Vaticano, ”usate i social per informare”: vademecum per i vescovi 

Vaticano, ''usate i social per informare: vademecum per i vescovi

(Foto Fotogramma)

Pubblicato il: 04/12/2020 11:58

Ci sono anche raccomandazioni pratiche ai presuli del mondo in una sorta di pratico ‘Bignami dell’ecumenismo’ nel vademecum ecumenico per i Vescovi di tutto il mondo presentato oggi in streaming in Vaticano da’ . Per dire: si chiede da subito di “familiarizzare con il Direttorio ecumenico e utilizzarlo”.

Si chiede poi di “nominare un delegato diocesano. Il Direttorio ecumenico raccomanda che ogni diocesi abbia un delegato per l’ecumenismo che operi come stretto collaboratore del vescovo nelle questioni ecumeniche e che possa rappresentare la diocesi presso le altre comunità cristiane locali. Quando possibile, il suo ruolo sia distinto da quello del delegato per il dialogo interreligioso”.

Il Direttorio ecumenico propone che “ogni diocesi abbia una commissione con il compito di introdurre una dimensione ecumenica in ogni aspetto della vita della Chiesa locale: sarà suo compito supervisionare la formazione ecumenica, avviare consultazioni con le altre comunità cristiane e promuovere con esse una testimonianza comune di fede cristiana”. Si chiede poi di “incoraggiare la nomina di delegati parrocchiali per l’ecumenismo”. Il Direttorio ecumenico auspica che ogni parrocchia sia un “luogo dell’autentica testimonianza ecumenica” con un parrocchiano incaricato delle relazioni ecumeniche”.

Si chiede poi ai Vescovi di “assicurarsi che in tutti i seminari e in tutte le facoltà di teologia cattoliche della diocesi ci sia un corso obbligatorio di ecumenismo e fare in modo che i corsi di teologia e degli altri ambiti di conoscenza abbiano una dimensione ecumenica”. Sollecitata la diffusione di materiale ecumenico coi social: “Diffondere documentazione e materiale ecumenico attraverso il sito web diocesano.Condividere sul sito le notizie ecumeniche, affinché i fedeli della diocesi possano vedere il loro vescovo che incontra, prega e lavora con le altre comunità cristiane a livello locale”.

Il vademecum ecumenico sollecita poi a “pregare regolarmente per l’unità della Chiesa. In occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, organizzare un servizio liturgico di preghiera in modo ecumenico e incoraggiare le parrocchie a fare altrettanto”.

“Valutare con i responsabili delle altre Chiese la possibilità di organizzare insieme giornate di studi biblici, pellegrinaggi/ processioni ecumenici, gesti simbolici congiunti o eventuali scambi di reliquie e di immagini sacre”, un altro consiglio. “Pubblicare con uno o più responsabili delle altre Chiese un messaggio comune in occasione della festività del Natale o della Pasqua”, si legge ancora nelle raccomandazioni pratiche.

Caldeggiata la recita di “una preghiera ecumenica per un’intenzione comune insieme ad altre comunità cristiane locali”. Si incoraggiano poi ” i presbiteri o gli operatori pastorali a incontrare regolarmente i ministri e i responsabili di altre Chiese che lavorano in zona per pregare insieme. Tenersi informati sul lavoro ecumenico delle comunità di vita consacrata e dei movimenti ecclesiali e incoraggiarlo ogni qualvolta sia possibile. Chiedere alla commissione diocesana di collaborare con le altre comunità cristiane per discernere dove è necessaria la purificazione della memoria e suggerire iniziative concrete che possano facilitarla”.

“Fare il primo passo per incontrare i responsabili di altre Chiese – esorta il vademecum ecumenico- Pregare per i responsabili di altre Chiese. Assistere, per quanto possibile e opportuno, alle liturgie di ordinazione/ insediamento/ accoglienza dei responsabili di altre Chiese nella vostra diocesi. Invitare, quando è opportuno, i responsabili di altre Chiese a celebrazioni liturgiche e ad altri eventi significativi”.

I matrimoni misti non sono un problema. Il vademecum ecumenico per i Vescovi di tutto il mondo spiega anche che ” il vescovo diocesano è chiamato ad autorizzare i matrimoni misti e può, in alcuni casi, consentire una dispensa dal rito cattolico per la cerimonia nuziale. I matrimoni misti non devono essere considerati come un problema, perché sovente sono un luogo privilegiato di edificazione dell’unità dei cristiani”.

“Tuttavia i pastori non possono restare indifferenti alla sofferenza che la divisione dei cristiani provoca in queste famiglie, in modo indubbiamente più acuto che in qualsiasi altro contesto. La cura pastorale delle famiglie cristiane interconfessionali – si legge nel documento presentato oggi – deve essere presa in considerazione a livello sia diocesano che regionale, a cominciare dalla preparazione iniziale della coppia al matrimonio fino all’accompagnamento pastorale quando nascono i figli e quando si tratta di prepararli ai sacramenti”.

Si chiede poi uno “sforzo particolare per coinvolgere queste famiglie nelle attività ecumeniche parrocchiali e diocesane. Gli incontri tra pastori in vista dell’accompagnamento e del supporto offerti a queste coppie può costituire un terreno eccellente di collaborazione ecumenica. I recenti movimenti migratori hanno amplificato questa realtà ecclesiale. Da una regione all’altra esiste una grande diversità di pratiche in materia di matrimoni misti, di battesimo dei bambini nati da queste coppie e della loro formazione spirituale . Perciò, devono essere incoraggiati accordi a livello locale su queste cogenti questioni pastorali”.

“La condivisione dei sacramenti non può mai avvenire per semplice cortesia. La prudenza è d’obbligo per evitare di causare confusione o di dare scandalo ai fedeli”, si sottolinea ancora. “Tuttavia – si legge nel documento- bisogna tenere a mente anche le parole di san Giovanni Paolo II: ‘E’motivo di gioia ricordare che i ministri cattolici possano, in determinati casi particolari, amministrare i sacramenti dell’eucaristia, della penitenza, dell’unzione degli infermi ad altri cristiani che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica’”.

“La questione dell’amministrazione e della ricezione dei sacramenti, in particolare dell’eucaristia, nelle celebrazioni liturgiche degli uni e degli altri – riconosce il documento- rimane un motivo di forte tensione nelle nostre relazioni ecumeniche. Nel trattare l’argomento della “condivisione di vita sacramentale con i cristiani di altre Chiese e Comunità ecclesiali”, il Direttorio ecumenico si ispira a due principi di base enunciati in Unitatis redintegratio, che coesistono in una certa tensione e che devono sempre essere considerati insieme. Il primo principio è che la celebrazione dei sacramenti in una comunità “esprime l’unità della Chiesa”; il secondo principio è che un sacramento è una “partecipazione ai mezzi della grazia”. In merito al primo principio, il Direttorio afferma che “la comunione eucaristica è inseparabilmente legata alla piena comunione ecclesiale e alla sua espressione visibile” e quindi, la partecipazione ai sacramenti dell’eucaristia, della riconciliazione e dell’unzione degli infermi deve essere riservata in generale a quanti sono in piena comunione”.