De Giovanni: “Juve e Lega non hanno a cuore la salute” 

De Giovanni: Juve e Lega non hanno a cuore la salute

(Afp)

Pubblicato il: 05/10/2020 11:36

“C’è un ordinamento dello Stato che prevale su quello privato. Perché l’ordinamento sportivo, e il calcio in particolare, pretendono di essere superiori alla determinazione di un organo dello Stato come l’Asl?”. Se lo chiede lo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni, commentando con l’AdnKronos, il fatto che la Juventus si sia presentata ieri sera allo Stadium per disputare la partita contro la squadra partenopea che è rimasta a Napoli in virtù di quanto stabilito dalla Asl territoriale. “La Juve – aggiunge – avrebbe dovuto aderire alla richiesta del Napoli e non si sarebbe dovuta presentare in campo”.

Il protocollo cui fa riferimento la Juventus per motivare la sua scelta di scendere in campo, dice de Giovanni, ”è stato firmato dalla Lega Calcio con il Governo. Ma né la Lega Calcio né il Governo hanno tenuto conto che esiste un terzo soggetto, le Regioni con le loro aziende sanitarie locali che hanno una assoluta competenza in materia sanitaria. Chi non rispetta una loro determinazione, come appunto l’isolamento fiduciario, commette un reato, che è quello di pandemia colposa”.

“Se fossi stato un dirigente della Juventus – sottolinea de Giovanni – avrei apprezzato moltissimo la cautela grazie alla quale i miei giocatori non sarebbero stati sottoposti al rischio di contagio. Se il Napoli fosse partito contro la disposizione dell’Asl, anche la Juventus sarebbe stata a rischio. La Juventus e la Lega dimostrano di non avere a cuore la salute dei propri iscritti”.

La verità, secondo de Giovanni, “è che i tempi di rilascio della diagnostica dei tamponi non corrispondono al campionato di calcio. I tempi di incubazione del virus sono di cinque-sette giorni, passati i quali c’è il tempo di elaborazione del tampone. Si arriva grosso modo a otto giorni: un periodo più lungo di quello che passa da una partita all’altra. Si gioca senza sapere se si è positivi oppure no”, afferma lo scrittore.

Scendendo poi sul terreno di ‘un’analisi calcistica’ della questione, per de Giovanni “è già sorprendente che esista un dibattito. Trovo questa situazione grottesca e piuttosto surreale. Vorrei che qualcuno mi spiegasse che interesse aveva il Napoli al fatto che si rinviasse questa partita. Il Napoli avrebbe affrontato la Juventus, in crisi di identità tecnica come è evidente dalle prime due partite di campionato, in uno stadio vuoto”. La squadra allenata da Andrea Pirlo avrebbe giocato, ricorda lo scrittore, “senza alcuni titolari infortunati, tra cui Bernardeschi, de Ligt, Alex Sandro e con uno squalificato, Rabiot”.

Mentre il Napoli si sarebbe presentato alla sfida con il vento in poppa: “Ha vinto – ricorda lo scrittore- le prime due gare con un differenziale di otto gol a zero, quindi si trova in un momento di forma invidiabile con il solo Insigne infortunato. Avrebbe dovuto fare a meno di Zielinski e Elmas (i due calciatori risultati positivi al Covid 19 ndr) che tutto sommato sono sostituibili. Per quale motivo – si chiede quindi de Giovanni – il Napoli non avrebbe voluto giocare una partita ideale? Ove mai vincesse il ricorso che verrà proposto contro una probabile sentenza di 3-0 con un punto di penalizzazione, la squadra partenopea giocherà contro una Juventus che avrà sicuramente trovato una nuova identità tecnica e avrà recuperato gli infortunati”.