Governo, M5S: “No ai tecnici”. Ma spuntano i grillini per Draghi  

Mentre il Movimento 5 Stelle ribadisce il no all’ipotesi di un governo tecnico, i “grillini per Draghi” provano a uscire allo scoperto e non chiudono alla possibilità di appoggiare un esecutivo presieduto dall’ex numero uno della Banca centrale europea. Nella lunga assemblea dei gruppi parlamentari, il capo politico Vito Crimi – contestatissimo dagli eletti per la gestione delle ultime trattative – rimarca la linea ufficiale del M5S: “Un governo tecnico non fa il bene del Paese, abbiamo già dato”. Anche per il ministro degli Esteri uscente Luigi Di Maio occorre “trovare una sintonia politica” con “un governo politico”. E la maggioranza degli interventi (da Alfonso Bonafede a Paola Taverna) si inserisce nel solco tracciato dai vertici: sì a un esecutivo politico, no ai tecnici.

Ma al netto delle posizioni che segnano una totale chiusura (vedi Danilo Toninelli, per il quale il no a Draghi “è doveroso”, o Pino Cabras), non mancano le voci di coloro che vorrebbero andare a “vedere le carte”. La pensa così, per esempio, Sergio Battelli: “Governo politico? Sono d’accordo. Sappiamo cosa ci dirà Draghi? No. E allora credo che dovremmo giocare a carte scoperte e vedere cosa ci proporrà… Monti nasceva in una fase di austerity, Draghi si colloca in un’altra fase storica: oggi dobbiamo spendere tanto e bene”, ha spiegato il presidente della Commissione Politiche Ue.

“Non possiamo dire di no a Draghi senza una riflessione di profondità – dice all’Adnkronos il collega Francesco Sapia – senza averci parlato e senza averlo ascoltato”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex ministro della Salute Giulia Grillo: “Visto che fino a ieri condividevamo un tavolo di lavoro con Renzi, mi fa pensare che per qualcuno nel Movimento 5 Stelle Renzi sia più responsabile di Draghi. Il no a priori a Draghi mi sembra eccessivo. Non pensate ci possa essere prima una discussione interna, anche nel rispetto delle indicazioni del Presidente Mattarella?”.

Per il deputato Giorgio Trizzino “sarebbe da irresponsabili” sottrarsi “all’appello alla responsabilità che è stato rivolto dal Capo dello Stato a tutte le forze politiche”. Ma se Draghi otterrà l’incarico, scrive su Fb il medico siciliano, “il suo governo dovrà rappresentare le forze politiche che lo sosterranno ed essere composto da ‘ministri politici’ e rappresentativi in linea di continuità con la precedente esperienza”.

Anche secondo Carla Ruocco – intercettata dai cronisti nei pressi di Montecitorio – “è prematuro dire di no a Draghi”. Il ministro uscente ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà è uno dei possibilisti: “Penso sia necessario sedersi a un tavolo con Draghi e capire cosa ci propone. Se rimaniamo fuori – ha detto nel corso della riunione dei gruppi – non possiamo contribuire al Piano nazionale di ripresa e resilienza, al piano vaccini… Vediamo le carte e poi ne discutiamo”.

Federica Dieni suggerisce di “entrare nel governo con qualche nostra personalità di rilievo” perché “se si dice di no a Draghi non restano che le elezioni”. Nemmeno i deputati Marta Grande e Filippo Gallinella sbarrano la porta a ‘Supermario’: ascoltiamo e poi si decide. Per il senatore Primo Di Nicola non esistono i presupposti per avventurarsi nuovamente nella costruzione di una alternativa prettamente politica: “E con quali forze politiche dovremmo farlo, questo governo?”.

Il dibattito è aperto anche nelle chat: “Io voglio sentire programma e squadra prima di esprimermi”, scrive il deputato Maurizio Cattoi. Dieni – tra le più critiche nei confronti di Crimi – commentando le parole dei colleghi contrari al ritorno dei ‘tecnici’ a Palazzo Chigi, chiede: “Scusate, ma Conte non era un tecnico?”. Sullo sfondo resta viva l’ipotesi di una rottura: “Il Movimento tiene se dice sì a Draghi con un governo politico altrimenti ci sarà una deflagrazione atomica”, confida un big grillino all’Adnkronos.

(di Antonio Atte)