Covid, Ilaria Capua: “Ho capito cosa sarebbe successo e prendo insulti” 

Covid, Ilaria Capua: Ho capito cosa sarebbe successo e prendo insulti

(Fotogramma)

Pubblicato il: 12/10/2020 14:36

“In questo periodo sto prendendo molti insulti. Ne ho presi molti molti per il libro ‘Ti conosco mascherina’. Mi hanno scritto che voglio indottrinare i bambini…”. Ilaria Capua, direttore dell’UF One Health Center, risponde così alle domande di Un giorno da pecora. “Io sono orgogliosamente veterinario. Cosa c’entra un veterinario con il covid? I veterinari studiano le malattie prima che diventino pandemiche. Ci sono molti veterinari che dirigono centri sulle malattie emergenti a livello internazionale. E’ un altro aspetto della stessa medaglia: bisogna conoscere il virus prima che diventi pandemico per fare qualcosa. Qui non si tratta di dire ‘tu non parlare, veterinario’. Si tratta di trovare una convergenza tra quello che so io e quello che vedono gli altri” medici. “I veterinari li studiano i virus e ne studiano molti più di quelli che studiano i medici”.

“In tv appaio rassicurante perché sono abbastanza ‘tranquilla’. Le cose si stanno evolvendo come era naturale che fosse. Per tanti anni ho studiato il fenomeno delle emergenze pandemiche, quindi ho capito quasi subito cosa sarebbe successo. Mi presero per matta quando dissi a gennaio-febbraio che bisognava cominciare a pensare al telelavoro”, dice.

“Ho abbastanza chiaro quello che sta succedendo, come dinamica del fenomeno. So che se non facciamo stupidaggini teniamo sotto controllo questo virus. L’Italia ha preso una sberla fortissima all’inizio dell’anno, ci sono tante persone che si sono spaventate e usciranno poco durante l’inverno. C’è una circolazione vivace in alcune fasce di popolazione, è normale. Bisognerebbe evitare la circolazione massiccia del virus in alcuni ambiti”, aggiunge.

“Mia figlia va a scuola, è una crudeltà tenere dentro casa un’adolescente. Io vado al campus una volta a settimana, per il resto insegno da remoto. La mia vita sociale è ridotta a vedere una coppia di amici il fine settimana: due loro, due noi in terrazzo”, spiega. “Io ho rinunciato al contatto giornaliero con il mio gruppo di lavoro. Un conto è interagire sul posto e un conto è comunicare a distanza. Non è facile tenere lo spirito alto, i ragazzi che stanno facendo il dottorato di ricerca o il master si sentono quasi espulsi dalla loro orbita”.