Vela: Ambrogio Beccaria, ‘al prossimo Vendée Globe voglio esserci anch’io’ 

Roma, 29 gen. (Adnkronos)

Il Vendée Globe è il mio sogno e voglio provarci adesso, perché Giancarlo ha fatto ricordare a noi italiani che è un’avventura incredibile e non abbiamo niente da invidiare a nessuno, se abbiamo le barche buone ce la giochiamo con chiunque”. Ambrogio Beccaria, 29 anni e già nella storia della marineria italiana come primo vincitore su barche di serie della Mini Transat finora appannaggio semiesclusivo dei francesi, confida all’Adnkronos di voler fare il grande salto dalle barchette di 6,50 metri agli Imoca 60, le barche del giro del mondo fatto alla massima velocità ottenibile e condotte in soltaria. “Alla prossima edizione, tra 4 anni, voglio esserci anch’io”.

“Ha ragione Giancarlo -in un’intervista a questa agenzia, ndr-, il salto è lungo ma anche grazie a lui ho visto che si può fare. Poi, alla fine non sei mai pronto davvero per un giro del mondo, quindi tanto vale lanciarsi e farlo”.

E per farlo, comincia già a osservare Beccaria, ingegnere navale e abituato a mettere in fila i dati, “ci sono tanti modi per farlo: ovviamente dipende da come parte il progetto. Se partissi adesso avrei la possibilità di navigare tanto e ci arriverei preparato, se ci arrivo tardi sarei meno preparato ma comunque non sarei il primo a farlo. Ci voglio assolutamente lavorare sopra, ci sto pensando tanto, è un sogno della vita. Sono ancora giovane, ho ventinove anni, è il momento giusto, ho una voglia pazza, meno complicazioni di altri nella vita privata, non ho ancora figli, partirei più leggero.

Beccaria è convinto dunque “di essere pronto ad affrontare un progetto così grande. Giancarlo mi ha fatto scoprire molte cose del Vendée: è partito con delle idee molto precise e le ha seguite. Non è solo una regata, è una maratona, un’avventura personale, introspettiva. Io sono più abituato alla competizione, ma anche a mettermi a nudo con me stesso. La navigazione solitaria è questo ma certamente il Vendée è estremo. Una traversata atlantica è una cosa, un giro del mondo no: se rompi la barca in Atlantico dopo una settimana in qualche modo sei a terra”.