Tredicesima 2020 più leggera, ecco chi prende meno soldi 

Tredicesima 2020 più leggera, ecco chi prende meno soldi

(Fotogramma)

Pubblicato il: 11/12/2020 16:08

Tredicesima 2020 più leggera per almeno 6,7 milioni di dipendenti del settore privato. A tagliare la mensilità più attesa dell’anno, che verrà pagata entro il 23 dicembre, è la cassa integrazione a zero ore che non solo riduce lo stipendio ma non fa maturare neanche i ratei della tredicesima e quattordicesima mensilità.

E’ una indagine del Servizio Lavoro, Coesione e Territorio Uil, coordinato dal segretario confederale Ivana Veronese a fotografare lo stato di crisi del mercato del lavoro in questo folle 2020. Tra aprile e ottobre infatti, annota, sono state quasi 3,9 miliardi le ore autorizzate di Cig: “Numeri mai raggiunti in precedenza”. Così, su uno stipendio lordo di 21.700 euro la Cig impatta sulla tredicesima per circa 139 euro medi pro capite, circa l’8,3% su un importo lordo della tredicesima pari a 1.670 euro.

Ma le simulazioni del sindacato registrano anche tagli ben più pesanti: per un dipendente che tra aprile e maggio ha effettuato 2 mesi di Cig a zero ore la perdita della tredicesima ammonta a 278 euro medi (il 16,6% dell’importo); con 4 mesi in Cig il taglio arriva a 556 euro medi (il 33,3% dell’importo); mentre con 6 mesi di integrazione salariale a zero ore la decurtazione invece sale a 834 euro medi (il 49,9% del totale) per arrivare , in caso di cassa integrazione da aprile a dicembre, ad una penalizzazione intorno ai 1.503 euro medi (il 90 % del totale).

E sarà proprio questa, spiega Veronese alla luce dei dati, uno dei capitoli che dovrà trattare la prossima riforma degli ammortizzatori sociali:la revisione dei tetti massimi del sussidio della cassa integrazione fissati oggi per legge a 998,18 euro lordi mensili per retribuzioni inferiori o pari a 2.159,48 e a 1.199,72 per retribuzioni superiori a 2.159,48, la loro rivalutazione e la mancata maturazione dei ratei della tredicesima e quattordicesima mensilità. “Per la Uil la rivalutazione dei sussidi dovrebbe essere ancorata agli aumenti contrattuali e non soltanto al tasso di inflazione annua che, come noto, negli ultimi anni ha registrato indici pressoché pari allo zero”, conclude Veronese.