Covid, Miozzo: “Virus non ammette deroghe, spostamenti vanno ridotti”  

Covid, Miozzo: Virus non ammette deroghe, spostamenti vanno ridotti

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Pubblicato il: 12/12/2020 07:48

“Gli spostamenti durante il periodo natalizio andrebbero ridotti, non aumentati”. Così Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, in una intervista a La Stampa. “Questo virus – spiega – non ci consente deroghe”. Rallentare le misure anticovid a Natale “è una decisione politica, responsabilità del governo e, nel caso, del Parlamento. Noi tecnici abbiamo più volte sottolineato i rischi legati al movimento di un gran numero di persone. Ma comprendo le contestazioni: è evidente che chi vive a Roma avrà dei vantaggi rispetto agli abitanti di un piccolo Comune sotto i 5 mila abitanti”. Aggiunge Miozzo “mi rendo conto del messaggio terribile che mandiamo alle famiglie, a milioni di cittadini che non potranno incontrarsi con i loro cari a Natale. Ma, è bene ricordarlo, sono proprio gli incontri tra non conviventi a essere sotto osservazione, perché potenziali occasioni di contagio. Il fatto di essere familiari non è di per sé un passaporto di immunità. Questo virus non ci consente deroghe, che pure sono già state fatte, ad esempio, per permettere di fare visita a un anziano solo o malato”.

Da domenica, con la nuova ordinanza del ministro Speranza, quasi tutta Italia sarà gialla, quindi con spostamenti liberi tra le regioni. “Anche qui – chiarisce Miozzo – la valutazione è stata politica, il cerino è in mano al governo. Si poteva decidere di far partire il blocco degli spostamenti dal 14 dicembre, invece che dal 21. Del resto, guardi cosa succede in Germania: hanno un numero giornaliero di morti più basso del nostro, ma stanno pensando di imporre un lockdown duro. Da noi invece molti chiedono di allentare le misure”. Riguardo la scuola il coordinatore del Cts è chiaro: “Se non riusciamo a riportare tutti gli studenti in classe nemmeno a gennaio, vorrà dire che avremo fallito tutti, politici e tecnici. Avremo fallito come Paese. Mi sembra che, da più parti, manchi la comprensione del problema, del fatto che non possiamo continuare a nasconderci dietro la didattica a distanza: è uno strumento eccezionale di insegnamento, ma non può sostituire per mesi e mesi la presenza scolastica”.