Vaccino covid, Garattini: “A gennaio? Improbabile” 

Vaccino covid, Garattini: A gennaio? Improbabile

Fotogramma /Ipa

Pubblicato il: 28/11/2020 08:27

“Ritengo sia improbabile che il prossimo gennaio si possa già iniziare con la somministrazione dei vaccini contro Covid-19, almeno non quelli prodotti da AstraZeneca e dall’Università di Oxford”. È scettico Silvio Garattini, farmacologo e presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano, sulle previsioni forse un po’ troppo ottimistiche circa la velocità con cui avremo a disposizione le prime dosi del vaccino Astrazeneca/Oxford, al cui sviluppo ha partecipato anche l’azienda Irbm di Pomezia. “Probabilmente aspetteremo un po’ di più, specialmente dopo quest’ ultimo pasticcio”, aggiunge il farmacologo a ‘Il Messaggero’.

Secondo Garattini, l’errore nei dosaggi ammesso da AstraSeneca non invalida l’intera sperimentazione. “No, affatto. Sono cose che possono succedere quando si fa ricerca scientifica e, infatti, capitano spesso. Il pasticcio che secondo me avrebbe fatto Astrazeneca è più che altro comunicativo: non si può e non si devono divulgare informazioni così importanti, in un contesto delicato come quello creato da questa pandemia, tramite comunicati stampa o interviste sui media. Abbiamo bisogno di pubblicazioni scientifiche su riviste serie e non annunci più o meno propagandistici. Senza queste pubblicazioni non si possono fare valutazioni. In sostanza, quello che ci viene chiesto è di fidarci di tutto ciò che riferisce l’azienda senza avere un quadro completo dei dati. Non è così che si fa la scienza”.

“Bisogna porre fine a questa assurda gara a chi arriva prima al vaccino. Non ha senso. Arrivare per primi non rappresenta un vantaggio per l’azienda. Perché nessuna di queste aziende è al momento in grado di produrre e distribuire dosi sufficienti del vaccino. Considerato che è tutto il mondo ad aspettare il vaccino, le dosi di cui avremo bisogno sono tantissime. Troppe e non sarà solo un’azienda a poterle fornire. Alla fine avremo probabilmente più di un vaccino. Due, tre, quattro o addirittura dieci, ha concluso Garattini.