Governo, cresce pressing su Conte per il ter  

(Adnkronos)

Lo ‘scouting’ contiano per la ricerca dei ‘costruttori’ non si è mai fermato nel week end. Anzi. Raccontano che lo stesso premier sia sceso in campo in prima persona per provare a rafforzare il suo governo dopo lo strappo di Italia Viva, come lui va dicendo a chi ha avuto modo di sentirlo in queste ultime ore. Questa sarà una settimana decisiva per le sorti della maggioranza, con il test Bonafede in Parlamento, che rischia di impallinare il premier prima ancora di salire al Colle. Chi sta lavorando alla costituzione di nuovi gruppi parlamentari pro Conte, assicura che alla Camera tutto sarebbe pronto per partire (il ‘Centro democratico’ di Bruno Tabacci, arrivato ufficialmente a quota 13 con gli ultimi innesti di Renata Polverini e Carmelo Lo Monte, attenderebbe solo un segnale), mentre al Senato i numeri ancora non ci sarebbero, ma c’è cauto ottimismo sulla possibilità di trovarli: i rumors dicono che alla fine dovrebbero essere 11 i senatori ‘responsabili’, compresi gli azzurri Maria Rosaria Rossi e Andrea Causin, grazie proprio all’apporto di Forza Italia, mentre l’Udc, ancora divisa al suo interno, al momento resterebbe fuori dalla partita.

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Ma il nodo resta quello del Conte ter, che passa attraverso le dimissioni al Colle dell’avvocato del popolo. E rende in parte relativa e non cruciale la costituzioni dei gruppi. Il premier si tiene aperte più strade, ma nel fine settimana, riferiscono fonti parlamentari della maggioranza, si sarebbe fatto sempre più forte il pressing su Giuseppe Conte per convincerlo a fare un nuovo governo, rinnovato profondamente, non certo fotocopia di quello attuale, e di recarsi al Quirinale con la lista dei ministri prima della relazione sulla giustizia del ministro pentastellato Alfonso Bonafede. Raccontano di un vero e proprio lavorio ai fianchi del presidente del Consiglio, come conferma a mezza bocca un ‘centrista’, impegnato nelle trattative per uscire dalla crisi: ”Un nuovo governo è e resta la ‘conditio sine qua non’ per far partire anche l’operazione dei ‘costruttori’ e scommetto che alla fine Conte andrà da Mattarella a dimettersi prima della relazione Bonafede se vuol evitare un bagno di sangue…”.

Se poi la situazione dovesse precipitare e andare alle elezioni (gira persino una data, quella dell’11 aprile), Conte sarebbe pronto ad affrontare il voto da premier dimissionario ma ancora in sella per l’ordinaria amministrazione, con tutti i vantaggi di una campagna elettorale da palazzo Chigi.