Governo Draghi, al via oggi nuove consultazioni  

(Adnkronos)

Nuovo giro di consultazioni, oggi e domani, per il premier incaricato Mario Draghi. Ora per l’ex presidente della Bce è il momento delle risposte, dopo i colloqui dei giorni scorsi in cui ha ascoltato molto e parlato poco. Sul tavolo c’è dunque la ‘sintesi’ dopo le indicazioni delle forze politiche. Un perimetro che potrebbe chiarire l’orizzonte temporale dell’esecutivo e la natura della squadra. In tutto questo si inserisce il premier uscente Giuseppe Conte che, intervenendo all’assemblea congiunta M5S, ha detto ai deputati e senatori grillini che non entrerà a far parte dell’esecutivo Draghi.

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Conte: “Non entro nell’esecutivo

Il premier uscente Giuseppe Conte, intervenendo all’assemblea congiunta M5S, ha detto ai deputati e senatori grillini che non entrerà a far parte dell’esecutivo Draghi. Lo rivelano all’Adnkronos diversi parlamentari che hanno assistito al suo intervento. “Voltare le spalle al presidente incaricato, sarebbe come voltare le spalle al Paese” avrebbe aggiunto, poi. “Non è il momento dell’autolesionismo e dell’autoesclusione”. “Dobbiamo incidere come Movimento nell’azione del prossimo governo – ha proseguito Conte – perché abbiamo portato una spinta innovativa e di onestà. Vogliamo una transizione energetica vera. Come l’abbiamo impostata, non farne una finta”. Il governo Draghi dovrà avere un “perimetro politico ben delineato, non indefinito”, perché “un perimetro troppo ampio sarebbe inconcludente e difficile da gestire”.

Squadra di governo e programma

La natura della squadra del governo che deve nascere è tormentato per Pd e Leu con la prospettiva di sedere al governo insieme alla Lega. E di qui la ‘speranza’ dei dem che l’impostazione del programma possa mettere in difficoltà i leghisti. Dal fronte di Matteo Salvini al momento arrivano conferme di quanto detto dopo l’incontro tra la delegazione con il premier incaricato: “Lascio volentieri a altri le etichette di europeista o anti europeista. Io -dice Salvini- sono una persona molto pragmatica, molto concreta. Se nei prossimi mesi – e di questo abbiamo parlato con Draghi, non di storia o di geografia – si parlerà di tasse e di burocrazia, di come far ripartire i cantieri fermi e dare un po’ di respiro alle famiglie, ai commercianti e agli imprenditori, io ci sto”.

Mentre la politica parla, si interroga tra calcoli e timori, Draghi continua il suo lavoro di sintesi tenendo conto – come dimostra l’ampio spazio dato alle consultazioni – delle posizioni delle forze politiche e del Parlamento. Quello che ci si aspetta è intanto un’offerta programmatica da parte del presidente incaricato.

Con tutte le incognite del caso, rimbalzano nomi e ipotesi nei rumours parlamentari. La convinzione, intanto, è che la politica ci sarà nel governo. In quale peso e misura, si vedrà. Un ministro per partito? Due per quelli maggiori? Da palazzo Chigi sono stati smentiti attriti con Di Maio a cui i 5 Stelle danno per certo spetterà un ministero. Se ci sarà una seconda casella da occupare in pole c’è Stefano Patuanelli o, a sorpresa, Stefano Buffagni. Sul fronte Pd non si esclude l’ingresso di Zingaretti, ma circolano anche i nomi di Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Per Forza Italia il nome più accreditato è quello di Antonio Tajani. In Lega sul nome pochi dubbi, Giancarlo Giorgetti è decisamente in pole, ma si fa largo anche un’altra big, quota rosa: Giulia Bongiorno. In subordine gira anche il nome dell’ex ministro Gian Marco Centinaio. Tra i partiti minori Bruno Tabacci potrebbe vedersi riconosciuto un ruolo.

Teresa Bellanova resta il nome in pole per Italia Viva. Una delle pochissime donne che continua a circolare nel toto-nomi. Come sempre. Da ieri si è aggiunto quello di Emma Bonino legata, tra l’altro, a Draghi da un rapporto di stima e affetto. Mentre si fanno anche i nomi tre azzurre, tutte già ex ministre: le capigruppo Anna Maria Bernini e Maria Stella Gelmini e la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna.

C’è poi il capitolo Leu dove le due anime – quella ‘bersaniana’ di Articolo Uno e quella di Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni – potrebbero avere sensibilità diverse sul via libera a un governo con la Lega. Per Arturo Scotto, coordinatore di Art.1, quello che “è fondamentale è preservare l’alleanza Pd-M5SLeu”. Non è escluso un nuovo tavolo -come quello convocato nei giorni scorsi da Zingaretti- nelle prossime ore. Nel caso, Leu giocherà la carta Roberto Speranza, nel governo Conte tra i ministri che godevano di maggior consenso.

Se invece la scelta dovesse cadere su un tecnico, resta in pole position il nome di Rocco Bellantone, direttore del governo clinico del Gemelli e preside della Facoltà di Medicina della Cattolica di Roma, che darebbe garanzie sul fronte della competenza e delle capacità gestionali. E restando in questo ambito, ricorrente da giorni, c’è il nome di Marta Cartabia come potenziale Guardasigilli, Luciana Lamorgese confermata all’Interno. Per il Mef continua a circolare il nome di Fabio Panetta insieme a quelli di Dario Scannapieco e Lucrezia Reichlin. Potrebbe andare ad occupare la casella del Lavoro, Enrico Giovannini, allo Sviluppo economico potrebbe concorrere Andrea Prencipe, Rettore dell’Università Luiss Guido Carli. Nei rumours resiste anche l’ex ‘mister Spending Review’, Carlo Cottarelli.C

Calendario consultazioni

Ad aprire il calendario delle consultazioni, oggi alle 15, sarà il gruppo Misto della Camera fino alle 17.30 con le Autonomie (in mezzo, il Movimento italiani all’estero, Azione, +Europa, i radicali, Noi con l’Italia, Cambiamo, Centro democratico). Domani ai parte alle 11: i primi a sedersi di nuovo al tavolo con Draghi saranno i cosiddetti ‘responsabili’, il gruppo di Europeisti-Maie-Centro democratico nato al Senato dopo le dimissioni di Conte. A seguire Leu, Italia viva, Fratelli d’Italia, Pd, Forza Italia, Lega e M5s.

Cosa succede nei prossimi giorni

E’ probabile che il premier incaricato salga nuovamente al Quirinale mercoledì per sciogliere la riserva e definire la lista dei ministri con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cui spetta il potere di nomina, su proposta del capo dell’esecutivo. Possibile che tutto avvenga nel pomeriggio, visto che in mattinata, alle 11, il Capo dello Stato parteciperà alla Camera alla celebrazione del Giorno del Ricordo. Se il timing verrà rispettato, giovedì potrebbe essere la giornata del giuramento, ed entro la settimana, massimo all’inizio della prossima, dovrebbe arrivare la fiducia del Parlamento. Venerdì pomeriggio, invece, potrebbe esserci la prima uscita ufficiale di Draghi presidente del Consiglio, in occasione delle celebrazioni per l’anniversario dei Patti Lateranensi, in programma all’ambasciata italiana presso la Santa sede.

Nelle scorse ore naturalmente non sono mancati i contatti tra Draghi e Mattarella, per aggiornarlo sull’evoluzione del suo tentativo. Il Capo dello Stato, sempre attento a non interferire nelle dinamiche governo-Parlamento, tuttavia in questa occasione è particolarmente interessato a capire come stia procedendo il lavoro del premier incaricato. Non gli ha fissato limiti di tempo, gli ha concesso ampia libertà per la definizione del perimetro politico della maggioranza parlamentare e, conseguentemente, nel delineare profili e nomi dei ministri.

Tuttavia la natura dell’esecutivo che si va formando -un governo del presidente o, si potrebbe anche dire, dei presidenti, “di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica”- presuppone un’interlocuzione tra il Colle e il futuro inquilino di palazzo Chigi prima che si arrivi allo scioglimento della riserva, per uno scambio di vedute e qualche consiglio utile, che faciliti l’avvio di una navigazione che si preannuncia comunque complessa.