“Trump scioccante, nessuno ha mai detto non lascio la Casa Bianca” 

Trump scioccante, nessuno ha mai detto non lascio la Casa Bianca

(Fotogramma)

Pubblicato il: 24/09/2020 14:32

“Negli Stati Uniti c’è stata una secessione, ma non c’è mai stato nessuno che ha detto non lascio la Casa Bianca“. Così Gregory Alegi, storico che insegna al Dipartimento di Scienze Politiche di Storia delle Americhe della Luiss, spiega call’Adnkronos come sin dalla nascita degli Stati Uniti, “repubblica in un mondo di monarchie”, ci sia stata “sempre l’idea di una transizione automatica e pacifica“, e come sia quindi “scioccante la dichiarazione” con cui Donald Trump ieri ha messo in dubbio che possa accadere in caso di sua sconfitta.

Alegi sottolinea poi come sia “preoccupante” il fatto che mentre in passato abbiamo avuto casi di contestazione “a valle” dei risultati elettorali e dei conteggi, vedi lo stallo del 2000 in Florida, da parte di Trump, che almeno da luglio continua a “buttare lì” dichiarazioni in questo senso, sembra vi sia una contestazione “premeditata”, di fronte a sondaggi che indicano la possibilità di sconfitta elettorale.

In questo scenario – in cui secondo Alegi vi sono come “elementi di contesto” anche la nota e dichiarata “instintiva simpatia” di Trump per i leader autoritari e la sua “concezione padronale” della presidenza- si inserisce la battaglia per la nomina del nuovo giudice, anzi la nuova giudice come ha indicato Trump, della Corte Suprema.

“Uno dei motivi per cui i conservatori sopportano Trump con i suoi visibili limiti è che ha fatto moltissime nomine di giudici federali che assicurano nel tempo un orientamento del Paese aldilà delle situazioni parlamentari”, afferma ancora lo storico, spiegando perché i repubblicani al Senato s’affretteranno a ratificare il sesto giudice conservatore della Corte Suprema nonostante le proteste dei democratici che affermano che si debba aspettare l’elezione del nuovo presidente, come dissero proprio i repubblicani quando nel 2016 alla Casa Bianca c’era Barack Obama.

“I democratici hanno usato i guanti e rispettato le regole”, ricorda sottolineando invece che i repubblicani “non hanno scrupoli”. Con Trump infatti si continua la scelta di polarizzare al massimo il dibattito: “Il calcolo vero è vedere se questo, che è un calcolo politico, galvanizzi la bellicosità, mobiliti la base il nocciolo duro dei bianchi che non hanno studiato oppure non rischi di mobilitare tutti gli altri gli oppositori scandalizzati”

Quella della polarizzazione del dibattito elettorale, cruciale per il Trump candidato nel 2016, sembra essere quindi anche la scelta di Trump presidente che “sembra che abbia capito meglio che conviene puntare agli estremi e non al centro” per vincere, afferma Alegi sottolineando che questa appare come una trasformazione “strutturale” delle dinamiche elettorali non solo in America. “Sembra che non sia più valido l’assunto tradizionale che le elezioni si vincono al centro e questo noi lo vediamo anche in Italia”, aggiunge.

E questa, avverte, potrebbe essere “una delle debolezze di Joe Biden che è tanto rassicurante”, ci può piacere proprio perché moderato, ma non è detto che “questa moderazione interpreti lo spirito dei tempi”, la modalità delle nuove campagne elettorali.

Alegi prende a esempio proprio una vicenda delle ultime ore, in cui il candidato democratico “non ha preso posizione, ha balbettato a livello politico, sulla scandalosa decisione del grand jury sul caso di Breonna Taylor”. “Ricordiamo – avvisa – che le elezioni del 2016 non sono state vinte da Trump, ma perse da Hillary Clinton”.

Il clima da battaglia politica rovente in cui l’America tra qualche settimana andrà al voto potrà anche fare il gioco di Trump sul fronte, per alcuni decisivo, e per lui problematico, del Covid: “Lui sembra aver puntato tutto sull’ideologia, è una scelta di campo, e nella misura in cui questa sua modalità, questo suo istinto, sono corretti, lui si può disinteressare del Covid perché i suoi non lo votano per questo, lo scelgono in termini ideologici”.