della pandemia a Wuhan, città da cui è partita all’inizio dell’anno. Li Zehua, recatosi nella città proprio per indagare sulla scomparsa di Chen, è stato arrestato all’inizio di febbraio e poi rilasciato ad aprile. Fang Bin, un residente di Wuhan, è scomparso nello stesso periodo, ma da allora non è stato più visto.

Il Partito Comunista Cinese (Pcc), guidato dal presidente Xi Jinping, ha preso una linea sempre più dura contro l’opposizione e le voci dissidenti. Nei giorni scorsi Ren Zhiqiang, ex magnate immobiliare e critico di Xi, è stato condannato a 18 anni di carcere per corruzione, un’accusa che secondo i gruppi per i diritti umani verrebbe sfruttata dal Partito per silenziare l’opposizione. Ren è stato indagato ad aprile per “gravi violazioni della disciplina e della legge”, poche settimane dopo la sua scomparsa in seguito alla pubblicazione di un saggio in cui paragonava Xi ad un “pagliaccio” per la sua gestione dell’epidemia di coronavirus.