Bracco: “2020 anno drammatico ma la scienza può proteggerci” 

Bracco: 2020 anno drammatico ma la scienza può proteggerci

Diana Bracco (Fotogramma)

Pubblicato il: 13/10/2020 13:46

“Il 2020 è stato un anno drammatico segnato dalla pandemia del Covid-19. Mesi di lutti, chiusure e impoverimento generale. Ma questa tragica esperienza ci sta lasciando anche alcuni insegnamenti preziosi. Se c’è una cosa, ad esempio, che tutti hanno toccato con mano è che non bisogna mai smettere di investire in ricerca, perché solo la scienza può proteggerci dalle tante minacce del nostro presente”. E’ la priorità indicata da Diana Bracco, presidente e ceo del Gruppo Bracco e presidente del Cluster Tecnologico Nazionale Alisei – Scienze della Vita, in intervento pubblicato sulla nuova edizione del Libro dei Fatti, voluto dall’editore dell’Adnkronos Giuseppe Marra.

“In questa crisi – sottolinea Bracco – si è diffusa una maggiore consapevolezza sull’importanza della scienza come strumento chiave per garantire non solo un futuro alle persone ma anche uno sviluppo sostenibile del pianeta. Un secondo insegnamento è che di fronte a una pandemia globale solo l’unione dei saperi e delle energie nazionali e internazionali può portare a un risultato concreto in tempi utili, con un approccio che vada al di là degli steccati. L’innovazione è un lavoro di squadra, perché non si può giocare da soli una partita così importante. Così come non si può rispondere all’emergenza con piani di breve periodo”.

“Ciò è particolarmente vero per l’Italia, dove la pandemia e le sue conseguenze economiche si sommano a 25 anni di bassa crescita di produttività e Pil. Da noi occorre dunque – evidenzia Bracco – uno sforzo straordinario di lungo periodo, un piano strategico con obiettivi sfidanti capaci di liberare tutte le energie positive che il mondo dell’impresa e del lavoro sono fieri di avere. In altre parole, l’Italia è chiamata a un vero salto di paradigma basato sulla ricerca, che è l’unica in grado di creare occupazione duratura e non assistita. Servono investimenti forti che superino frammentazioni e lacciuoli burocratici, per trasformare l’innovazione in impresa e sviluppo economico. Con un’attenzione particolare alle Scienze della Vita, settore su cui si baserà la salute di tutti. I Paesi che per primi hanno capito l’importanza del circolo virtuoso R&I-produttività-crescita sono quelli che sono posizionati meglio in termini di competitività di sistema di lungo periodo e che hanno mostrato maggiore capacità di ripartire dopo la crisi”.