Economia civile, scuola e giovani al centro del  Festival 2020 

Economia civile, scuola e giovani al centro del Festival 2020

(Fotogramma)

Pubblicato il: 27/09/2020 09:40

“In questi mesi si è parlato tanto di scuola, sebbene gli edifici fossero chiusi e tanti docenti si sono sentiti privati della propria aula. Eppure è successo qualcosa di fondamentale: si è riscoperto il valore della presenza e si è aperta una discussione più profonda sul significato più profondo del sistema scolastico. La frequenza in persona costruisce una relazione educativa profonda tra docenti e ragazzi e tra i ragazzi stessi”. Lo ha dichiarato Elena Granata, vice presidente Sec – Scuola Economia Civile, intervenendo alla seconda giornata dei lavori del Festival dell’Economia Civile in corso a Firenze.

Parlando dell’insegnamento, poi, Granata ha aggiunto: “I ragazzi sono curiosi di quel che accade fuori dalla finestra e noi, sbagliando, li teniamo chiusi dentro. Non si accontentano di sentirsi raccontare le cose, ma bisogna portarli a guardare la realtà e a scoprire le ricchezze del nostro Paese. I ragazzi devono scoprire che la vita che sta fuori dalla scuola fa parte del loro percorso educativo”.

E se la scuola chiudesse di nuovo? “Siamo tutti col fiato sospeso, sia da genitori che da docenti. Dobbiamo essere vicini ai ragazzi e condividere tali sentimenti con loro”, ha concluso Granata.

Luca Raffaele, direttore di NeXt e presidente di Gioosto, ha invece parlato delle 7 startup che sono state presentate nel corso del Festival come modelli di sviluppo sostenibile sul territorio italiano.

“In questi mesi, nonostante la crisi sanitaria, ci sono arrivate migliaia di proposte da startup giovani che non si sono arrese, anzi si sono messe in gioco creando modelli di sviluppo sostenibile e nuove idee di impresa – ha detto Raffaele – Spesso si parla molto di giovani, non parlando mai con loro. Avendo messo sul palco delle startup fatte da nuove generazioni ci ha permesso di renderli protagonisti. Questo non deve essere l’eccezione, ma la normalità. I giovani, infatti, non devono aver paura di fallire nel loro percorso, perché il fallimento è la parte più importante per l’innovazione. Si può cadere, ma poi l’importante è ripartire ed essere rigenerativi. In molti, ad esempio, hanno colto proprio durante la pandemia l’occasione per rigenersi e ricrearsi in maniera totalmente innovativa e sostenibile”.