Tacconi: “Maradona leggenda, fiero di aver subito quel gol su punizione” 

Tacconi: Maradona leggenda, fiero di aver subito quel gol su punizione

Pubblicato il: 26/11/2020 13:35

“Sono 35 anni che fanno vedere quella punizione di Maradona, ne sono veramente fiero”. Stefano Tacconi, portiere e bandiera della Juventus negli anni ’80 e ’90, ha più di un motivo per ricordare Diego Armando Maradona e rendere omaggio al Pibe, scomparso ieri all’età di 60 anni. In particolare, Tacconi era tra i pali bianconeri quando il 3 novembre 1985 il fuoriclasse argentino trasformò una punizione a due con un miracolo balistico. La prodezza, non a caso, è stata scelta dalla Juventus per onorare la memoria del Diez su Twitter.

“Se sogno ancora il gol di Maradona su punizione? No, mi ha fatto gol Maradona. Sono 35 anni che fanno vedere quella punizione, ne sono veramente fiero. Mi hanno fatto gol giocatori come lui, Zico, Falcao, giocatori di un certo tipo, che oggi forse non ci sono più, c’è business. In questo momento ci sono Ronaldo e Messi ma non c’è quell’amore che c’è stato negli anni ’80”, dice Tacconi all’Adnkronos.

“Maradona con me si è comportato sempre bene, mi ha sempre rispettato, e il rispetto va a chi è grande come lui. Io ho un aneddoto particolare, una partita benefica fatta a Terni nell’88 dove dovevamo giocare con la nostra Nazionale contro la nazionale argentina, la Federazione non mi aveva dato l’ok, c’erano 30mila persone allo stadio ed ho dovuto chiamare i giocatori della Ternana, ma lui si è presentato, a sue spese, con tutta la Nazionale argentina”, aggiunge.

“Poi quando abbiamo perso 5-1 la Supercoppa Italiana, anche lì c’è stato un rispetto particolare. Dopo un po’ che si è avvicinato alla mia porta l’ho preso da una parte e gli ho detto ‘Diego hai vinto, basta’, altrimenti avremmo preso 20 gol, e lì mi ha rispettato. Forse lì è stata la prima volta che hanno fischiato Maradona al San Paolo, perché non tirava mai in porta nè lui e nè i suoi compagni”, racconta ancora.

“Napoli stesso che piange oggi come ha pianto tanti suoi simboli, da Pino Daniele a Totò, lo fa quando uno lascia il segno. Se fosse morto a 100 anni forse non se lo sarebbe ricordava nessuno. Era nella sua mente morire e rimanere una legenda, anche perché non si è curato. Secondo me si è lasciato un po’ andare. Ha avuto tante operazioni nell’ultimo anno e sono cose che il cuore prima o poi accusa e l’ultima è stata fatale. Si è lasciato un po’ andare, ma rimane comunque leggenda”, conclude.