**Migranti: Lodesani (Msf), ‘navi quarantena strategia sbagliata, alto il rischio focolai’** 

Migranti, Lodesani (Msf): Navi quarantena strategia sbagliata, alto il rischio focolai

Claudia Lodesani, presidente di Medici Senza Frontiere

Pubblicato il: 09/10/2020 17:18

La scelta del Governo di puntare sulle navi quarantena “non è una strategia vincente, considerando anche i costi notevoli”, per dirla in maniera chiara: “non sono la soluzione per il Covid-19 perché altissimo è il rischio di automantenere alcuni focolai a bordo”. A dirlo all’Adnkronos Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di Medici Senza Frontiere, che punta il dito contro un sistema che mostra tutte le sue debolezze. A cominciare “dall’ulteriore risposta emergenziale che si vuol dare a un fenomeno che invece va affrontato in maniera programmata. Non si può continuare a emanare decreti dell’ultimo minuto pensando così di risolvere un problema che sappiamo essere complesso: probabilmente le navi quarantena sono la soluzione più ‘visibile'”, sottolinea Lodesani che ha lanciato lo scorso marzo l’intervento di Msf sul Covid-19 in Italia.

Non si vuole certo criticare l’operato a bordo di queste navi ma il sistema stesso, il fatto di non aver scelto “alternative più sicure e dignitose”. “Mettere insieme persone che possono presentare una positività al Covid-19 insieme ad altre negative è un grave rischio dal punto di vista della propagazione – spiega la presidente Msf – A dirlo non siamo noi, ma la stessa comunità scientifica: in tutti i luoghi chiusi è più probabile che si sviluppino micro-focolai. Basta ricordare il caso della Diamond Princess”. Il sistema non è “una strategia vincente” visto che in questo momento, aggiunge, “il dato delle persone che sono in accoglienza nei vari centri risulta essere uno dei più bassi degli ultimi anni. Ci sarebbero state quindi alternative più sicure che però non si sono volute prendere in considerazione”.

Che sia un meccanismo che scricchiola lo dimostra anche la cronaca recente: persone che si sono buttate in mare dalle navi quarantena poi disperse, tentativi di suicidio, vulnerabilità non identificate. Come il caso di Abou, morto in un ospedale di Palermo dopo la quarantena sulla nave ‘Allegra’. “Ma l’Italia davvero può accettare che un ragazzo di 15 anni muoia di fame? E’ inammissibile“. Secondo Lodesani, infatti, alla base del fallimento di questo sistema è che “non si adatta a individuare vulnerabilità. Si perpetua la sofferenza psicologica delle persone, le quali, va sempre ricordato, fuggono da violenze, privazioni e subiscono torture”. C’è poi il fattore discriminatorio: “perché mai il sistema si applica solo ai migranti e non a tutti i passeggeri che sbarcano da navi o aerei?”. Se davvero si vuole affrontare il fenomeno migratorio in modo più strutturale, sostiene la presidente di Medici Senza Frontiere, “bisogna innanzitutto ripristinare il soccorso in mare e non ragionare per blocchi ma in maniera lineare, partendo dai paesi di origine da cui fuggono i migranti”.

Lodesani interviene anche sul nuovo decreto immigrazione: “su protezione e accoglienza sono stati fatti passi avanti, ma nessuna volontà di ripristinare il soccorso in mare, quel che più preoccupa. Così le persone continueranno a morire e questo è inaccettabile. Seppur diminuite, sono state poi mantenute le multe alla Ong, che significa continuare a criminalizzare le organizzazioni che soccorrono i migranti”.

“Dopo Mare Nostrum, ricordo che si era creato un vuoto, non c’erano navi a soccorrere mentre la gente continuava a morire. Per questo – evidenzia Lodesani – abbiamo deciso di operare nel Mediterraneo Centrale con missioni di salvataggio. Oggi, rispetto ad allora, le cose non sono cambiate: ancora un vuoto, ancora naufragi permessi dalle autorità che non intervengono, ancora morti. Dall’inizio dell’anno, secondo dati ufficiali, sono 427 coloro che hanno perso la vita” durante la traversata.

“E’ stato smantellato un sistema che prima dei vari decreti funzionava, dove le Ong collaboravano con le autorità marittime che coordinavano le operazioni. Oggi invece assistiamo costantemente all’inaccettabile ‘balletto’ sull’assegnazione del Pos sulla pelle di chi in quel mare continua ad affogare senza che vi siano interventi immediati. Penso, dunque, che il nuovo decreto – conclude – non abbia dato quel segnale forte per noi fondamentale: il ripristino del soccorso in mare”. (di Sibilla Bertollini)