Coronavirus: Confindustria Alberghi, aiuti non più sufficienti, servono nuove misure  

Covid Italia, Confindustria: Crisi senza fine per hotel, servono nuove misure

Pubblicato il: 11/11/2020 19:32

“Siamo all’inseguimento di una crisi che non si è mai fermata. Le misure individuate sinora dal Governo hanno sempre avuto un effetto tampone e non c’è nulla che stia guardando al post emergenza. Quella che infatti sembrava un’emergenza temporanea si sta nei fatti prolungando, le misure individuate non sono già più sufficienti e il settore necessità di nuovi ed ulteriori aiuti per un periodo che purtroppo non siamo in grado di stabilire”. E’ il grido d’allarme per il settore alberghiero nell’emergenza coronavirus che lancia, intervistata da Adnkronos/Labitalia, la vicepresidente di Confindustria Alberghi, Maria Carmela Colaiacovo.

Uno scenario desolante, quello attuale, per il settore alberghiero. “Attualmente abbiamo alberghi chiusi che non hanno più riaperto, strutture che stanno per chiudere per assenza della domanda e quelli ad apertura stagionale (offerta montagna) che non sanno ancora se potranno avviare l’attività invernale”, aggiunge ancora.

“Un problema che si riflette anche sull’aspetto occupazionale. Se è pur vero che le aziende ricorrono e stanno ricorrendo alla cassa integrazioni, molti lavoratori stagionali nei fatti non potranno essere richiamati in servizio”, aggiunge.

Ad oggi, spiega ancora la vicepresidente di Confindustria Alberghi, “i recenti interventi del Governo non hanno imposto la chiusura degli alberghi ma la situazione di fatto è bloccata a causa dell’impossibilità di spostarsi da alcune regioni alle altre”.

Tutto questo nonostante gli investimenti degli alberghi per la sicurezza, sottolinea Colaiacovo. “I nostri alberghi hanno posto e sempre continueranno a porre attenzione alla sicurezza per garantire agli ospiti ambienti sani, confortevoli offrendo loro luoghi dove trascorrere un soggiorno sereno. C’è, nel mondo dell’ospitalità alberghiera, l’innata capacità di accogliere il turista occupandosi di ogni dettaglio dal momento del check-in al momento in cui termina il soggiorno”, dice.

“Un’attenzione a 360 gradi che come Confindustria Alberghi abbiamo voluto amplificare siglando, questa estate, un accordo con Unipol che consente di offrire ai clienti delle strutture associate una copertura sanitaria per le vacanze. Un sistema ulteriore volto ad aumentare la percezione di sicurezza dei clienti che visitano i nostri alberghi”, aggiunge.

E gli alberghi si sono fatti subito trovare pronti, sottolinea Colaiacovo, per aiutare a fronteggiare l’emergenza dal punto di vista sanitario. “Ad oggi -spiega- non ci risulta assolutamente un rallentamento delle adesioni da parte di alberghi per sostenere l’emergenza e riconvertire temporaneamente la propria struttura in un ‘Covid Hotel’. Nel momento così difficile come quello che stiamo vivendo a causa della crisi pandemica, è importante poter fare la propria parte e le strutture alberghiere riconoscono quanto sia fondamentale essere presenti e utili alla società anche solo potendo mettere a disposizione della collettività locale la propria struttura per ospitare malati e personale medico”.

“La scelta di riconvertire temporaneamente una struttura in un ‘Covid-hotel’ fa sempre seguito ad un rapporto -spiega Colaiacovo- che si instaura tra le singole aziende e il servizio sanitario regionale che in un determinato momento si trova a gestire a livello locale l’emergenza”.

“Le Regioni -continua- hanno sottoscritto accordi quadri con le associazioni per identificare standard e caratteristiche necessarie per accogliere pazienti e medici. Nel caso in cui si manifestassero quelle particolari esigenze che richiedono un incremento dei posti letto vengono attivati, attraverso l’ente locale di riferimento, gli alberghi disponibili. Va segnalato che per poter entrare nella rosa delle strutture attivabili dalla Regione l’albergo deve rispondere ad una serie di requisiti indispensabili al servizio sanitario e non è detto che l’hotel sia strutturalmente adeguato ai bisogni specifici richiesti (un esempio: corridoi sufficientemente ampi per consentire il transito a carrelli ospedalieri)”, conclude la vicepresidente dell’organizzazione di Confindustria.