Covid, l’allarme: “Tra 7 giorni picco in terapie intensive” 

Covid, l'allarme: Tra 7 giorni picco in terapie intensive

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Pubblicato il: 23/11/2020 16:33

“Ci pare di poter dire con una certa ragionevolezza che la curva di crescita dei ricoveri in terapia intensiva sta flettendo verso il basso. La crescita è meno ripida, quindi ragionevolemente tra una settimana si può sperare che il numero dei degenti si possa stabilizzare, raggiungendo il picco, e poi scendere. Questo immaginiamo stia avvenendo grazie alle misure dell’ultimo Dpcm”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Alessandro Vergallo, presidente nazionale Aaroi-Emac, il sindacato dei medici di anestesia e rianimazione, facendo il punto sulla situazione delle terapie intensive in Italia.

“Dobbiamo tenere contro che il primo picco, relativo alla precedente ondata Sars-Cov-2, ha avuto una cima più ristretta – evidenzia Vergallo – Questo secondo picco avrà una cima più larga. Questo perché sulla prima ondata ha agito un lockdown drastico e lungo che ha ‘tagliato’ velocemente i casi. Mentre oggi le misure sono state, giustamente per salvaguardare l’economia, più morbide e mirate”.

“Non c’è nessuno tono scandalistico o accusa di trucchi nei confronti di alcune Regioni se diciamo che il numero dei letti di terapia intensiva in più non corrispondono a quelli sbandierati. Al massimo dalla quota pre-pandemia di 5mila letti in terapia intensiva saremo arrivati a 8mila, quindi 3mila in più. Abbiamo forti dubbi quando vediamo inseriti posti letto che vorrebbero rassomigliare ad una terapia intensiva ma sono diversi gradini sotto. Mettere un ventilatore e un monitor accanto a un letto non basta”, aggiunge, facendo il punto sulla situazione delle terapie intensive in Italia e sul caso Sicilia, dove un dirigente della Regione avrebbe suggerito di aprire nuovi posti letto per non finire in zona rossa.

“Siamo in grado di testimoniare grazie ai nostri colleghi che lavorano negli ospedali di tutte le Regioni che i posti letto sono stati aumentati ma in alcuni casi – precisa Vergallo – si è cercato di farli rassomigliare a quelli di terapia intensiva ma è chiaro che non ci rientrano. Faccio qualche esempio: i letti di terapia intensiva post operatoria (Tipo), hanno qualcosina in meno rispetto alle rianimazioni; le ‘recovery room’, le zone adiacenti alle sale operatorie sono dei posti ma sono un gradino sotto le terapie intensive. Abbiamo anche la sensazione che vengano inseriti o implementati i letti di sala operatoria che normalmente sono destinati alla chirurgia”.

Capitolo scuola: “In questo momento ipotizzare di riaprire le scuole è un discorso che non può essere fatto se non collegandolo a quello dei trasporti pubblici locali che non mi sembra sia stato risolto. In questa fase cullarsi su un iniziale appiattimento della curva sarebbe un errore madornale. Cerchiamo di imparare la lezione dell’estate quando aver 50 pazienti Covid in terapia intensiva ha fatto pensare che si potesse avere una deregulation totale”.