Scala, teatro vuoto e niente fiori per la Prima 

Le luci basse, il teatro muto, i palchi spenti, svuotati dal loro pubblico abituale. Niente fiori, assenti le istituzioni. L’unica luce è quella che proviene dal ledwall del palco, dove va in scena lo spettacolo. E’ una Prima della Scala destinata a passare alla storia quella in epoca Covid, che sta andando in scena stasera al Piermarini, nel tempio della lirica più famoso al mondo e che, per una sera accoglie tra le sue braccia solo gli addetti ai lavori, intenti a raccontare un Sant’Ambrogio raro e si spera anche unico.

Una seduta eccezionale è stata pensata per i giornalisti, unici ‘fortunati’ ammessi, assieme agli operatori e a qualche fotografo, a seguire la serata all’interno del teatro. La stampa siede su una pedana installata al posto della platea, occupando i leggii dell’orchestra, qualche applauso intervalla lo spettacolo. L’emozione è palpabile tra i colleghi, l’effetto è un po’ disorientante, straniante, un colpo al cuore per chi è abituato a raccontare la serata più frenetica dell’anno, in altri termini e che è anche sinonimo di mondanità par excellence nella Milano delle luci e della musica.

“L’opera è una cosa bella e fragile, soprattutto in questo periodo” ha spiegato alla stampa il sovrintendente Dominque Meyer, che ha fortemente voluto questa serata insolita ma non per questo meno emozionante. E mentre Chailly non ha usato giri di parole per descrivere la serata parlando di “un’avventura ma anche un unicum che mi auguro con tutto il cuore di non ripetere”, quel che è certo è che questo Sant’Ambrogio lascerà il segno come il più particolare e doloroso, al quale tutti, appassionati di lirica e semplici curiosi, sia mai capitato di assistere.