Mes, trattativa a oltranza nel M5S su risoluzione 

Mes, trattativa a oltranza nel M5S su risoluzione

(Fotogramma)

Pubblicato il: 07/12/2020 07:03

E’ corsa contro il tempo all’interno del Movimento 5 Stelle per provare a sanare la frattura sulla riforma del Mes, mentre si avvicina la fatidica data del 9 dicembre, giorno in cui la maggioranza dovrà votare la risoluzione sulle comunicazioni del premier Giuseppe Conte in vista del prossimo Consiglio europeo. Ieri si è svolta, in via telematica, una riunione fiume dei capigruppo M5S nelle Commissioni di Camera e Senato: ognuno di questi ha potuto invitare alla conference call un membro della sua Commissione. Il nodo però non sembra essere stato ancora sciolto.

I dissidenti restano sulle barricate e chiedono che nella risoluzione sia contemplato il rinvio della riforma: “Altrimenti non la votiamo”. Partecipano alcuni dei protagonisti dell’infuocata assemblea congiunta di venerdì: tra questi i deputati anti-Mes Alvise Maniero e Francesco Forciniti. Collegata anche la senatrice Barbara Lezzi, che in un post su Facebook ribadisce le ragioni del no: “Solo un voto sulla piattaforma Rousseau – scrive l’ex ministro per il Sud – potrà legittimare le scelte” dei parlamentari che, schierandosi per il sì alla risoluzione, “invertirebbero la rotta rispetto al programma e a quanto fatto in questi due anni”.

Il capo politico del M5S Vito Crimi pubblicamente ostenta tranquillità: “La maggioranza c’è, non ci saranno problemi di voto mercoledì. Ma se qualcuno dovesse votare diversamente in dissenso dal gruppo parlamentare si assumerà la propria responsabilità”, dice il reggente grillino ospite di Lucia Annunziata a ‘Mezz’ora in più’ su Rai Tre. Ma la preoccupazione resta molto alta soprattutto per quanto riguarda il Senato, dove i numeri risicati non fanno dormire sonni tranquilli alla maggioranza.

L’ipotesi di sanzioni disciplinari per i dissidenti (si parla addirittura di espulsione dal gruppo), ventilata nelle ultime ore, non fa che gettare benzina sul fuoco: “E’ un ricatto”, tuona un deputato in una delle chat pentastellate, “io prendo le decisioni sulla base del merito: se altri mi dicono ‘fai così o cade il governo’, cos’è?”. E ancora: “Minacciano di espellerti e non è un ricatto? Non mi sembra che chi non votò i primi decreti sicurezza sia mai stato espulso e tacciato di irresponsabilità…”.

Il pressing dell’ala governativa intanto prosegue: “Se il 9 dicembre diciamo no alla riforma del Mes, non solo indeboliamo il presidente del Consiglio e l’Italia, anche nella trattativa europea sul Recovery Fund e sulle altre riforme in atto, ma lo strumento del Mes non verrà cancellato e rimarrà con le sue regole iniziali istitutive restrittive, creando così un danno al Paese e ai cittadini per le conseguenze di immobilismo e di conflitto con altri Paesi europei”, afferma il senatore Mario Turco, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Programmazione economica e agli investimenti, partecipando alla riunione interna.

Un appello alla compattezza arriva anche dal deputato Giorgio Trizzino, favorevole alla riforma del Mes e all’impiego del Fondo salva-Stati: “Il voto di mercoledì – dice il parlamentare all’Adnkronos – non mette in discussione la fiducia al presidente Conte ma temo possa essere pretesto per una resa dei conti sulla gestione del Recovery Fund. È chiaro che l’utilizzo di quei fondi fa gola a molti e proprio per questo invito i colleghi del Movimento a valutare bene la scelta che faranno. Dobbiamo mostrare compattezza in questo momento perché è in gioco la tenuta del Paese”.

Forte, inoltre, l’irritazione da parte di molti parlamentari verso l’iniziativa ‘E-learning’ dell’Associazione Rousseau sul tema del Fondo salva-Stati. La piattaforma ha lanciato un ‘mini corso’ online per spiegare agli iscritti il funzionamento del Mes: in ‘cattedra’ c’è il deputato Raphael Raduzzi, uno dei più strenui oppositori della riforma del Mes. Scelta non casuale, a detta di diversi pentastellati. “Davide Casaleggio sta cavalcando questa polemica” contro “le persone responsabili e di buon senso che stanno cercando di trovare una mediazione e prova a parlare alla pancia dell’elettorato passivo di Rousseau per far votare i suoi discepoli nei prossimi organismi collegiali. Tutto molto strumentale e penoso”, si sfoga con l’Adnkronos il senatore Emanuele Dessì. (di Antonio Atte)