Governo, pontieri a lavoro: “72 ore per chiudere” 

(Adnkronos)

È corsa contro il tempo per trovare la ‘stampella’ che consentirà al governo Conte di uscire dalle secche, mettendo in sicurezza la maggioranza anche al Senato, dove ieri, su un voto di fiducia decisivo per la sua stessa sopravvivenza, ha incassato 156 voti, mancando l’obiettivo della maggioranza assoluta. “O si chiude nelle prossime 48/72 ore o elezioni“, dice all’Adnkronos uno dei ‘pontieri’ di Conte, in prima linea nei negoziati. Le trattative sarebbero in piedi con 5 esponenti di Fi, tre di Udc e due di Iv, nel mirino il simbolo dei centristi, al Senato abbinato a quello degli azzurri.

La speranza è che, una volta creato il gruppo grazie all’adesione di 10 senatori, in Fi e soprattutto Iv si generi una slavina in grado di puntellare la maggioranza a Palazzo Madama ma anche di indebolire Renzi, minando la sopravvivenza stessa del suo gruppo. Intanto il premier Giuseppe Conte è salito al Quirinale, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è limitato a riferire – in un colloquio durato poco meno di un’ora – sulla situazione politica e sulla volontà di allargare la maggioranza per rafforzare il suo esecutivo, la stessa linea confermata nella riunione di governo -con leader di partito e capi delegazione – che si è tenuto oggi a ora di pranzo.

Una riunione alla quale non hanno partecipato i capigruppo della maggioranza cosa che, secondo quanto viene riferito da fonti parlamentari, avrebbe suscitato malumori e proteste da parti dei presidenti dei gruppi alle prese con una gestione dei lavori che potrebbe diventare un ‘Vietnam’. In primis nelle commissioni parlamentari. Oggi per dire in quella Affari europei, l’allarme numeri ha portato a presenze record.

Anche alla luce di tutto questo, i tempi che si dà il governo sono strettissimi, e anticipano un appuntamento parlamentare che potrebbe rivelarsi decisivo: il 27, mercoledì della prossima settimana, si terrà il voto sulla relazione sulla giustizia del Guardasigilli Alfonso Bonafede, Iv ha già fatto sapere voterà contro. Ma il governo stringe ancor più sui tempi, una settimana sarebbe troppo e l’incidente nelle commissioni è dietro l’angolo. La volontà è quelle di accelerare, viene spiegato, anche per evitare che la maggioranza diventi presto una maionese impazzita, alle prese con numeri che ballano e l’incertezza del futuro.

La tensione, del resto, è palpabile, mentre si fanno spazio veleni e diffidenze tra gli alleati di governo, con i 5 Stelle che temono che i dem siano sensibili alle ‘sirene’ renziane, e i democratici che guardano con preoccupazione alle divisioni che animano il Movimento. Ostacolo per un eventuale rimpasto e ancor più per la nascita di un Conte ter, per i pontieri un passaggio necessario per mandare a segno le trattative. Sul tema rimpasto in realtà, le sensibilità sono diverse tra i dem con i ‘ministeriali’ scettici verso un Conte Ter e il resto del partito (i gruppi parlamentari in primis) più propenso a suggellare lo slancio di un ‘nuovo inizio’ non solo con nuovo patto di legislatura ma anche con una squadra rinnovata.

Trattative che vedono in prima linea il premier Conte, la notte scorsa – dopo l’intera giornata trascorsa al Senato per il voto – impegnato fino alle 2 di notte a Palazzo Chigi in riunioni e chiamate riservate. E proprio nella sede del governo, come rivelato dall’Adnkronos, è stata avvistata anche la senatrice Maria Rosaria Rossi, subito dopo lo strappo consumato in Fi che ne ha decretato l’immediata espulsione. Per ora l’ormai ex fedelissima di Silvio Berlusconi trasloca al gruppo Misto, in attesa degli sviluppi di un progetto politico di ampio respiro e di stampo centrista, con punto riferimento il presidente del Consiglio.