Ciclismo: Martinello, ‘priorità a sicurezza altrimenti non avremo più i giovani’ 

Un ex pistard candidato a presidenza Federciclismo: Priorità a sicurezza o finiranno i giovani

Pubblicato il: 02/10/2020 13:19

“Le priorità sono chiare e la abbiamo davanti agli occhi: l’attività di base, che soffre i grossi problemi economici e quelli derivanti dalla pandemia, ma la massima urgenza è una: la sicurezza stradale. Senza quella non avremo più giovani leve e di conseguenza atleti”. Silvio Martinello, veneto, 57 anni e cinque volte campione del mondo su pista, oro ad Atlanta ’96, ha annunciato ieri di voler competere per la presidenza della Federciclismo, che verrà rinnovata a marzo prossimo.

Con l’Adnkronos Martinello mette in chiaro i suoi punti imprescindibili: “Sono un elemento di rottura con il passato, è così che mi propongo e gran parte del mondo del ciclismo lo sa bene. Da quando ho annunciato la mia candidatura ieri non ho più una vita, mi stanno chiamando tutti”.

Il primo punto dunque è ripartire dall’educazione allo sport dei più giovani, “a partire dall’uso quotidiano del mezzo bicicletta: i ragazzini devono poter essere messi in grado di andare a scuola in bici senza rischiare; poi potranno sviluppare amore per questo mezzo e farlo diventare amore per lo sport, trasformando il mezzo di spostamento in attrezzo da competizione. E una Federazione ciclistica nazionale deve essere in grado di supportare un governo nella ricerca di questa sicurezza: per poter continuare ad alimentare il mito, sempre presente, dell’uomo in bici che vince ne abbiamo la massima necessità”.

Poi, certo, “spazi per competizioni in sicurezza e non parlo solo di velodromi ma anche dei percorsi Bmx e fuoristrada: e poi si arriva preparati alla strada. Una nuova dirigenza deve ripartire da qui, non si scappa”.

Sul fronte interno, quello del governo dello sport ciclistico, “la discontinuità di cui voglio essere portatore dev’essere nel modo di interagire all’interno del ciclismo e con gli altri enti sportivi internazionali: a partire dal cambiamento dei regolamenti, che oggi sono per la conservazione perenne del potere. E di non continuare con i soliti metodi ‘di palazzo’ ma tutto l’opposto: sempre nel rispetto della necessaria interdipendenza con le altre istituzioni, sportive e no. Sento che c’è una grande voglia di cambiamento -conclude-, una voglia forte di rimettere mano al movimento ciclistico ormai ingessato: e a rischio per mancanza di nuove leve”.