Antonia Arslan: ‘Il Caucaso è una polveriera’ 

Antonia Arslan: 'Il Caucaso è una polveriera'

Antonia Arslan (Ipa/Fotogramma)

Pubblicato il: 28/09/2020 17:09

Il Caucaso è una polveriera e dovrebbe essere interesse di tutti, di tutta l’Unione Europea stare bene attenta a quello che succede qui e non voltarsi dall’altra parte perché siamo tutti interconnessi”. Parla così sul conflitto del Nagorno Karabakh la scrittrice Antonia Arslan, nata a Padova e di origini armene. Si rischia un conflitto su vasta scala? “Non credo – risponde all’Adnkronos – Né l’una né l’altra potenza vogliono rischiare questo perché il Caucaso è una polveriera. Ci sono una decina di conflitti attivi o inattivi, ma pronti a esplodere“. Arslan pensa alle “piccole minoranze sparse”, agli “islamici e ai cristiani che vivono nel Caucaso”. “A volte sono piccole popolazioni di poche centinaia di migliaia di anime, ma quasi sempre in tesi rapporti con i vicini. Il Caucaso – dice – è fatto così”.

Il genocidio armeno è entrato dritto nella coscienza degli italiani con la sua epocale ‘La Masseria delle allodole’. Si rischia un nuovo genocidio? “Ci sarebbe probabilmente se militarmente gli azeri vincessero. Ma gli armeni stanno resistendo – replica – Sono in bilico, se gli altri vincessero, poiché non hanno scrupoli, si rischierebbe certo un genocidio e poi l’Armenia stessa entrerebbe in pericolo“. Ma poi aggiunge: “Spero sia una visione apocalittica che non si realizzerà”.

Sul Nagorno Karabakh “la prima cosa da ricordare – afferma ancora Arslan – è che dietro all’Azerbaigian ci sono la Turchia e il sogno di Recep Tayyip Erdogan di rinascita dell’impero ottomano“. “C’è poi l’ossessione anti-armena che è diffusa ancora in Turchia – aggiunge – Il fatto che l’Armenia non sia scomparsa con il genocidio, ma che ci sia ancora questa piccola Nazione rende la volontà di riprendersi questo piccolo territorio ancora più forte”.

Arslan dice di avere “l’impressione che si tratti di una volontà di mostrare i muscoli e dare indirettamente una lezione anche alla Russia”. E ricorda: “Lo scontro-incontro tra la Russia e Turchia, tra i due personaggi in realtà”, fra Vladimir Putin ed Erdogan, “ha avuto alterne vicende e c’è molta attività indiretta. Ma c’è anche un’attività diretta che ogni tanto esplode, come in questa occasione”. “Inoltre – prosegue – tutta la politica dell’Azerbaigian è volta a sopire il dissenso interno con l’aggressività esterna”. E bisogna anche guardare a ciò che accade all’interno dei Paesi. “In Azerbaijan c’è una crisi del benessere che era stato raggiunto, anche per via della crisi del petrolio. In Turchia c’è una grossa crisi per il crollo della moneta sul dollaro, c’è molto malcontento. E – continua – un capo di Stato senza scrupoli aggredisce all’esterno per ricompattare il Paese sotto di lui“.