Assalto al Congresso, Trump “ammette responsabilità” ma non si pente 

(Adnkronos)

Donald Trump avrebbe ammesso una parte di responsabilità per i disordini scoppiato mercoledì scorso a Washington e sfociati nell’assalto dei suoi sostenitori al Campidoglio. L’ammissione sarebbe avvenuta nel corso di una telefonata con il leader della minoranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti, Kevin McCarthy. Lo ha riferito Fox News, citando due fonti a conoscenza dei contenuti del colloquio.

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Secondo le fonti dell’emittente Usa, McCarthy avrebbe riferito dei sentimenti del presidente nel corso di una riunione virtuale del gruppo parlamentare repubblicano alla Camera. Lo stesso McCarthy, parlando con i suoi colleghi di partito, avrebbe accusato Trump di essere responsabile di quanto è accaduto. La Casa Bianca non ha finora voluto rilasciare commenti sulle rivelazioni riportate da Fox News.

Intanto l’immagine degli ultimi giorni di Donald Trump alla Casa Bianca è una West Wing vuota. L’Ala Ovest, quella nella quale lavorano presidente e il suo staff, è rimasta per lo più disabitata dallo scorso mercoledì, quando i supporter del presidente hanno preso d’assalto il Congresso. Trump, secondo quanto raccontano i media Usa che hanno avuto accesso a fonti interne all’Amministrazione, da allora ha messo piede pochissime volte nelle sale e nei corridoi dove risiede il cuore del potere presidenziale, facendosi vedere solo di tanto in tanto nello Studio Ovale e ignorando i suoi impegni ufficiali.

Trump, scrive Politico, ha preferito rimanere nell’ala residenziale della Casa Bianca, passando il tempo al telefono, ora che il suo megafono con il mondo esterno, il suo account Twitter, è stato speso definitivamente. Il presidente, che si trova ad affrontare con ogni probabilità un’altra procedura di impeachment, sembra definitivamente rassegnato a lasciare la prossima settimana il ruolo di comandante in capo.

Nonostante le dimissioni nello staff e nel governo, dopo i fatti di mercoledì, il lavoro ufficiale prosegue, l’Amministrazione, sebbene al capolinea del proprio percorso, continua a lavorare. Chi è rimasto riferisce che i dimissionari vengono perlopiù visti come degli opportunisti, che hanno tentato “un’operazione di facciata” dopo il disastro dell’assalto e dell’irruzione a Capitol Hill. “Se fossero stati così corretti – riferiscono gli ‘insider’ a Politico – perché non se ne sono andati prima? E perché non sono rimasti ad aiutare quelli che stanno tentando di far funzionare le cose fino all’ultimo senza ulteriori disastri?”.

Nonostante l’irritazione per i ‘disertori’, chi è rimasto a bordo della precaria nave trumpiana lo avrebbe fatto per senso del dovere e delle istituzioni. Al presidente non vengono però fatti sconti, non solo per il suo comportamento nel comizio di mercoledì scorso, ma soprattutto per il trattamento che ha riservato a Mike Pence. Si fa notare come il vice presidente sia stato uno dei più leali sostenitori di Trump, prima di venire additato come l’ultimo dei traditori alla folla di supporter radunata a Washington, per essersi rifiutato di bloccare la ratifica della vittoria di Joe Biden.

Un’altra fonte interna fa notare come il ricorso al 25esimo Emendamento per la rimozione del presidente non sia mai stato discusso seriamente all’interno dell’Amministrazione. Coloro che hanno fatto trapelare all’esterno questa possibilità, in realtà lo avrebbero fatto per placare gli animi dei media e dell’opinione pubblica, disgustati dalle scene alle quali si è assistito mercoledì scorso. La convinzione era che non ci fosse abbastanza consenso all’interno del governo e che il ricorso al 25esimo emendamento non avrebbe mai superato l’ostacolo del Congresso, di fronte all’opposizione di Trump.

A conferma dell’apparente stato di arrendevolezza – che potrebbe essere smentito alla prima occasione – nel quale si trova il presidente, altre fonti riferiscono a Politico che Trump non si mostrerebbe particolarmente battagliero in vista della possibile procedura di impeachment. Ma c’è chi fa notare che questo atteggiamento sarebbe più frutto di un calcolo che di una resa consapevole di fronte alle proprie responsabilità. “Trump sa che la sua rimozione dall’incarico è molto improbabile con i Repubblicani che fino alla prossima settimana manterranno il controllo del Senato e con pochi giorni rimasti alla fine del suo mandato”. Quel che rimane è comunque l’immagine di un presidente “sempre più isolato che non si fida più nemmeno dei pochi fedeli funzionari ai quali si era sempre affidato durante le precedenti crisi della sua Presidenza”.