Enna, svolta nell’omicidio dell’avvocato Bonanno: un arresto 

Enna, svolta nell'omicidio dell'avvocato Bonanno: un arresto

Immagine d’archivio (Fotogramma)

Pubblicato il: 30/09/2020 08:07

Svolta nelle indagini dell’omicidio di Antonio Giuseppe Bonanno, l’avvocato ucciso a Pietraperzia, nell’Ennese, la sera del 28 settembre 2016. Gli agenti della Squadra mobile di Enna e i carabinieri della Compagnia di Piazza Armerina hanno arrestato a Barrafranca Andrea Bernunzo per concorso in omicidio eseguito con premeditazione, riciclaggio e danneggiamento seguito da incendio. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip di Caltanissetta su richiesta della locale Procura distrettuale antimafia. Secondo gli investigatori, coordinati dalla Dda nissena, Bernunzo, insieme a Filippo Giuseppe Marchì, successivamente ucciso in agguato mafioso, a bordo di un’auto, poi risultata rubata, raggiunse la dimora estiva del legale, a Pietraperzia.

Dopo aver atteso l’arrivo del professionista, si sarebbe avvicinato alla vittima, che gli dava le spalle, e avrebbe esploso tre colpi di pistola. L’avvocato morì in ospedale due giorni dopo. Il giorno successivo all’agguato a Piazza Armerina fu ritrovata l’auto, parzialmente bruciata. La vettura era stata rubata un mese prima nella provincia di Siracusa. Nel corso degli accertamenti tecnici effettuati sul mezzo è stato rinvenuto il bossolo di una pistola calibro 9×21 identico a quello ritrovato sulla scena del delitto.

Dalle indagini emerge che l’avvocato Bonanno fu assassinato per contrasti legati all’acquisto di un’auto. Secondo quanto ricostruito da polizia e carabinieri, dopo l’acquisto della vettura da parte del suocero di Bernunzo, con l’intermediazione di quest’ultimo, in una concessionaria di proprietà di alcuni parenti del legale, sarebbero sorte contestazioni in merito all’effettivo chilometraggio del veicolo e contestualmente l’avvocato Bonanno avrebbe chiesto al suocero di Bernunzo di onorare un debito contratto da quest’ultimo, “circostanze che avevano alimentato il livore dell’uomo nei confronti del legale”, spiegano gli investigatori.

Dalle indagini è emerso che Bernunzo, all’epoca dei fatti impiegato come vigilante in un supermercato di Caltanissetta, era assente dal lavoro proprio il giorno dell’omicidio. L’indagato, inoltre, era proprietario di due pistole dello stesso calibro di quella utilizzata per l’omicidio che non sono state rinvenute nel luogo in cui avrebbero dovuto essere custodite. “Le attività tecniche – spiegano gli investigatori – hanno permesso di registrare il timore manifestato dall’indagato di aver lasciato delle impronte dentro l’auto utilizzata per omicidio. Ulteriormente dimostrativi della personalità violenta dell’arrestato sono i plurimi e continui maltrattamenti cui sottoponeva la moglie, emersi nel corso dell’indagine”. Dopo le formalità di rito, l’uomo è stato condotto nel carcere di Enna a disposizione dell’autorità giudiziaria.