Governo Draghi, Salvini tentato dal sì: “Se entriamo, mettiamo ministri”  

(Adnkronos)

Ministri leghisti”, “no a ipotesi di appoggio esterno”, “no a governi tecnici”. A 24 ore dall’incontro con Mario Draghi, Matteo Salvini aggiunge pezzi al suo ragionamento. Sul primo tema, se dalla Lega arriverà l’appoggio a Draghi – le cui percentuali crescono di ora in ora – , Salvini si spinge dove mai era arrivato: “Noi non facciamo le cose a metà, se ci siamo ci siamo”, di conseguenza si punta a un esecutivo politico, di cui Draghi si dovrà fare carico, decidendo quali partiti imbarcare e soprattutto in che forma. Spuntano i ministri della Lega, con Giorgetti tra i nomi più gettonati.

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Poi, negli stessi minuti in cui Giorgia Meloni conclude le consultazioni con Draghi, mettendo nero su bianco il no di Fdi al governo, Salvini sembra far cadere pure il veto a una sua possibile coabitazione al governo con gli ex alleati del M5S: “Chi sono io per dire ‘tu no’. Noi con Draghi non diremo non voglio tizio”. La strategia di ingaggio, a questo punto, sembra quella di giocarsela fino in fondo: “Noi ci siamo, pronti a metterci la faccia”. Domani alle 11 il leader leghista salirà al primo piano di Montecitorio e lo dirà a Mario Draghi.

Crollano, nel frattempo, le quotazioni di una Lega che si astiene: “Non vedo ipotesi strampalate, governi tecnici o appoggi esterni”. “Se parteciperemo lo faremo da primo partito italiano”, scrive il leader della Lega su Twitter, ribadendo la scelta di mettersi in prima fila. “Con il professor Draghi – annuncia – parleremo domani della nostra idea di Italia, non possiamo dire ‘sì’ o ‘no’ a prescindere, in un momento in cui l’interesse del Paese deve venire prima di quello dei partiti”.

“Di certo diremo di no all’aumento delle tasse e Imu, no alla patrimoniale evocata da Grillo, no all’azzeramento di quota 100. Gli italiani chiedono coraggio e serietà”. Nell’ex partito del Nord si preferisce il silenzio, in attesa di sciogliere il nodo.