Covid, imprenditori e professionisti in fila al Monte dei Pegni  

(Adnkronos)

Sempre più artigiani, piccoli imprenditori e professionisti ricorrono al Monte dei Pegni. Impegnano oro, gioielli e orologi di famiglia a caccia di liquidità. E’ la nuova tendenza che emerge a distanza di quasi un anno dall’inizio della pandemia di Covid-19. “Sono aumentati i piccoli e medi imprenditori, così come i liberi professionisti, categorie che forse in questo momento sentono maggiormente il clima di incertezza” dice all’Adnkronos Rainer Steger, condirettore generale di Affide, la più grande società di credito su stima, con filiali in tutta Italia.

“Dopo il primo lockdown abbiamo effettivamente registrato un forte afflusso di clientela, dovuto principalmente alla riapertura delle attività e alla normalizzazione della situazione sanitaria. Con il secondo lockdown, invece, le richieste si sono regolarizzate” afferma Steger riferendo come “in percentuale, stiamo assistendo a un calo delle categorie pensionati e dipendenti, dovuto al fatto che queste categorie in gran parte non hanno avuto effetti economici negativi”.

“I bollettini statistici della Banca d’Italia certificano, in questo momento storico, una forte propensione al risparmio – osserva il manager – che si accompagna a una lieve flessione nella richiesta di prestiti e di credito al consumo da parte delle famiglie consumatrici. Questo perché i consumi sono fortemente diminuiti e gli ammortizzatori sociali previsti dallo Stato tengono. In questo scenario, il credito su pegno vede, in controtendenza, comunque un lieve aumento dei volumi”. Affide ha attivato un’intensa attività di aste dei beni impegnati dalle persone che, dopo un certo periodo, vengono venduti al miglior offerente e i cui proventi in parte vengono restituiti agli ex proprietari. “La partecipazione alle aste è cresciuta del 20%. – riferisce Steger – In realtà non sono le aste che stanno aumentando, ma la partecipazione alle stesse”.

“Stiamo assistendo infatti a un crescente interesse verso le nostre aste da parte della clientela, in particolar modo privata – conclude -. Tutto questo si ricollega alla propensione al risparmio delle famiglie consumatrici e alla conseguente voglia di investire in beni solidi, quali gioielli e orologi. La quota degli oggetti che vanno in asta è invece rimasta, in buona sostanza, sempre la stessa”.