Coronavirus: concerti nelle grandi Chiese d’Italia per attenuare una crisi comune 

Concerti nelle grandi Chiese d'Italia per attenuare una crisi comune

Pubblicato il: 03/10/2020 21:42

“Lo spettro del prolungamento dello stato di emergenza da Covid-19 sino al 31 gennaio 2021 di certo non giova a fede, musica e sociale. Ironia della sorte, in quella data cade anche la memoria liturgica di San Giovanni Bosco, che ai propri giovani ripeteva spesso ‘Una casa senza musica è come un corpo senz’anima’. Urgono pertanto nuove regole certe per chiese e concerti, che consentano un ‘assembramento intelligente’. E se usassimo le prime per ospitare i secondi? Più gente in posti più spaziosi nel rispetto delle distanze potrebbe essere una strada percorribile”. E’ l’idea di Maurizio Scandurra, critico musicale e giornalista cattolico, che durante il lockdown propose proprio all’Adnkronos, in risposta allo stop forzato anche alle funzioni religiose, di recarsi in chiesa a turno, come in posta, per il ritiro delle pensioni.

“Settori come quello della fede e degli eventi patiscono una crisi pesante, che si aggiunge agli effetti negativi tuttora in atto della recessione del 2008 – osserva – Accessi contingentati nei luoghi di culto significa anche minori offerte in denaro durante le funzioni religiose, così come minor pubblico e altrettanti incassi ridotti ai tour degli artisti equivale a ricavi insufficienti a mantenere l’intero indotto dell’industria della musica dal vivo”. Di qui l’idea di Scandurra convinto che “chiese e concerti, oltre a quella rispettivamente propria spirituale e aggregativa, svolgono anche una funzione sociale”.

“Minore affluenza agli eventi musicali – allerta Scandurra – potrebbe tradursi in un abbandono dei giovani a nuove forme di disagio e solitudine potenzialmente patogene che trovano riscontro in un aumento della dipendenza da smartphone, di ludopatie da web e social e altre forme di fragilità”.

Ed ecco, allora, la soluzione di Scandurra: “Concerti pop anche in chiesa nel rispetto di buongusto e decoro, stanti gli spazi notevoli di basiliche e Chiese. Idem per i capannoni vuoti da tempo nelle zone industriali di città e periferie, molti dei quali nella disponibilità di amministrazioni comunali, che con poca spesa potrebbero essere riconvertiti in arene tout court da affidare a gestori privati in cui accogliere lo stesso numero di spettatori dei teatri, senza bisogno alcuno di tagliare posti in sala, producendo insieme gettito e aggregazione per il bene della collettività”.

E, nell’incertezza generale, all’esperto non manca anche una riflessione su Sanremo 2021: “Solo in presenza di condizioni normative prestabilite e garantite, se fossi un cantante, parteciperei al prossimo Festival. Ha senso per artisti, discografici, manager e promoter ipotizzare investimenti e risorse per cifre ingenti, se poi viene a mancare la certezza di poter fare serenamente live e tour anche per la prossima stagione?”.