Covid Italia, sempre più morti tra i medici: sono 319

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Si allunga quotidianamente la lista dei medici morti per Covid-19 in Italia. Salgono a 319 le vittime della pandemia.

Gli ultimi ‘caduti’ ricordati dalla Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri sono Giuseppe Basso, già direttore dell’Oncoematologia pediatrica di Padova, e Carlo De Luca gastroenterologo di Tivoli (Roma).

Basso, scomparso all’indomani della Giornata mondiale contro il cancro infantile dopo una vita passata a combatterlo, è stato ricordato oggi dalla Regione Veneto e dall’università di Padova. “Il Covid ci ha portato via la stella cometa delle cure per i bambini malati di tumore – ha dichiarato il governatore Luca Zaia – Con Giuseppe Basso la sanità veneta perde non solo un grande clinico, ma anche una persona incomparabile per le qualità sul piano umano, che ho avuto la fortuna di conoscere molto bene”.

Classe 1948, Basso fondò la Scuola di Oncoematologia pediatrica a Padova e in Italia, sottolineano dall’ateneo patavino che riporta lo stralcio di un’intervista rilasciata dall’esperto nel 2018: “Oggi – affermava – più dell’85% dei bambini che si ammalano di tumore diventeranno grandi, avranno una vita normale, potranno avere dei figli e ricordare come un episodio passato il fatto di aver avuto un tumore. A Padova abbiamo fatto uno sforzo organizzativo e finanziario per poter essere centro di riferimento per tutta Italia e garantiamo quello che è il top della diagnostica mondiale. Abbiamo reso l’Italia uguale: ogni bambino che si ammala avrà la diagnosi nel medesimo tempo e la stessa possibilità di cura, sia che provenga da un grande centro o da una zona periferica del nostro Paese”.

“Scienziato di valore e medico appassionato – lo ha descritto il rettore di Padova, Rosario Rizzuto – il professor Basso con competenza e determinazione ha applicato i progressi della scienza alla cura dei giovanissimi pazienti, che nei momenti difficili della malattia in lui hanno trovato le terapie più efficaci e un sorriso amico. Intelligente, critico, ironico, mai banale, di lui ricordo tante discussioni accese, animate dalla comune passione per la scienza e da una profonda stima reciproca. Mancherà a tutti noi”.

Caso Iit, ex moglie Cingolani: “Non ci ho guadagnato niente”

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“Il nostro rapporto personale è finito nel 2000, non ero la moglie di Cingolani ma una collega come tante altre“. Inizia così l’intervista di notizie.it a Rosaria Rinaldi, Professore ordinario di Fisica della Materia presso il Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” dell’Università del Salento a Lecce.

La prof.ssa Rinaldi, già responsabile della commessa CNR “Nanotecnologie per la scienza della vita”, è la ex moglie del neo ministro alla transizione ecologica Roberto Cingolani.

“Io non sono stata nè direttrice, nè responsabile di alcun centro, mi riferisco al National Nanotechnology Laboratory poi confluito nel Cnr-Istituto Nanoscienze” ha precisato, in relazione alle polemiche sollevate sul passato lavorativo di Roberto Cingolani che la vedono protagonista nell’intreccio di nomine legate alla direzione del laboratorio per le Nanotecnologie di Lecce.

“Non ho mai avuto nessun ruolo di gestione di comando nè locale, nè centrale di quel centro” ha sostenuto, in contrapposizione alla tesi secondo cui la stessa avrebbe ricoperto ruoli chiave all’interno della struttura.

“Sono stata solo responsabile scientifica di una convenzione di ricerca tra Infm, Cnr e Iit, che è ben altro, su tematiche di ricerca di cui mi occupavo e di cui ancora mi occupo. All’epoca ero una delle poche persone in Italia, forse l’unica occupata su quelle tematiche anche all’interno delle commesse (i grandi filoni di ricerca) del Cnr.

Si è trattata di una responsabilità puramente scientifica e non di una direzione di un centro” ha concluso.

A proposito delle vicende legate alla collaborazione che si era instaurata nel 2005 tra l’Iit e Nnl, un’operazione che aveva mosso circa 3,5 milioni di euro di fondi pubblici, Rinaldi chiarisce “Bisogna ricostruire la storia. L’Iit era partito in sordina. C’era questo grande progetto voluto da Tremonti e Grilli, la grande idea che portava alla nascita dell’Istituto Italiano di Tecnologia: si erano trovati dei fondi sotto il Ministero del Tesoro e non del Miur, ed era stata riconosciuta la capacità strategica del Prof. Cingolani nel portare avanti questo tipo di iniziative dato che in maniera pionieristica aveva fondato l’Nnl”.

L’ex moglie di Roberto Cingolani ha poi sottolineato alcuni passaggi, utili a comprendere la natura della convenzione che era intercorsa tra i due laboratori: “All’epoca però non c’era l’Istituto, non c’era ancora la sede, non c’era proprio neanche il building, la costruzione, non c’era niente. Per poter partire bisognava iniziare con la ricerca. Le attività di ricerca erano state identificate dal professore come promettenti per gli investimenti futuri e per farle confluire nell’Iit che stava nascendo. Un’idea che ha sempre portato avanti il professor Cingolani, che io condivido, era che prima bisognava dimostrare di essere bravi e poi ci si faceva dare i soldi. Il fatto di avere questi centri, ce n’erano 5 o 6 di sedi in Italia, su tematiche di ricerca diversa era perché bisognava formare il personale, giovani ricercatori, dottorandi e iniziare a lavorare su queste linee strategiche che poi sarebbero tutte confluite nell’Iit, come poi è stato tra l’altro. Molti dei ragazzi formati da me nell’ambito di quella convenzione sono andati a lavorare all’Iit e sono ancora lì.

Sulle accuse che sono state mosse nei suoi confronti e che alludono a un certo “favoritismo” da parte del neo ministro verso il laboratorio che lo stesso aveva fondato e in cui la professoressa svolgeva l’attività di ricerca e formazione, la Rinaldi ha risposto: “Penso di aver portato bene avanti la missione che mi era stata affidata, senza nessun ritorno a livello personale. Io non ci ho guadagnato niente, ho fatto il mio lavoro di ricercatrice e formatrice come tutt’ora faccio. Quando c’è una convenzione c’è un interesse da ambo le parti, io sono entrata in gioco perché quelle erano le mie tematiche all’epoca”.

Sulla questione legata alle assunzioni in Iit dei Barbieri, rispettivamente il marito e il figlio della babysitter (il primo come tecnico di laboratorio, il secondo come categoria protetta) della famiglia Cingolani, Rosaria Rinaldi ha dichiarato: “Barbieri non è stato uno dei miei studenti, ha lavorato al centro Iit di Lecce (ad oggi Cbn) come tecnico. Quella figura è esule dalla professione scientifica. Non c’entra assolutamente niente con la ricerca in sè. I miei figli avevano una babysitter, ma questi incarichi sono arrivati dopo, quando la moglie di Barbieri non era più nella mia famiglia. Di questa storia sinceramente non so niente. Posso dirle che io non formavo il personale tecnico-amministrativo, il mio lavoro era formare scienziati”.

Sulla nomina di Cingolani a ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare nel governo Draghi, ha commentato: “Lui è sempre molto più avanti, è una persona proiettata nel futuro e che riesce a vedere e prevedere in maniera quasi impressionante quali sono gli sviluppi, le idee e le innovazioni su cui si deve puntare. Non ho mai conosciuto una persona come lui, ha dimostrato negli anni di saperci fare in questo campo. È un visionario in senso positivo, lui conosce la strada giusta per il futuro. Credo possa fare un buon lavoro, soprattutto se appoggiato da chi gli sta intorno. Non è mai stato legato a un partito. Non voleva essere di nessun colore. Lui mi diceva che se noi facciamo l’innovazione e abbiamo le idee per portare avanti il paese, qualsiasi partito sarebbe dovuto venire da noi e giustamente ha sempre avuto ragione”.

Vaccino Covid, Fontana: “Lombardia ferma su acquisti, serve via libera governo”

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La Lombardia è tra le Regioni che acquisterebbero i vaccini anti-Covid in autonomia. “Certo, ci siamo dati da fare, stiamo collaborando con Zaia, abbiamo i nostri collegamenti. Siamo fermi perché fino ad ora il Governo non autorizza gli acquisti da parte delle singole Regioni. Noi siamo rispettosi della legge e quindi aspettiamo l’autorizzazione”, dice il presidente della Regione, Attilio Fontana, a Mattino Cinque.

Al perché non arrivi l’ok a livello centrale “non so rispondere. Immagino che l’Italia avendo aderito al piano Von Der Leyen e si è vincolata a non fare acquisti al di fuori da questo piano. Penso che sia questa la ragione”, suggerisce Fontana, che non ritiene quello delle aste al rialzo un problema in questo momento: “L’asta comunque è in corso in altri Paesi, il principio è giusto ma il problema è che non ci sono le dosi”. Al momento, “le dosi non sono sufficienti per una vaccinazione di massa”.

Fontana “confida maggiormente nel nuovo Governo” e ritiene “ci debba essere un cambio di passo” sul fronte Covid. Non entra nel merito, ma sottolinea che in generale “si dovrebbe verificare un cambio di passo, esserci una maggiore interlocuzione con le regioni e avere risposte immediate”. “Si dovrebbe rivedere la metodologia con cui vengono assegnati i colori. Con il nuovo governo ci si deve trovare intorno a un tavolo e rivedere se tutto quello che è stato fatto fino ad oggi ha funzionato e nel caso apportare qualche modifica”, sottolinea.

Quanto a Guido Bertolaso con un incarico nazionale per l’emergenza Covid, Fontana dice: “Non lo consiglio a Mario Draghi perché me lo voglio tenere ben stretto in Lombardia. Spero che Bertolaso rimanga qui, visto che è una persona insostituibile”.

Covid Veneto, Zaia: “Voglio vaccini per tutti, lockdown solo su basi scientifiche”

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Voglio vaccini per tutti in Veneto. Il mio sogno è realizzare il ‘Veneto Covid free'”. Così il presidente del Veneto Luca Zaia nel corso del consueto punto stampa, in cui ha spiegato che sulla volontà di acquistare vaccini in proprio “ieri ne ho parlato con il commissario Arcuri: ho spiegato che ci eravamo rivolti ad Aifa e a sua volta ci ha dirottato su di lui. Il professor Arcuri, ha già sentito il dgl della sanità del Veneto Luciano Flor, che a sua volta ha richiesto il numero dei lotti dei vaccini”. “Qualora ci fosse confermata la fornitura per 27 milioni di dosi – avverte Zaia – il Paese non può girarsi dall’altra parte“.

“Flor – ha spiegato Zaia – sta facendo una verifica formale riguardo ai lotti e alle matricole questo non è fare politica ma abbiamo 5 milioni di veneti che potrebbero chiedere di essere vaccinati ed è solo questo quello che conta”.

Quanto al rischio varianti e alla richiesta di lockdown duro arrivato da più parti, Zaia è netto: “Chi propone il lockdown deve motivarlo con validazioni scientifiche. Per ora invece – afferma Zaia – ne sento parlare solo in modo aleatorio e c’è un grande dibattito anche a livello scientifico e allora mi viene anche qualche dubbio e ricordiamoci che con il lockdown tagliamo le gambe ai cittadini e alla comunità e quindi – ribadisce – per decidere il lockdown servono motivazioni scientifiche”.

Covid, studio: farmaci per il cancro al seno possono bloccarlo

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Da una famiglia di farmaci anticancro una nuova speranza contro Covid-19: i Serm (modulatori selettivi del recettore estrogenico), utilizzati per il trattamento del tumore al seno, sarebbero efficaci nel contrastare l’infezione da Sars-CoV-2 e il successivo sviluppo del virus. È quanto emerge da uno studio condotto da Monica Montopoli della Fondazione ricerca biomedica avanzata Vimm-università di Padova e Arianna Calcinotto dello Ior-Institute of Oncology Research di Bellinzona in Svizzera. La ricerca, condotta su 51.060 donne testate per Covid in Veneto, è pubblicata su ‘Annals of Oncology’.

Il lavoro – spiega una nota – è frutto della stretta collaborazione tra Vimm-università di Padova, Registro tumori veneto e Ior di Bellinzona. Partendo da risultati ottenuti dal Vimm lo scorso anno, secondo i quali i pazienti affetti da cancro alla prostata trattati con terapie di deprivazione androgenica (Adt) presentavano un minor rischio di infezione e di sviluppo di Covid-19 rispetto a pazienti con cancro alla prostata non trattati, il nuovo studio ha valutato il possibile ruolo degli ormoni steroidei contro il coronavirus pandemico.

Indagando l’influenza degli ormoni sessuali nel decorso di malattia Covid-19, in virtù del loro ruolo nella regolazione del sistema immunitario e delle diverse proteine coinvolte nell’infezione da Sars-CoV-2 come Ace2 e Tmprss, nel campione di donne testate è stata evidenziata una ridotta prevalenza di Covid in pazienti affette da tumori ormono-dipendenti in terapia Serm. “Lo studio suggerisce un effetto ‘off-target’ giocato dai Serm, che potenzialmente comporta un’alterazione nel meccanismo di fusione tra il virus e la cellula ospite – spiegano da Vimm e università di Padova – individuandone un possibile utilizzo clinico nel trattamento dei pazienti Covid-19”.

Questo risultato, in linea con la recente scoperta sviluppata dal consorzio pubblico privato Exscalate4CoV, finanziato dalla Commissione Europea con il bando Horizon 2020, che prevede un’efficacia di raloxifene quale potenziale farmaco contro Covid-19 – ricorda una nota – andrà ulteriormente verificato in una coorte più ampia di donne infette da Sars-CoV-2 e corretto in base a più variabili.

“Al fine di convalidare l’ipotesi che la regolazione ormonale possa essere implicata negli esiti clinici di Covid-19 – sottolinea Montopoli, Associated Investigator di Vimm – abbiamo valutato la prevalenza di infezione da Sars-CoV-2, ricovero ospedaliero e morte nelle donne affette da tumori ormono-dipendenti e in trattamento con anti-terapia estrogenica“.

“Il risultato che abbiamo ottenuto, seppur richieda un campione più ampio e ulteriori studi molecolari per far luce sul meccanismo e sull’effetto protettivo osservato nelle donne sotto trattamento con Serm – precisa la scienziata – individua una nuova e possibile strada per prevenire o attenuare gli effetti del virus”.

Variante inglese covid, cos’è e quali sono i sintomi

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La variante inglese del coronavirus spaventa in Italia, con il rischio di un aumento dei contagi. La variante inglese di Sars-CoV-2 – identificata con le sigle 20B/501YD1 oppure B.1.1.7- secondo gli esperti è sia “più contagiosa che letale”. “Al momento – ricorda l’Istituto superiore di Sanità – sono tre le varianti che vengono attentamente monitorate e che prendono il nome dal luogo dove sono state osservate per la prima volta. In tutti e tre i casi il virus presenta delle mutazioni sulla cosiddetta proteina ‘Spike’, che è quella con cui il virus ‘si attacca’ alla cellula”. Oltre a quella inglese, ci sono anche la brasiliana e la sudafricana.

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“La ‘variante inglese’ è stata isolata per la prima volta nel settembre 2020 in Gran Bretagna, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 9 novembre 2020. E’ monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata”, ed è stata “ipotizzata anche una maggiore patogenicità, ma al momento non sono emerse evidenze di un effetto negativo sull’efficacia dei vaccini”.

Fino a questo momento, spiega ancora l’Iss, non sembra “causare sintomi più gravi in nessuna fascia di età. La malattia si presenta con le stesse caratteristiche e i sintomi sono gli stessi di tutte le altre varianti del virus. In termini di trasmissibilità la variante ‘inglese’ manifesta un aumento per tutte le fasce di età, compresi i bambini”. 

La comparsa di varianti del patogeno responsabile della pandemia di Covid-19 non è inattesa. “I virus, in particolare quelli a Rna come i coronavirus – spiega infatti l’Iss – evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Mutazioni del virus Sars-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia”.

“Mentre la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo – precisa l’Istituto – qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia, o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione. In questi casi diventano motivo di preoccupazione, e devono essere monitorate con attenzione”.

Oliviero Toscani: “Condannato per diffamazione Salvini? Pago volentieri”

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“Siccome per dire quello che pensi bisogna pagare, pago volentieri per dire quello che penso. Quello che ho detto su Salvini lo ridirei, anche se sono stato condannato continuerò a dire la mia verità e il tempo mi darà ragione. Guardate che fine ha fatto Salvini! Ora corre sul carro dei vincitori”. Così all’Adnkronos Oliviero Toscani sulla sua condanna per diffamazione, confermata dalla Cassazione, nei confronti del leader della Lega Matteo Salvini per alcuni commenti pronunciati da lui nel dicembre 2014 durante la trasmissione di Radio 24 ‘La Zanzara’.

“Sono felice di avere questa possibilità – dice ironico il fotografo – quello che ho detto non è sbagliato, lavoro per guadagnarmi i soldi per dire quello che penso – ribadisce – Ognuno di noi investe i soldi per quello che vuole: ci sono quelli che li investono per andare in vacanza sugli yacht, quelli che li investono per i gioielli, io li investo per dire quello che penso. È un lusso, è come comprare un quadro o un opera d’arte parlata”, conclude Toscani. – Alisa Toaff

Bel tempo e temperature salgono, ecco dove

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Sole e temperature in salita in Italia, con qualche pioggia a disturbare. Nel corso della settimana un vasto campo di alta pressione andrà via via espandendosi su gran parte dell’Italia e il clima tornerà amabile. Il team del sito ilmeteo.it sottolinea che già da oggi i valori massimi delle temperature tenderanno ad aumentare un po’ ovunque, dopo un risveglio ancora piuttosto freddo specie sulla Pianura Padana; ma sarà da mercoledì 17 che le cose cambieranno in maniera più netta, grazie alla rotazione dei venti dai quadranti occidentali. La colonnina di mercurio potrà raggiungere punte di 12°C a Torino, Milano e Bologna, fino a 11 gradi a Firenze, 12 a Roma e picchi di 14-16 gradi sulle regioni meridionali.

Il meteo.it avvisa che nel corso della giornata di giovedì 18 qualche debole pioggia potrà interessare la Liguria e il Basso Piemonte, il tutto in un contesto termico sempre piuttosto mite per il periodo; nei giorni successivi vi sarà un’ulteriore rimonta anticiclonica su tutta l’Italia, con clima sempre primaverile al Centro-Sud e con il ritorno di qualche banco di nebbia su molti tratti della Val Padana, dove il clima si manterrà meno gradevole rispetto al resto del Paese a causa del minor irraggiamento solare che ostacolerà l’aumento termico.

NEL DETTAGLIO

Martedì 16: al Nord, cielo a tratti coperto sulla Liguria, con deboli piogge. Altrove, nubi sparse. Al Centro: nuvolosità via via più compatta sulle regioni tirreniche e sull’Umbria, con piogge sul Nord della Toscana.

Al Sud, cielo sereno o al più poco nuvoloso ovunque.

Mercoledì 17: al Nord, nubi anche fitte su tutte le regioni, con piogge sparse sulla Liguria. Sole sui rilievi. Al Centro: cielo coperto sulle regioni tirreniche, piogge sul Nord della Toscana

Al Sud, nubi sparse su tutti i settori.

Giovedì 18: al Nord, deboli piogge su Liguria e Basso Piemonte. Nubi compatte e qualche nebbia sulla Pianura Padana. Centro: qualche pioggia sull’alta Toscana, cielo spesso coperto sul Lazio. Più sole sulle regioni adriatiche. Sud: cielo sereno o al più poco nuvoloso dappertutto.

Sci Abruzzo, Marsilio: “Stagione finita”

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“Tranne le stazioni in alta quota, a marzo inoltrato la maggior parte non ha più la neve, di fatto la stagione è finita. Bisogna rapidamente prendere una decisione seria: dire ‘non si può sciare, è pericoloso’ e si indennizza il fatturato della stagione persa. Una proposta onesta sarebbe quella di prendere una media del fatturato degli ultimi tre anni e su quella tarare un indennizzo”. Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio ospite di SkyTg24, sottolineando che “l’Abruzzo è la principale stazione sciistica, escluso l’arco alpino. Noi essendo in arancione abbiamo evitato la beffa delle piste pronte. Gli imprenditori sapevano già da giovedì che non si poteva aprire e hanno evitato di fare le ultime spese per gli interventi. Tutto questo ha ammortizzato la delusione e il danno”.

“Ho sempre contestato la mancanza di chiarezza dei percorsi – ha sottolineato Marsilio – Non mi spaventa né chiudere né aprire. Ho fatto le zone rosse senza attendere le decisioni del Ministero. Anche oggi a Chieti e Pescara dove i due terzi dei casi sono da variante inglese ho fatto, in maniera prudente, la zona rossa senza attendere che me lo chiedesse il Ministero. Il problema che frena anche le Regioni e apre il conflitto è che ad oggi dopo un anno dall’inizio di questa pandemia non c’è stata una adeguata capacità di copertura economica del danno che si crea con le chiusure. Se questo ci fosse stato nessuno avrebbe protestato più di tanto”.

Marsilio ha infine ricordato che ”Speranza fino a sabato non aveva poteri, è l’effetto collaterale di una crisi irresponsabile. Sabato ha potuto ascoltare i suggerimenti dei suoi consulenti e assumere le sue decisioni. Penso che decidere dalla notte alla mattina sia sbagliato e ingiustificabile perché durante la notte non è caduto un asteroide. C’è una pandemia in corso da un anno, c’è una scadenza più volte rinviata e ogni volta che si rinvia si è prodotto un danno perché tutte le volte è arrivato a poche ore dalla scadenza”.