Stati Generali M5S, lo strappo di Casaleggio e la mossa di Di Maio 

Stati Generali M5S, lo strappo di Casaleggio e la mossa di Di Maio

(Fotogramma)

Pubblicato il: 14/11/2020 18:52

di Antonio Atte

Pronti via e sugli Stati Generali del M5S piomba già il primo ‘ordigno’. I lavori del primo congresso telematico a 5 Stelle non fanno in tempo ad iniziare, che con un post su Facebook Davide Casaleggio subito annuncia la sua intenzione di non partecipare: “Ritengo che se ci sono delle regole di ingaggio, queste debbano essere rispettate“, attacca il presidente di Rousseau, parlando di decisioni “già date per acquisite”.

Stati Generali M5S, ampia convergenza verso guida collegiale

La partita più delicata si gioca sul tema del doppio mandato (‘blindato’ dagli attivisti in occasione delle assemblee territoriali), sulle alleanze e sulla ridefinizione dei rapporti tra Movimento e Associazione Rousseau, che in molti nel M5S vorrebbero trasformare in un semplice fornitore di servizi. La prima mossa intanto la fa (seppur indirettamente) Luigi Di Maio. Secondo quanto apprende l’Adnkronos, nei tavoli di oggi i parlamentari più vicini al ministro degli Esteri hanno portato avanti la stessa posizione: “no assoluto” a qualsiasi deroga alle regole M5S, a partire dal doppio mandato, e “autonomia” politica del Movimento, che alle prossime politiche dovrà “correre da solo”.

Un modo, secondo qualcuno, per bagnare le polveri di Alessandro Di Battista alla vigilia della grande assemblea plenaria di domenica, dove prenderanno la parola 30 oratori dopo il saluto in streaming del premier Giuseppe Conte. L’immodificabilità dei 2 mandati e il no alle alleanze sono infatti alcuni dei punti cardine dell’agenda che l’ex deputato romano illustrerà nel corso del suo atteso intervento. Secondo altre fonti, si tratterebbe invece di una mossa pensata con lo scopo di compattare quell’area governista che va da Paola Taverna a Roberto Fico e che in questo momento rappresenta la parte maggioritaria del M5S.

Nel frattempo non accenna a placarsi la polemica sulla mancata pubblicazione delle preferenze ottenute dai 30 delegati su Rousseau. Una operazione di trasparenza invocata da diversi eletti e dallo stesso Casaleggio: “Penso sia doveroso pubblicare i voti sia dei delegati del sabato sia dei relatori della domenica prima dell’evento, come anche i verbali delle riunioni provinciali e regionali”, rimarca il numero uno di Rousseau.

“Questo avverrà dopo l’elezione dell’organo di direzione del Movimento. Le regole di ingaggio erano note prima della votazione”, risponde il capo politico Vito Crimi all’Adnkronos, ribadendo il concetto successivamente sui suoi canali social. E a chi gli chiede se l’assenza di Casaleggio non rischi di delegittimare gli Stati Generali, Crimi replica: “La legittimazione viene dalla grande partecipazione”. Critiche arrivano anche dalla senatrice Barbara Lezzi, la quale contesta la partecipazione ai lavori dei parlamentari non in regola con le restituzioni.

I riflettori del congresso sono puntati su altri temi clou, come la futura “direzione politica” del M5S – appare scontata, al momento, la creazione di un organo collegiale che rappresenti le varie anime del Movimento – e la questione del finanziamento, di cui si è parlato nella sessione pomeridiana del congresso: tra le ipotesi sul tavolo, quella di attingere alle risorse del 2xmille sulla scia delle altre forze politiche. “E se a questo aggiungiamo l’apertura delle sedi fisiche sul territorio, la trasformazione in partito è completa…”, osserva un grillino della prima ora.

Non a caso è iniziata sui social l”offensiva’ di Rousseau, che in un post corredato di slide e numeri fa un confronto con gli altri partiti e sottolinea come grazie all’Associazione che gestisce la piattaforma pentastellata, i costi organizzativi del Movimento 5 Stelle (1,3 milioni l’anno) siano nettamente inferiori: “Basti pensare alla Lega che nel 2018 ha incassato 8 milioni di euro, producendone 18 di debiti e 16 di perdite. O al Partito Democratico che a fronte di 12 milioni di incassi, è riuscito a generare un disavanzo di 600.000 euro, sempre nel 2018”. Difficile però che le argomentazioni di Rousseau riescano a convincere lo stato maggiore grillino, intenzionato più che mai a ridimensionare il ruolo di Casaleggio e della sua Associazione. Nel silenzio di Beppe Grillo.