Piazza Affari in rosso, tonfo di FCA 

Seduta in rosso per il listino di Piazza Affari: in chiusura di seduta il Ftse Mib si è fermato a 23.279,78 punti, -0,31% rispetto al dato precedente. Nel giorno dell’Investor Day, Exor ha terminato in calo del 2,8% ed FCA ha perso il 3,78% dopo la notizia della causa intentata da General Motors. Nel corso del suo intervento, il presidente e Ceo John Elkann si è detto fiducioso che entro la fine del 2019 possa essere firmato un accordo dì integrazione con PSA. Una delle performance migliori del listino principale è stata registrata da Telecom Italia (+2,87%) spinta ai massimi da novembre 2018 dalla promozione annunciata dagli analisti di Barclays. (in collaborazione con money.it)

L’Abi ‘benedice’ Del Vecchio in Mediobanca 

L’ingresso in forze nell’azionariato di Mediobanca del presidente esecutivo di EssilorLuxottica Leonardo Del Vecchio è “positivo”, perché segna un ritorno dei “protagonisti” dell’imprenditoria italiana nel capitale delle banche del Bel Paese. Lo dice il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, rispondendo ai cronisti a Bruxelles a margine di una conferenza stampa.

Ftse Mib in rosso, balzo dello spread 

Chiusura in rosso per il Ftse Mib, -0,41% a 23.481,35 punti, spinto al ribasso dal balzo dello spread a oltre 175 punti base, +8 punti percentuali rispetto al dato precedente. In controtendenza le azioni Ubi Banca (+0,92%) in scia dei rumor sulla cessione di un portafoglio di mutui residenziali in sofferenza per un ammontare lordo di circa 800 milioni di euro. (in collaborazione con money.it)

Bper, Vandelli: “forte posizione capitale, ricavi resilienti” 

Bper, Vandelli: Forte posizione capitale, ricavi resilienti

Pubblicato il: 08/11/2019 09:45

Bper presenta “una posizione di capitale molto forte: siamo riusciti a gestire il completamento di acquisizioni strategiche e abbiamo un Cet1 ratio del 12.3 % in crescita di 41 punti su dicembre 2018. Vorrei anche evidenziare la resilienza dei ricavi e della redditività nonostante un difficile scenario e tassi di interessi negativi”. Lo sottolinea Alessandro Vandelli, Ceo di Bper Banca in conference call dopo i risultati trimestrali.

“Bper ha prestiti performanti di buona qualità mentre gli Npl sono scesi del 17,6% rispetto a dicembre 2018 mentre le esposizioni non performanti sono scese all11,6%. I prestiti lordi alla clientela si attestano a 56 miliardi di euro”.

“Continuiamo la diversificazione del nostro portafoglio – afferma il Ceo – senza concentrarlo troppo sui titoli di stato italiani” che si attestano a 6,4 miliardi e rappresentano il 34,2% dell’intero portafoglio di asset, pari a 18,78 miliardi di euro.

“Considerando lo scenario difficile e i tassi negativi siamo molto soddisfatti delle commissioni nette” che nel terzo trimestre sono aumentate del 5% su base annua.

“Siamo soddisfatti di Arca e non ci serve nessun sostegno dal punto di vista del patrimonio”. Così in conference call Alessandro Vandelli ha smentito l’ipotesi di vendere Arca, definito un “investimento strategico” che il gruppo potrebbe “sostenere nel suo processo di crescita”.

Piccioni (Nexi): “Italia avanti nell’open banking ma Asia più evoluta” 

Piccioni (Nexi): Italia avanti nell'open banking ma Asia più evoluta

(Fotogramma)

Pubblicato il: 08/11/2019 13:02

L’Italia sta gestendo bene la rivoluzione dell’open banking, la condivisione dei dati fra i diversi attori dell’ecosistema bancario, ma l’Asia sta correndo più dell’Europa, che ha dovuto recepire la direttiva Psd2. Alessandro Piccioni, head of Strategy & Innovation di Nexi, a margine del Salone dei Pagamenti a Milano, spiega che sul fronte dell’open banking “la situazione è in fieri”. In Europa la Psd2, la Payment Services Directive 2, “ormai è arrivata a compimento ed è caratterizzata da una compliance molto evoluta tra diverse nazioni, fra cui l’Italia, e altre in cui si è arrivati anche a degli use cases di business come nel Regno Unito, dove invece c’è già del valore aggiunto che può essere già portato direttamente alle banche e ai consumatori”.

La situazione in Italia “è molto avanzata rispetto ad altri per quanto riguarda la compliance e la connettività, perché grazie al Cbi Globe si è ormai raggiunto l’80% delle banche e ci sono dei piani anche di breve termine per raggiungere il resto d’Europa”, continua Piccioni. “Ovviamente c’è ancora un pochino di reticenza a buttarsi su nuovi use cases, che però arriveranno in quanto i consumatori vogliono innovazione”.

In Asia la situazione “è ben diversa, perché non c’è una regulation simile a quella che c’è in Europa con la Psd2 e c’è un mercato che dal punto di vista del front end digitale dell’account to account è già molto sviluppato grazie a Tencent e Alibaba. Abbiamo quindi un mercato molto più evoluto rispetto a quello corrente italiano o europeo”. Per il capo della Strategy & Innovation di Nexi “dopo un primo periodo in cui le banche e le istituzioni finanziarie si sono molto focalizzate sulla parte di compliance, questo è il momento di dare una spinta a use cases nuovi, anche con l’aiuto di un’ecosistema di fintech che si è sviluppato in Europa e in Italia in maniera molto importante e che può essere un volano di volumi e di nuovi adozioni da parte degli utenti finali sia lato merchant che lato consumatore”.

Borsa Milano in positivo, vola Moncler 

In attesa del giudizio di Standard and Poor’s sul rating del nostro Paese, chiusura di poco sopra la parità per il Ftse Mib (+0,36% a 22.608,99 punti). Sull’indice delle blue chip spiccano le performance di Eni (-0,69%) e Moncler (+11,33%) dopo la diffusione dei numeri trimestrali (in collaborazione con money.it).

Mediobanca, Bolloré si schiera con Nagel: “Soddisfatti da sua gestione” 

Mediobanca, Bolloré si schiera con Nagel: Soddisfatti da sua gestione

(fotogramma)

Pubblicato il: 12/10/2019 16:22

Vincent Bolloré, azionista di peso di Mediobanca con il 7,8% del capitale, si schiera a sostegno dell’amministratore delegato dell’istituto, Alberto Nagel, dopo l’incursione di Leonardo Del Vecchio nell’azionariato della banca. “Siamo sempre stati, e siamo tuttora molto soddisfatti della sua gestione”, ha detto un portavoce di Bollorè a ‘Il Sole 24 Ore’. Il patron di Luxottica, balzato con la sua Delfin al 6,9% dell’istituto di Piazzetta Cuccia, nei giorni scorsi aveva fatto conoscere le sue idee per Mediobanca: meno dipendente dalle partecipate Generali e Compass e più concentrata sull’investment banking. Una critica diretta alla strategia attuata da Nagel. I

l portavoce del finanziere bretone ha negato contatti con Del Vecchio, che starebbe cercando alleati per la sua operazione nell’istituto. “Non è vero, non c’è stato alcun contatto”, ha spiegato il portavoce, ribadendo il sostegno per l’operato dell’ad. “Anche se siamo usciti dal patto di Mediobanca dopo vent’anni di presenza, siamo sempre stati, e siamo tuttora molto soddisfatti della gestione di Nagel e della sua equipe”.

Operatori ottimisti, Piazza Affari in rialzo 

Chiusura in solido territorio positivo per il Ftse Mib, che ha terminato in rialzo dell’1,88% a 22.165,34 punti. I progressi sull’asse Washington-Pechino hanno messo il turbo a CNH Industrial (+5,73%) ed STM (+7,11%). Denaro anche sul comparto bancario e spread che si è riportato sotto i 150 punti base (148,5 pb). (In collaborazione con money.it)

Borsa: Taioli (Bper), ‘con Mifid II diminuita ricerca finanziaria su small cap’  

Taioli (Bper): Con Mifid II diminuita ricerca finanziaria su small cap

(Fotogramma)

Pubblicato il: 08/10/2019 17:23

La Mifid II, la direttiva europea che regola i servizi finanziari, ha prodotto un fallimento di mercato nel settore della ricerca finanziaria sulle società a bassa capitalizzazione quotate in Borsa. Dall’entrata in vigore della direttiva nel gennaio 2018 si è registrata in Europa e in Italia una diminuzione nella copertura generale della ricerca del mercato italiano e in particolare delle small cap. Con impatti importanti su Piazza Affari e, potenzialmente, su tutta l’economia italiana. Perché meno ricerca finanziaria comporta una minore trasparenza delle società quotate e quindi un interesse inferiore da parte degli investitori che immettono minore liquidità. E livelli inferiori di liquidità inducono le aspiranti quotande a non entrare in Borsa, con una riduzione del flusso delle Ipo e con un danno a tutto il sistema economico.

Gli effetti restrittivi sulla ricerca finanziaria sulle small cap “potrebbero non essere tutti riconducibili all’entrata in vigore di Mifid II”, spiega Stefano Taioli, responsabile dell’Investment Banking di Bper, a margine di un convegno sul tema organizzato da Bper a Milano, “perché c’é una pluralità di fattori che concorrono a determinare la liquidità del mercato in un preciso momento”.

A livello europeo l’overshooting, la regolamentazione che va oltre gli obiettivi dello stesso regolatore, “c’è ed è evidente -continua Taioli- perché sono calate le coperture ed è diminuito il numero di analisti sell-side che seguono le società small cap”. Uno degli effetti positivi, invece, “è che è stata espulsa dal mercato la parte di ricerca a più bassa qualità e c’è stata una presa d’atto da parte degli emittenti dell’importanza di incontrare direttamente i soggetti byside, come gli assett manager”.

Inoltre, secondo il responsabile dell’Investment Banking di Bper, “c’è stata una clusterizzazione molto chiara tra le società abbastanza liquide che hanno registrato una dinamica di contrazione della liquidità e quelle società che erano illiquide anche prima dell’ingresso della Mifid II. Chi era illiquido ha sotto certi aspetti ha patito il calo di liquidità, ma forse ha risposto con una maggiore proattività nella comunicazione”.

A livello italiano, inoltre, sono state registrate alcune differenze rispetto al contesto europeo, a causa dell’impatto dei Pir, i piani di investimento individuali, la cui introduzione si è sovrapposta a quella della Mifid II. “I Pir hanno portato nel 2017 e nel 2018 molta liquidità e quindi l’analisi è ‘sporcata’ da questo evento rilevante“. La direttiva europea sugli strumenti finanziari non ha invece influito sulle nuove quotazioni, “anche se le nuove Ipo sono state indotte soprattutto dai Pir”, sottolinea Taioli.

Ma la situazione della ricerca sulle small cap in Italia potrebbe ulteriormente peggiorare. Secondo Marco Greco, managing partner di Valuetrack il rischio “è che si crei un circolo vizioso: meno ricerca comporta meno trasparenza, che comporta meno liquidità, che a sua volta significa che molte società che non prendono più in considerazione la possibilità di quotarsi, con una riduzione del flusso delle Ipo e con un danno a tutto il sistema economico”.

Per Greco “c’è un fallimento di mercato per quanto riguarda il segmento della ricerca sulle società a bassa capitalizzazione. Sulle società grandi le ricerche si giustificano con le commissioni di intermediazione, ma sulle società piccole non ci sono volumi sufficienti per generare commissioni di intermediazione e al momento in Italia vince il modulo per cui paga la società emittente”.

La Mifid, che nei prossimi mesi sarà oggetto di revisione, dovrebbe prendere spunto da alcune buone pratiche applicate all’estero. “In Australia e Spagna l’attività di ricerca è anche finanziata dai regolatori locali. Sono esempi molto interessanti che potrebbero stimolare l’attività di ricerca senza far ricadere il costo direttamente sulle società emittenti che hanno già tanti oneri quando si tratta di Borsa”, sottolinea il managing partner di Valuetrack.

Per il responsabile dell’Investment Banking di Bper in Italia la ricerca finanziaria indipendente “lotta per la sopravvivenza. Sarebbe auspicabile un po’ più di regolamentazione sulla ricerca indipendente, perché si tratta di soggetti non vigilati, ma anche uno stimolo ulteriore da parte dei regolatori, non solo a livello di norme ma di gestori di mercato, che incentivino la produzione della ricerca”. E se poi dovessero arrivare anche gli incentivi fiscali, che sono fuori dalla Mifid II, “sarebbe ancora meglio”, conclude Taioli.