Beethoven: ‘Le creature di Prometeo’, unica partitura scritta per la danza 

Beethoven: 'Le creature di Prometeo', unica partitura scritta per la danza

Pubblicato il: 15/12/2020 19:08

Un’unica partitura per il teatro di danza, firmata Ludwig van Beethoven, portata in scena nel 1801 all’Hoftheater di Vienna da Salvatore Viganò. Un ‘ballo eroico- allegorico’ in due atti, ‘Le creature di Prometeo’ celebrazione dell’uomo, della bellezza, dell’arte, della vita. Solo 28 repliche e poi un lungo, incomprensibile silenzio con una parentesi nel 1813 per la Scala con un titolo piu’ esemplificativo, semplicemente ‘Prometeo’.

La danza ritorna al mito di ‘Prometeo’ solo nel 1929 con Serge Lifar, il danzatore e coreografo di origine russa alla guida dell’Opéra di Parigi. Ne rilegge il racconto per Olga Spessivtzeva, ne scruta il mito seppur in una versione personalissima, ben lontana dall’ originale del 1801. Fedeltà filologica e spunti creativi di assoluta autenticità per lo spettacolo fortemente voluto da Aurell Milloss nel 1933 (Augsburg, Stadtliche Tanzbuhne), riproposto alla Scala di Milano nel 1952 e successivamente al Teatro dell’Opera di Roma nel 1940. Ed ancora alla Scala (1952) e poi al Maggio Musicale Fiorentino (1956), alla Staatsoper di Vienna (1963).

Come scrisse il critico e studioso Mario Pasi, “per la rigorosa aderenza all’ideale coreografico e all’estetica di Viganò, ‘Le Creature di Prometeo’ di Milloss è da considerarsi l’unica, autentica realizzazione di quest’opera coreodrammatica nella nostra epoca’.

Altre versioni delle ‘Creature di Prometeo’ nel corso del XX secolo furono quelle create per la Deutsche Oper am Rhein di Dusseldorf da Erich Walter (1966), per il Theater der Stadt di Bonn da sir Frederick Ashton (1970). Opera monumentale ‘a gran spectacle’, ‘Le creature di Prometeo’ sono state ripensate, questa estate, per il Festival dei Due Mondi di Spoleto da Simona Bucci, ‘Le creature di Prometeo- Le creature di Capucci, un concerto in forma scenica, che ha debuttato sulla piazza del Duomo con la Compagnia Daniele Cipriani e l’Orchestra del Carlo Felice di Genova, diretta da Andrea Battistoni.

Ed aveva confessato all’Adnkronos prima del debutto a Spoleto il maestro Roberto Capucci, che per l’occasione aveva creato i costumi dei giovani interpreti: “stiamo vivendo un periodo molto triste, ma lo spettacolo al quale ho lavorato mi ha dato molta forza. Abiti stravaganti, surreali, coloratissimi – ha aggiunto- Perchè il colore è la mia vita. Tutta l’esistenza è colore, traduce un ottimismo contagioso. Forse non sconfiggeremo il coronavirus, ma ci aiuterà a sopportarlo. E poi – ha proseguito nell’intervista – voglio continuare a credere nel futuro, a dare fiducia ai giovani inseguendo la bellezza, trasmettendo serenità- E’ quello che vorrei continuare a condividere con gli altri”.

E se Beethoven ha scritto solo una partitura per il teatro di danza i maggiori coreografi de secolo, da Béjart a Neumeier, da Kylian a Preljocaj, hanno attinto alle sue composizioni creando dei veri e propri capolavori, quasi delle hit coreografiche. Al coreografo originario di Marsiglia si deve quella ‘IX Sinfonia ‘ (Circo Reale di Bruxelles), creata per il suo Ballet du XX Siècle, ‘canto polifonico’ concepito per grandi spazi teatrali e palasport. Dal 1964, anno della prima, è stato applaudito da oltre mezzo milione i spettatori suscitando, ovunque, entusiasmi e deliri collettivi.