Mercoledì 27 gennaio videoforum con i vertici dell’Abi  

(Adnkronos)

Andrà in onda domani dalle 11.00, in diretta streaming sul sito di Adnkronos, il videoforum al quale parteciperanno il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, il direttore generale dell’associazione, Giovanni Sabatini e il vicedirettore generale, Gianfranco Torriero. Al centro dell’incontro, in esclusiva per Adnkronos, le tematiche di attualità, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alle nuove norme che interessano il settore del credito, fino al ruolo centrale che il comparto bancario sta giocando in piena emergenza sanitaria internazionale. Si potrà seguire l’evento collegandosi al link https://www.facebook.com/AgenziaAdnKronos/posts/10160671363933135.

Oggi alle 11:00 sul sito Adnkronos il videoforum con i vertici dell’Abi 

(Adnkronos)

In diretta streaming sul sito di Adnkronos, il videoforum al quale partecipano il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, il direttore generale dell’associazione, Giovanni Sabatini e il vicedirettore generale, Gianfranco Torriero. Al centro dell’incontro, in esclusiva per Adnkronos, le tematiche di attualità, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alle nuove norme che interessano il settore del credito, fino al ruolo centrale che il comparto bancario sta giocando in piena emergenza sanitaria internazionale.

Rc auto, un italiano su 4 vuole ‘rimborso per Covid’  

(Adnkronos)

Quasi un automobilista su quattro vorrebbe dalle assicurazioni un rimborso sul prezzo dell’Rc auto nel 2021 dopo il calo del traffico e il crollo dei sinistri nel 2020, soprattutto con le ulteriori misure restrittive decise per contenere la diffusione del Covid19. È quanto emerge da un’indagine di Nielsen realizzata per Prima Assicurazioni, che ha intervistato un campione di assicurati. In particolare, il 23,6% degli intervistati si aspetta che venga riconosciuto una quota di rimborso ai clienti visti i risparmi fatti nel 2020 dalle assicurazioni con la caduta dei sinistri, mentre solo il 7,7% degli intervistati ritiene che le compagnie abbiano già fatto già fatto tutti gli sforzi dovuti per venire incontro ai propri clienti.

L’Ivass ha inoltre rilevato un prezzo medio della tariffa Rc auto in calo del 5% nel periodo luglio-settembre 2020, a 389 euro, subito dopo la fine del primo lockdown. Adesso il 36,9% degli automobilisti si aspetta una ulteriore riduzione dei prezzi con le nuove misure restrittive, mentre il 20,2% ritiene che non ci sarà nessun calo aggiuntivo delle tariffe perché le zone rosse e arancioni sono limitate geograficamente e nel tempo.

“Il premio Rc auto ha registrato certamente un calo dovuto alla riduzione del traffico e dunque dei sinistri, ma in misura minore rispetto all’effettiva magnitudine del fenomeno, probabilmente a causa dell’enorme incertezza riguardo la diffusione della pandemia nei prossimi mesi e delle relative restrizioni imposte per contenere il fenomeno, che ingessa una possibile reazione decisa da parte delle compagnie assicurative.”, spiega Giacomo Testa, Head of Analytics di Prima Assicurazioni. “In ogni caso – aggiunge – i prezzi della polizza auto stanno registrando già da diversi anni una pressione al ribasso indipendentemente dai recenti lockdown, come dimostrano le rilevazioni dell’Ivass, che segnala un costante calo del prezzo dell’Rc auto negli ultimi anni”.

Il governo aveva attivato durante il primo lockdown la possibilità di portare i 15 giorni di proroga per il rinnovo della scadenza della polizza della propria auto fino a 30 giorni, per venire incontro alle difficolta degli automobilisti per l’emergenza sanitaria. Per il 66,7% degli intervistati l’esecutivo avrebbe dovuto riattivare la misura insieme con il meccanismo che prevede la suddivisione in zone gialle, arancioni e rosse e per la circa la metà di loro il provvedimento sarebbe dovuto valere almeno per le zone rosse. Il 16,6% ritiene invece “inutile o complicato” riproporre la proroga di ulteriori 15 giorni al rinnovo della polizza allo stato attuale, mentre il restante 16,7% non ha un’opinione sulla questione.

Gli italiani approvano l’esenzione del bollo auto per i redditi bassi

La Regione Sicilia ha deciso l’esenzione dal bollo auto 2020 per le vetture immatricolate prima del 31 dicembre 2010 e appartenenti ad automobilisti con redditi inferiori a 15 mila euro annui, come sostegno a seguito dell’emergenza Covid19. Secondo l’80% degli intervistati si tratta di una misura giusta che le regioni dovrebbero attivare nel 2021, anche se per il 12,1%% è una misura giusta soltanto se ci sono abbastanza risorse finanziarie per attuarla senza penalizzare altri servizi essenziali. Appena l’8% degli intervistati ritiene che sia un provvedimento sbagliato, mentre il 12% non ha un’opinione sull’argomento.

Anticipo Tfr, ecco quanto viene tassato  

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La legge prevede che il lavoratore possa richiedere un’anticipazione della liquidazione in alcuni casi. Ad esempio: sei un lavoratore subordinato e hai deciso di comprare l’abitazione principale per te e per la tua famiglia. Vorresti ottenere un’anticipazione del Trattamento di fine rapporto per ridurre la quota di mutuo da richiedere alla banca. Ma con quale aliquota verrà tassato l’anticipo e quale sarà, quindi, il netto percepito?

Lo stipendio mensile percepito in busta paga non costituisce l’intera retribuzione cui il lavoratore ha diritto. Infatti la legge prevede che il datore di lavoro debba accantonare, per ogni anno di servizio, una quota di retribuzione differita detta Trattamento di fine rapporto ricorda laleggepertutti.it. Al ricorrere di una serie di circostanze previste dalla legge e dai contratti collettivi il lavoratore può chiedere un’anticipazione del Tfr. Si tratta di un’eccezione alla regola generale in base alla quale il Tfr spetta solo in caso di cessazione del rapporto di lavoro.

Trattamento di fine rapporto: cos’è?

Il datore di lavoro deve accantonare, per ogni anno di servizio del lavoratore dipendente, una quota di retribuzione differita meglio nota con l’acronimo Tfr che sta per trattamento di fine rapporto. Si tratta di una porzione di stipendio che viene erogata al lavoratore solo in caso di cessazione del rapporto di lavoro e che ha la funzione di offrire una tutela reddituale al dipendente in caso di perdita del posto di lavoro.

Trattamento di fine rapporto: come si calcola?

La quota annuale che deve essere accantonata dal datore di lavoro a titolo di trattamento di fine rapporto deve essere calcolata prendendo, come base di calcolo, tutti gli emolumenti erogati al lavoratore a causa del rapporto di lavoro, in modo fisso e non occasionale, con la sola esclusione dei rimborsi spese. Tale base di calcolo deve essere divisa per 13,5 e deve essere rivalutata annualmente, per preservarne il potere di acquisto, al 31 dicembre di ogni anno, con l’applicazione di un tasso costituito dal 1,5% in misura fissa e dal 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati accertato dall’Istat rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente. Il Tfr che spetterà al lavoratore in caso di cessazione del rapporto di lavoro sarà pari alla somma degli accantonamenti annui effettuati dal datore di lavoro.

Cos’è l’anticipo del Tfr?

In linea generale, il diritto a percepire il Tfr matura solo in caso di cessazione del rapporto di lavoro. Tuttavia, la legge prevede che, se ricorrono determinate circostanze, il lavoratore può richiedere un anticipo della liquidazione. In particolare, per poter chiedere l’anticipo del Tfr, il lavoratore deve avere almeno 8 anni di servizio e l’anticipazione non può essere superiore al 70% del trattamento cui il dipendente avrebbe diritto nel caso in cui il rapporto di lavoro cessasse alla data della richiesta.

Anticipo Tfr, in quali casi viene erogato

Le richieste di anticipo Tfr possono essere soddisfatte solo per le seguenti causali:

in caso di necessità di acquistare la prima casa per sé e/o per i figli documentata con atto notarile;

in caso di necessità di sostenere spese sanitarie per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche.

Quando viene accolta la domanda di anticipo del Tfr la somma erogata viene detratta dal trattamento di fine rapporto complessivo.

Quanto è tassato l’anticipo del Tfr?

La legge prevede che il trattamento di fine rapporto e le sue anticipazioni sono assoggettate al prelievo fiscale sulla base del meccanismo della tassazione separata.

Per calcolare l’aliquota di prelievo fiscale da applicare all’anticipo del Tfr occorre seguire la seguente operazione:

una volta calcolata la somma lorda spettante a titolo di anticipo di Tfr occorre dividere questo importo per il numero di anni lavorati alla data della richiesta e moltiplicare il risultato per 12 (vale a dire il numero di mesi dell’anno): in tal modo si ottiene il reddito annuale di riferimento;

l’ultimo passaggio da compiere è calcolare l’aliquota Irpef media che deve essere applicata alla base imponibile. L’aliquota Irpef media è uguale al rapporto tra l’imposta calcolata applicando al reddito annuale di riferimento l’aliquota Irpef vigente e l’ammontare del reddito annuo di riferimento;

l’aliquota così calcolata deve essere applicata alla base imponibile ottenendo dunque l’anticipo del Tfr netto.

Lotteria degli scontrini, si parte  

(Adnkronos)

Mancano ormai pochi giorni all’inizio della lotteria degli scontrini. L’iniziativa è stata introdotta dal governo per incentivare i pagamenti senza contanti. La lotteria parte ufficialmente il 1° febbraio, vale a dire lunedì prossimo. La prima estrazione dovrebbe essere fissata per il 12 marzo fa sapere laleggepertutti.it. Ma già un paio di settimane prima, cioè dal 1° marzo, i consumatori potranno segnalare eventuali rifiuti da parte di esercenti e commercianti ad acquisire il codice lotteria, mentre fino al 1° aprile sarà possibile aggiornare i registratori di cassa telematici che trasmettono i corrispettivi. In altre parole: si parte da lunedì ma con il rischio che non si possa partecipare alla lotteria ovunque. Al meno per il momento.

C’è anche da tenere in considerazione le misure restrittive anti-Covid che hanno imposto e che continuano ad imporre forti limitazioni alle aperture delle attività commerciali, soprattutto per bar, ristoranti, pasticcerie. L’importante è partire, si dice sempre quando si ha pronta una nuova impresa. Allora, ecco che l’Agenzia delle Entrate ha appena istruito i rappresentanti delle associazioni di categoria su come mettere in moto la macchina della lotteria degli scontrini. Il primo passo che esercenti e commercianti devono compiere (ammesso che riescano ad aprire) è quello di verificare che il loro registratore telematico sia adatto alla ricezione del codice lotteria e alla trasmissione dei dati. Per farlo, ovviamente, dovranno contattare il loro tecnico di riferimento. Già che c’è, il tecnico dovrà controllare che il registratore abbia la possibilità di distinguere tra pagamenti tracciabili e pagamenti in contanti: se manca quella funzione, occorrerà inserirla. Dopodiché, dovranno segnalare ai clienti con un cartello, un bollino o un altro tipo di logo che presso il loro esercizio è possibile partecipare alla lotteria degli scontrini.

Va ricordato che si può prendere parte alle estrazioni solo avendo effettuato dei pagamenti con moneta elettronica. Sono esclusi, quindi, gli acquisti con ticket restaurant e quelli effettuati con pagamenti misti, cioè una parte con la carta e una parte in contanti.

CHI PUO’ PARTECIPARE ALLA LOTTERIA

Alla lotteria possono partecipare tutti i cittadini maggiorenni e residenti in Italia che hanno effettuato degli acquisti di beni e servizi per importi pari ad almeno 1 euro e che si sono registrati sul portale lotteriadegliscontrini.gov.it per avere il codice lotteria da stampare e mostrare all’esercente ad ogni acquisto. In una prima fase non rientrano nella lotteria gli acquisti documentati con fatture elettroniche e quelli per i quali i dati dei corrispettivi sono inviati al sistema Tessera Sanitaria. Si parla, dunque, di acquisti effettuati in farmacia, parafarmacia, ottici, laboratori di analisi e ambulatori veterinari. Esclusi anche quelli per cui sono previsti detrazioni o deduzioni fiscali.

LE ESTRAZIONI

Le estrazioni saranno settimanali, mensili ed annuali e saranno di due tipi. Quelle ordinarie per chi effettua i pagamenti in contanti e quelle «zero contanti» per chi utilizza carta di credito, Bancomat o altri strumenti elettronici. Questi ultimi potranno partecipare ad entrambe le estrazioni. Ogni scontrino relativo ad un acquisto genera un determinato numero di biglietti, in pratica un biglietto per ogni euro speso, con l’arrotondamento sui decimali. Ciascun cittadino potrà avere un massimo di 1.000 biglietti per importi pari o superiori a 1.000 euro. Non è obbligatorio conservarli: l’abbinamento tra scontrino e codice lotteria viene trasmesso dall’esercente all’Agenzia delle Entrate, quindi già risultano registrati. Con un solo scontrino si può partecipare alle estrazioni settimanali, mensili o annuali.

LE VINCITE

Per quanto riguarda le vincite, le estrazioni ordinarie prevedono per il consumatore:

sette premi di 5.000 euro ciascuno ogni settimana;

tre premi da 30.000 euro ciascuno ogni mese;

un premio di 1 milione di euro ogni anno.

Le estrazioni «zerocontanti» prevedono:

quindici premi da 25.000 euro ciascuno per il consumatore e quindici premi da 5.000 euro ciascuno per l’esercente, ogni settimana;

dieci premi di 100.000 euro ciascuno per il consumatore e dieci premi di 20.000 euro ciascuno per l’esercente, ogni mese;

un premio di 5.000.000 di euro per il consumatore e un premio di 1.000.000 di euro per l’esercente, ogni anno.

Le vincite verranno comunicate tramite sms, e-mail o messaggio istantaneo, a seconda del recapito lasciato nel portale della lotteria. Arriverà, comunque, una comunicazione formale tramite Pec (se il cittadino ha lasciato il proprio indirizzo nel portale) o raccomandata a/r all’ultimo indirizzo conosciuto dell’Agenzia delle Entrate.

Le vincite vanno reclamate entro 90 giorni dalla notifica della comunicazione.

Covid, ecco quanto ci costa lavorare da casa 

(Adnkronos)

Non solo la salute. Il coronavirus e la pandemia hanno cambiato anche il modo di lavorare di ognuno di noi. E per alcuni il salotto di casa si è trasformato di colpo in un ufficio. La diffusione dello ‘smart working’ è infatti una delle tante rivoluzioni portate dal virus, una rivoluzione che ha però inciso con dei costi sulle famiglie che hanno dovuto fare i conti con bollette di gas, luce e anche connessione internet lievitate nei mesi. Quanto ci è costato, dunque, finora?

A fare i conti è l’ultimo report SOStariffe.it, che ha stimato tutte le maggiorazioni di spesa dovute alle attività di studio/lavoro casalingo nel 2020 scoprendo che in media gli italiani hanno speso tra 145 (i single) e 268 euro in più (le famiglie).

Sono stati esaminati tre profili di consumatore tipo: il single, la coppia e la famiglia. Si è calcolata la spesa media annuale di ciascuno e, tramite simulazioni, si è potuto stimare l’incremento dei consumi dovuto alle nuove attività da casa. È emerso che, nel complesso, i single hanno speso 145 euro in più, le coppie se la sono cavata aggiungendo 193 euro alle solite bollette e, infine, le famiglie hanno dovuto mettere in conto 268 euro in più. Il costo dello smart working grava soprattutto sulle famiglie

L’indagine, condotta tramite i comparatori SOStariffe.it per le offerte luce e gas e le offerte internet casa, ha evidenziato che svolgere le consuete attività di lavoro e studio da casa, anziché recarsi all’esterno della propria abitazione, comporta un aggravio di costi soprattutto per i nuclei familiari. I single, nel corso del 2020, hanno speso per le tre utenze considerate un totale di 1.116 euro (di cui 719 per luce e gas e 397 per internet). Lo smart working ha fatto loro sborsare in media 145 euro in più. Le coppie, nel complesso, hanno dovuto sostenere, nel 2020, una spesa di 1484 euro per le bollette (che comprende 1087 di luce e gas e 397 di internet).

La permanenza domestica per studio e lavoro ha inciso in media per 193 euro sul bilancio annuale delle coppie. Il profilo di consumatore-tipo che ha risentito di più dei rincari dovuti allo smart working sono proprio le famiglie (quelle considerate dallo studio SOStariffe.it sono composte da due genitori e un figlio). In media i nuclei familiari hanno speso 2058 euro per le bollette nel corso del 2020 (di cui 1661 per la luce e il gas e 397 per la connessione da rete fissa). In questo caso l’incremento di spesa sostenuta in smart working si aggira sui 268 euro. Come risparmiare sulle utenze nel 2021 Lo smart working semplificato, salvo proroghe dovute all’andamento dei contagi e dei vaccini, sarà in vigore fino al 31 marzo.

Cosa fare dunque per risparmiare sulle utenze domestiche? “Un consiglio utile – risponde Alessandro Voci, responsabile Ufficio Studi e Indagini di SOStariffe.it – è passare al mercato libero già da ora e approfittare della migliore offerta luce o gas, magari una promozione di tipo dual fuel (una fornitura congiunta più facile da gestire e spesso piuttosto conveniente). Per quanto riguarda la connessione domestica, invece, possiamo individuare una promozione, magari per la fibra ottica Ftth, spendendo meno di 30 euro mensili”.

Tra le novità in arrivo per le famiglie italiane, segnala quindi SOStariffe.it, c’è anche un bonus smart working. Si tratta di un’agevolazione, che potrebbe essere erogata sotto forma di contributo una tantum, per compensare la rinuncia a straordinari e buoni pasto dovuta al passaggio al lavoro agile. Tale contributo economico dovrebbe coprire, almeno parzialmente, le spese per le utenze necessarie al lavoro domestico.

Innovazione: arriva Geco, prima fiera virtuale Green Tourism, Mobility & Energy 

Roma, 26 gen. (Adnkronos)

Energia, turismo e mobilità sostenibili, interagendo con avatar 3D, in un’esperienza immersiva e super tech alla scoperta delle ultime tendenze green. Tutto questo è Geco – Green Tourism, Mobility & Energy Expo, la prima fiera virtuale sulla sostenibilità che parte giovedì prossimo 28 gennaio. La prima edizione di Geco fino al 30 gennaio raccoglierà e metterà a confronto sulla piattaforma 3D www.gecoexpo.com alcune delle voci green più autorevoli del panorama istituzionale italiano, storie d’impresa e best practice innovative a livello internazionale. Oltre a offrire, in un momento di grande criticità per le imprese, “una preziosa occasione” di incontro con le aziende protagoniste della rivoluzione sostenibile che parteciperanno in qualità di espositori o buyer.

Energie rinnovabili, green tech, innovazione e smart mobility, nuovi modelli di sviluppo per il turismo esperienziale e il business travel: queste le aree tematiche sulle quali si concentrerà la tre giorni online, il cui ingresso è aperto al pubblico e gratuito, basta registrarsi sul sito della fiera https://www.gecoexpo.com/visitatori-e-buyer. L’iniziativa è organizzata dall’agenzia Smart Eventi sotto il patrocinio del Comune di Milano e di Enit – Agenzia nazionale italiana del turismo, con l’adesione della Regione Veneto, il contributo di Mazda, e la partnership, tra gli altri, del Fai, di Legambiente, Kyoto Club e l’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility.

L’evento, grazie alla collaborazione con la piattaforma per eventi virtuali Hypersmarter, ha saputo così “trasformare l’ostacolo delle restrizioni dovute al Covid nell’opportunità per reinterpretare l’esperienza fieristica in una logica virtuale e sicura, realizzando una fiera ad emissioni zero, coerentemente con il tema centrale dell’evento” sottolineano i promotori. “L’obiettivo che ci siamo dati – spiega Daniele Capogna, executive manager e cofounder Smart Eventi- era consentire ad aziende ed enti di continuare a promuovere relazioni di business con una modalità di incontro innovativa. La gamification trasforma l’esperienza della fiera in un viaggio appassionante e divertente, cambiando il modo di concepire gli eventi di settore. Vogliamo convertire questa crisi in un’opportunità”.

Bollo auto, occhio alle ricevute: ecco quanto bisogna conservarle  

Per quanto tempo bisogna conservare le ricevute del bollo auto, le distinte di pagamento della tassa automobilistica? A chiarirlo è La legge per Tutti ricordando che “chi versa il bollo auto è tenuto a conservare le ricevute di pagamento per un numero di anni sufficiente a contrastare ulteriori pretese da parte dell’amministrazione”, e che “l’eventuale scannerizzazione del documento non supplisce all’originale, unico elemento che ha valore di prova”.

“Il bollo auto – o tassa automobilistica – è un’imposta riscossa dalle Regioni. Nelle Regioni Friuli Venezia Giulia e Sardegna, il bollo è riscosso invece dall’Agenzia delle Entrate. Ci sono due modi per contestare una richiesta di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione: o dimostrare che si è già pagato (e ciò necessita ovviamente di una prova scritta) oppure eccepire l’avvenuta prescrizione del relativo credito – spiega La legge per Tutti – La prescrizione non è altro che il decorso dei termini massimi concessi dalla legge al creditore per richiedere il pagamento. Dopo la scadenza di tali termini, alcuna pretesa può essere mossa nei confronti del debitore, anche se questi non ha mai versato le somme dovute”.

Dunque, “chi butta le ricevute del bollo auto o le perde prima che si verifichi la prescrizione del diritto di credito non avrà modo per difendersi dinanzi a un’eventuale contestazione dell’amministrazione. Al contrario, è possibile sbarazzarsi di tutta la documentazione solo dopo che la prescrizione si è compiuta. In tal caso, infatti, non si rischia nulla”.

Ma qual è il termine di prescrizione del bollo auto? Tre anni. “Il termine decorre dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui il bollo deve essere versato, e termina quindi il 31 dicembre del terzo anno. Al 1° gennaio del 4° anno successivo a quello di versamento del bollo, il diritto di credito dell’amministrazione è ormai ‘scaduto’ – spiega La legge per Tutti – Ne consegue che le ricevute di pagamento del bollo auto devono essere conservate per 3 anni”.

Ad esempio, “chi ha versato il bollo auto nel 2019 deve conservare le ricevute di pagamento fino al 31 dicembre del 2022, ossia per tre anni a decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui si è provveduto all’adempimento. Chi ha versato il bollo nel 2018 deve conservare la documentazione fino al 31 dicembre 2021 e così via”.

“Attenzione però – si avverte – il termine di prescrizione si compie solo a partire dall’ultima richiesta di pagamento da parte dell’amministrazione. Ogni raccomandata, infatti, interrompe il termine e lo fa decorrere nuovamente da capo a partire dal giorno dopo”.

E “se la Regione o l’Agenzia delle Entrate dovessero chiedere il pagamento del bollo auto a prescrizione già formatasi, il contribuente potrebbe rispondere semplicemente eccependo l’intervenuto decorso dei termini o, se le ha ancora, mostrando le ricevute di pagamento. Se però l’amministrazione non dovesse rispondere o dovesse declinare la richiesta di sgravio, sarà necessario rivolgersi al giudice (la Commissione Tributaria Provinciale) a cui fare ricorso contro l’avviso di pagamento entro 60 giorni. Fino a 3.000 euro, il ricorso può essere presentato anche dallo stesso contribuente senza bisogno dell’avvocato o del commercialista”.

Recovery plan, Confindustria: ecco cosa non funziona  

(Adnkronos)

Il confronto tra governo e parti sociali sul Recobery plan riparte da Confindustria che, “prima ancora di entrare nel merito del Pnrr, ha posto quattro questioni prioritarie inerenti il metodo”. “A ispirarle – si legge in una nota diffusa da viale Astronomia – è esclusivamente l’interesse nazionale affinché il Pnrr, un’occasione storica e irripetibile per il Paese, raggiunga la massima efficacia”.

La “prima osservazione riguarda la mancata conformità con le linee guida indicate dalla Ue e aggiornate venerdì scorso a seguito della consultazione tra Commissione, Governi e Parlamento Europeo”. “Le linee guida prescrivono infatti, in maniera puntuale, che ogni riforma strutturale e linea di intervento delle 6 missioni strutturali venga declinata secondo una stima precisa degli obiettivi quantitativi che si intende ottenere rispetto alle risorse impegnate. Questo perché la Commissione stessa possa verificarne l’attuazione, sia nell’arco della durata del Piano che negli step intermedi, scongiurando così il rischio di revoca dei fondi o, peggio ancora, la restituzione” prosegue Confindustria. “Le riforme strutturali, infatti, devono essere quelle indicate da anni nelle raccomandazioni periodiche all’Italia, quindi prima di tutto quelle del mercato del lavoro, della Pa e della giustizia e ogni intervento va progettato seguendo questa metodologia. Inoltre, la linea d’azione deve essere plausibile, alla luce dei risultati ottenuti dall’Italia negli anni precedenti con interventi nello stesso settore, e congruo rispetto ai principali effetti di sostenibilità sociale, ambientale e al quadro generale di finanza pubblica. Poiché, allo stato attuale, nel Pnrr trasmesso al Parlamento non abbiamo riscontrato questa corrispondenza, Confindustria ha chiesto al Governo di procedere ad un affinamento del Piano per comprenderne gli effettivi impatti sul Pil” spiega Confindustria.

La seconda osservazione che Confindustria fa in merito al Pnrr “è un effetto della prima poiché, in assenza di un quadro generale di priorità, compatibilità e obiettivi, ogni valutazione rischia di ridursi ad una mera somma di richieste, in nome dei diversi interessi economici e sociali”. Nella nota si sottolinea che “senza una stima chiara degli obiettivi sull’aumento dei tassi di occupazione – a partire da giovani e donne sulla diminuzione dei Neet, sull’aumento dei laureati, sulla diminuzione dei gap territoriali e di genere – non è possibile esprimere un parere sull’allocazione complessiva di risorse destinate agli obiettivi di sostenibilità sociale e di crescita della produttività”.

“La terza osservazione riguarda i temi che hanno un grande impatto sulla vita delle imprese. Lo scorso luglio Confindustria – ricorda la nota -ha trasmesso al Governo una proposta dettagliata che coniuga, in un unico obiettivo, la riforma degli ammortizzatori sociali e quella delle politiche attive del lavoro, aprendo al coinvolgimento delle Agenzie private. L’obiettivo della proposta è la valorizzazione del capitale umano e l’aumento dell’occupabilità, attraverso il potenziamento dell’assegno di ricollocazione e il contratto di espansione” sottolinea la nota. “La scelta che riscontriamo nel Piano invece, non solo sembra essere quella di basarsi ancora essenzialmente sui Centri Pubblici per l’Impiego, ma, soprattutto, non viene indicata la direzione che il Governo intende intraprendere sulla riforma degli ammortizzatori sociali. Altro capitolo essenziale – sottolinea viale dell’Astronomia – è quello delle Infrastrutture. Prima di esprimersi sull’allocazione delle risorse, occorre chiarire il gap delle 35 misure attuative non ancora emanate e dei ripetuti interventi su tale materia fino al Decreto-legge Semplificazioni. Specie in questo ambito, infatti, l’efficacia dell’assetto organizzativo e la profonda revisione delle procedure della PA, al momento non declinate, risulta determinante”.

“La quarta osservazione è di ordine trasversale e riguarda la governance necessaria per una puntuale ed efficiente realizzazione del Piano, ad oggi non ancora delineata, che a nostro avviso dovrebbe prevedere modalità di confronto strutturato e continuativo con le parti sociali e un loro coinvolgimento lungo tutto il processo di esecuzione dei progetti”.

Covid, imprenditori e professionisti in fila al Monte dei Pegni  

(Adnkronos)

Sempre più artigiani, piccoli imprenditori e professionisti ricorrono al Monte dei Pegni. Impegnano oro, gioielli e orologi di famiglia a caccia di liquidità. E’ la nuova tendenza che emerge a distanza di quasi un anno dall’inizio della pandemia di Covid-19. “Sono aumentati i piccoli e medi imprenditori, così come i liberi professionisti, categorie che forse in questo momento sentono maggiormente il clima di incertezza” dice all’Adnkronos Rainer Steger, condirettore generale di Affide, la più grande società di credito su stima, con filiali in tutta Italia.

“Dopo il primo lockdown abbiamo effettivamente registrato un forte afflusso di clientela, dovuto principalmente alla riapertura delle attività e alla normalizzazione della situazione sanitaria. Con il secondo lockdown, invece, le richieste si sono regolarizzate” afferma Steger riferendo come “in percentuale, stiamo assistendo a un calo delle categorie pensionati e dipendenti, dovuto al fatto che queste categorie in gran parte non hanno avuto effetti economici negativi”.

“I bollettini statistici della Banca d’Italia certificano, in questo momento storico, una forte propensione al risparmio – osserva il manager – che si accompagna a una lieve flessione nella richiesta di prestiti e di credito al consumo da parte delle famiglie consumatrici. Questo perché i consumi sono fortemente diminuiti e gli ammortizzatori sociali previsti dallo Stato tengono. In questo scenario, il credito su pegno vede, in controtendenza, comunque un lieve aumento dei volumi”. Affide ha attivato un’intensa attività di aste dei beni impegnati dalle persone che, dopo un certo periodo, vengono venduti al miglior offerente e i cui proventi in parte vengono restituiti agli ex proprietari. “La partecipazione alle aste è cresciuta del 20%. – riferisce Steger – In realtà non sono le aste che stanno aumentando, ma la partecipazione alle stesse”.

“Stiamo assistendo infatti a un crescente interesse verso le nostre aste da parte della clientela, in particolar modo privata – conclude -. Tutto questo si ricollega alla propensione al risparmio delle famiglie consumatrici e alla conseguente voglia di investire in beni solidi, quali gioielli e orologi. La quota degli oggetti che vanno in asta è invece rimasta, in buona sostanza, sempre la stessa”.