Musica: Jack The Trick, ‘amo il rap ma non l’omologazione, la Tourette una marcia in più’ 

Roma, 30 gen. (Adnkronos)

Amo il rap, ma non l’omologazione“. 23 anni, 19 passati a pensare alla musica, ad ascoltare musica e poi, ogni giorno di più, a spingere al massimo per entrarci dentro tutto, con il corpo, cantando, con la mente scrivendo i testi, con la vita, osando, come Jack The Trick ha imparato a fare attraverso la musica, anche grazie ad uno svantaggio di partenza, quella sindrome di Tourette per la quale è stato bullizzato, riuscendo, infine, a renderla invece una carta vincente. “Il mio nome d’arte è jack The Trick. The Trick è una parola a doppio senso, i tic della Tourette si trasformano in trick, e cioè in acrobazie, in flow, in musica”. La musica che ha nutrito Jack, molto più degli amici che prima non aveva: “Quando frequentavo la scuola materna all’età di quattro anni – racconta all’Adnkronos – le mie insegnanti hanno raccontato ai miei genitori che una mattina noi bimbi dovevamo rispondere all’appello con il titolo di una canzone. Mentre i miei compagni citavano le classiche canzoncine del tipo ‘Il coccodrillo come fa’ o ‘Le tagliatelle di Nonna Pina’ io ho risposto ‘I just wanna feel’ di Robbie Williams precisando che il titolo esatto era ‘Feel’”.

Quel magazzino di note ora ha trovato uno spazio tutto suo nel cuore e nella testa di Jack che, dopo un primo singolo-vetrina dal titolo Cni (‘Non mi dire aspetta, sono di fretta, Nell’etichetta Cni, Suona la campanella, ti frastuono, nella cassa vecchia. Sono the trick) e altri che sono seguiti, ora si è fatto conoscere di più, condividendo un pezzo importante della sua vita attraverso la storia di un bambino bullizzato a scuola che è il protagonista del singolo ‘Nasa’ : …’Mi menano a merenda rubano pure quella la prof è disattenta Mentre rientro in cella Dico al tempo aspetta Ma non mi ascolta nessuno…’). Ma la sindrome di Tourette, che ha penalizzato l’infanzia di Jack, gli ha dato anche qualche vantaggio: “Nella mia infanzia purtroppo ho avuto solo il gruppetto dove mi sentivo a disagio e preso in giro, ma ripensandoci ora mi sento fortunato e penso di riuscire a vedere il tutto con un occhio molto più sensibile di altri“.

‘Da ora divento ribelle/Ho già troppi segni sulla pelle/ Ora non mi frega di niente/ E da perdente divento vincente/’, canta Jack in ‘Nasa’, ed è facile capire come il vestito sonoro che si senta meglio addosso sia il rap, la musica del riscatto, della ribellione: “Il genere e lo slang che mi appartengono di più sono il rap e il trap, tra le rime e i suoni di rivalsa. Finite le superiori, al posto del viaggio di maturità, ho deciso di comprare il mio akg C 314 , un microfono da studio ottimo attaccato alla scheda audio della Scarlett Focusrite. Mi sono cimentato nell’utilizzo dei programmi per fare musica in modo totalmente amatoriale crescendo sempre di più. Ora, in genere, sono io che produco le basi su cui scrivere“.

Rap sì, ma senza chiudersi troppo: “E’ vero che penso di essere più vicino al panorama rap e trap, però quello che è musica è musica davvero, non mi soffermo più a targhettizzare quello che è un genere musicale. Racchiudo tutto in una sola parola, musica, musica che emette vibrazioni e provoca emozioni nel petto. Scrivo canzoni d’amore, parlo di me, parlo di storie inventate, di divertimento, di quello che vivo adesso, a volte scrivo dissing per mettere in risalto il mio ego”. Il dissing è molto frequente nei pezzi rap, “frecciatine che mandi contro qualcuno per autoconvincerti che tu vali, per renderti così più sicuro”. Jack si sente insicuro, quindi e dato il pregresso non c’è da stupirsi. Il bello è che per lui in cima alla piramide ci sono proprio quei bulli che lo hanno preso in giro: “Non ho dubbi che siano loro i più insicuri, più insicuri di chi prendono di mira”.

Di certo Jack ha il coraggio della semplicità e di manifestare i proprio sentimenti: “Ho una sorella, nata il 28 febbraio del 2005, si chiama Sofia e sono veramente orgoglioso di essere suo fratello, merita il meglio che possa offrirle questo mondo … quando si parla di lei sia in casa che in giro, mi si gonfiano gli occhi di entusiasmo, cerco sempre di non darle fastidio e di difenderla anche se non ha ragione. La mia famiglia è unica, è grazie a loro se ora sono qui, se ho dei valori da trasmettere, se riesco ad essere indipendente. Pur vivendo con loro, infatti, so prendermi cura della casa, so cucinare, insomma me la cavo. Con mio babbo mi scontro, ma ho una grande stima per lui, mi sembra di avere a che fare con un Re e anche con una Regina, la mia mamma: è lei la colonna portante della dinastia Jack The Trick!”.

“A 7 anni – confida Jack – sono riuscito a farmi comprare l’album ‘Bugiardo’ Di Fabri Fibra, causandole anche un trauma per il contenuto dei testi, per poi passare a ‘Dogocrazia’ dei Club Dogo, a tutto volume nella macchina del nonno. E così ogni volta che partiva un pezzo il nonno mi chiedeva ‘Giaco, è Fibra questo?’ che tradotto in dialetto romagnolo suona : ‘Giacoo, Lè Fibra Quest??’”. Giacomo Tassinari, in arte Jack The Trick, è di San Marino e chiacchierando con lui si sente subito che ama proprie radici e che è spontaneo, senza l’urgenza di stare nei dogmi del suo mondo. “Al di là del mio interesse per il rap, ho ascoltato un po’ tutto. Duran Duran, Tears for fears, Spandau Ballet, Cindy Lauper, Michael Jackson, i Queen, i Police. Qualche volta ammetto che mi pompo Claudio Villa e Sergio Endrigo. Roba che spacca ancora di più sentita da un rapper. A dir la verità è stato mio nonno a passarmi la hit di Claudio Villa dal titolo ‘Usignolo’”.

Jack manda giù musica a tutto spiano e ha il cervello che corre come la sua moto, la ‘Kawasaki’ che ha dato il titolo ad un altro dei suoi brani: “Quello che mi passa per la mente è indescrivibile, vado a 280 km orari con la testa tanto che a volte, pur essendo ispirato, non riesco a stare dietro a quello che ho bisogno di dire, sia musicalmente sia verbalmente. La mia bisnonna ha sempre detto fin da quando ero piccolo che avevo il pensiero veloce”.

Un pensiero che corre così veloce da superare in fretta le strettoie degli schemi in voga: “Quello che non mi piace di questo mondo – torna a bomba – è l’omologazione che si è creata, che per forza devi fare quello che fanno tutti. Non mi sono mai sentito come gli altri, non per la Tourette, ma perché non fa differenza se tutti vanno in discoteca e io no“. E i social? “Sono molto importanti per il rapporto con il pubblico, ma non li uso tanto e non li uso al meglio per farmi conoscere, forse è perché ancora non sono riuscito ad arrivare a ciò che sogno da sempre e cioè riuscire a fare questo mestiere”. Ora c’è un album che lo aspetta, un album a cui Jack sta già lavorando, nonostante il lockdown che però non lo tiene lontano dai suoi affetti, a quattro zampe e non solo: “Ho una gatta obesa che amo infinitamente: la mia Giselle. Parlo con lei come se fossi un matto, ma penso anche che lei mi ascolti. E poi sì, sono fidanzato da due mesi circa ma e devo ammettere che con Lei mi sento già ‘a casa’”.

Jack The Trick, 23 anni 19 passati a pensare alla musica che lo ha preso per mano e, saltando con lui gli ostacoli, lo ha portato fino a qui con un desiderio nel cuore che dà forma alle sue giornate, una dopo l’altra: “Io non so cosa ci sia dopo, se una triste bara dove ti seppelliscono o un Paradiso con tutti i tuoi cari, ma so di certo che in questa vita ho bisogno e devo realizzare il mio sogno più grande, che è quello di fare musica, di salire su un palco e dare il massimo , di riuscire a farmi sentire da più gente possibile, svegliarmi e sentire i miei pezzi in radio, sono duro a morire, per questo… lotterò fino alla fine“.

(di Veronica Marino)