Musica: a ruba vecchi vinili ma dilagano falsi e crimine punta a collezionisti 

A ruba i vecchi vinili ma dilagano i falsi, la criminalità punta ai collezionisti

Pubblicato il: 01/12/2020 14:18

Il classico disco è tornato di moda, ma dilagano i falsi venduti a 600-700 euro in un giro di affari che pesca nella rete dei collezionisti presi di mira da un sistema collaudato, ‘il sistema della musica criminale’, che la crisi del settore dovuta al Covid ha rivitalizzato. L’inchiesta di Michele Bovi, che da domani sarà sul sito Coolmag.it e che l’Adnkronos è in grado di anticipare, porta a galla un mercato che prolifera sul web e che non risolve certo i problemi del settore. Dalle lacche, quindi dai master dei vinili anni ‘70-’80, trafugate dagli archivi della Rca Italiana, vengono messi sul mercato-web vinili rubati o contraffatti. Insomma spesso un crimine al quadrato. E questo, perché, in un periodo di grave difficoltà per il mercato della musica l’unico supporto che mantiene in vita le vendite è l’antico vinile, a 45 o 33 giri, motivo per il quale le etichette discografiche stanno ristampando i vecchi repertori.

Sui siti web delle aste e dei mercatini dell’usato pullulano, infatti, offerte di lacche e acetati, i dischi grezzi che precedevano la stampa dei vinili, ma il falso è dietro l’angolo. Molti di quei materiali, di quelle lacche, racconta Bovi, contengono vecchi provini provenienti dagli archivi della defunta Rca Italiana: Lucio Battisti, Renato Zero, Claudio Baglioni, Patty Pravo, Mia Martini, Riccardo Cocciante, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Eros Ramazzotti, Gino Paoli, Gianni Morandi, Nada, Rita Pavone, Anna Oxa. Si tratta di tracce scartate, canzoni mai pubblicate, versioni in lingue straniere, inglese, francese, spagnolo, tedesco, addirittura greco e giapponese.

“Le vendono anche a 600 o 700 euro l’una. Ogni tanto qualche collezionista mi telefona per chiedermi consigli, perché sulla lacca di cui stanno trattando l’acquisto compare la mia firma – rivela Marcello Spiridioni, storico ingegnere del suono della Rca Italiana, la più prestigiosa azienda discografica degli anni d’oro della canzone – Io li metto in guardia: attenzione, circola una marea di falsi che riproducono anche le firme dei tecnici, la mia o quella di Guido Di Toma, c’eravamo solo noi due a quell’epoca”.

Nell’ambiente degli ex frequentatori della Rca Italiana gira voce che a Milano c’è una fabbrica che per 60 euro ti consegna una lacca nuova, ma riconfezionata con il provino che vai cercando, con etichetta e segni del periodo originario. Un falso coi fiocchi.

Di vero c’è che dal 1995, come anticipato in premessa, gli archivi della Rca Italiana, nello stabilimento romano al chilometro 12 di via Tiburtina, sono stati il bersaglio di una serie di furti. Non sono mancati, infatti, un arresto e un processo, come racconta a Bovi in una video intervista esclusiva Franco Reali, amministratore delegato e presidente della Bmg Ariola/Ricordi, la multinazionale tedesca che nel 1986 ha assorbito marchi e attività dell’industria italoamericana di popstar.

I materiali inediti custoditi in quel prezioso caveau – i nastrini ricavati da master e lacche – sono finiti in diverse migliaia di copie anche sulle bancarelle di Porta Portese, dei mercatini napoletani, nei retrobottega di alcuni negozi di musica in tutta Italia, in una catena del trafugamento e della ridistribuzione illegale coordinata dal mondo organizzato della ‘musica criminale’.