Governo Draghi, Cabras (M5S): “Grillo draghiano, non escludo scissione” 

(Adnkronos)

“Se posso fare una battuta, non ho visto un Draghi grillino ma un Grillo draghiano…”, ironizza con l’Adnkronos Pino Cabras, deputato M5S, commentando le parole del garante pentastellato dopo le consultazioni con il premier incaricato. Il parlamentare sardo ieri sera ha preso parte insieme ad altri suoi colleghi (tra questi Barbara Lezzi, Elio Lannutti, Mattia Crucioli) al ‘V-Day’ online organizzato dai dissidenti per ribadire il loro no a un governo Draghi. Cabras non nasconde la propria delusione per il cambio di rotta imposto da Grillo: “E’ una riconversione di tutto il proprio set di idee esternato per moltissimi anni. Tutto era in direzione di una critica radicale ai meccanismi dell’austerity di cui Draghi è stato il sacerdote più rappresentativo”.

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E non esclude il rischio scissione: “E’ possibile. Materialmente – spiega Cabras – quello che sta avvenendo in questo momento è uno sconvolgimento di tutto il sistema politico italiano. Nella Lega molti di coloro che erano anti-europeisti si sono riconvertiti improvvisamente all’europeismo: questo era inimmaginabile fino a 10 giorni fa. Quindi ogni scenario è possibile. Una scissione M5S non è da escludere secondo le condizioni in cui avviene tutta l’operazione Draghi, perché sarà un’operazione che coinvolge tutte le strutture del sistema politico. Non è indifferente dire sì o no a Draghi. Significa dismettere certe battaglie storiche”.

Di Battista dovrebbe guidare questa scissione? “Quasi mi rifiuto di rispondere alle domande su Di Battista. Lui dichiara di essere impegnato nelle sue cose personali e nello stesso tempo fa dichiarazioni pubbliche. Ma non tirerei la giacchetta a Di Battista. E’ una battaglia che faremo da soli, su cosa cambiare nel Movimento”, replica Cabras, che aggiunge: “Io voglio fare una battaglia di cambiamento nel M5S, voglio che sia possibile. Questo gruppo dirigente ha fallito, io non nascondo le divisioni dietro a un dito. Hanno fallito gravemente nella conduzione del Movimento: un anno di reggenza è una cosa che non si è mai vista. Dobbiamo cambiare rotta, decisamente”. (di Antonio Atte)

Governo Draghi, Bonomi: “Pieno sostegno da Confindustria” 

(Adnkronos)

“Dal piano nazionale di ripresa e resilienza al piano vaccinale, dalla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro, alla riforma della Pa e delle sue procedure; dalla necessità di una grande alleanza tra pubblico e privato per moltiplicare gli investimenti e concentrarli dove più servono, alla ripresa del paese tendendo in considerazione il peso debito emergenziale che le imprese hanno contratto, alla riforma fisco e alla sostenibilità generale della finanza pubblica, visto l’andamento del debito”. Sono le priorità indicate dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, al termine dell’incontro con il Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi.

”C’è molto da fare e bisogna farlo presto e bene. Abbiamo provveduto a informare Draghi sulle posizioni che Confindustria ha assunto nell’ultimo anno su tutti i maggiori temi che rimangono irrisolti nell’agenda del paese”, ha detto Bonomi, al termine delle consultazioni conDraghi, al quale “abbiamo espresso il nostro più convinto sostegno all’azione che dovrà intraprendere e la viva speranza che il consenso parlamentare riservato al suo programma sia ampio e solido”.

“Confindustria – ha poi aggiunto – non intende alimentare nessuna indiscrezione sul programma del presidente incaricato. Non solo per l’assoluto rispetto che abbiamo nei confronti di Draghi ma anche perché convinti che il programma deve diventare pubblico solo quando lo illustrerà al Parlamento”.

Governo, Zanicchi: “Salvini ha dimostrato di essere un vero politico” 

“Inizialmente io uno stimato molto la Meloni perché è una donna coerente. Adesso tutti l’attaccano, ma avere all’opposizione un una persona così importante credo che sia stimolante anche per Draghi, anche se non ne ha bisogno”. Lo ha affermato Iva Zanicchi ospite di ‘Cartabianca’ su Rai3, sottolineando però che “altrettanto stimo il mio Berlusconi”. “Oggi l’ho visto abbastanza bene, sono felice e Draghi lo ha accolto con simpatia e amicizia, credo che tra loro ci sia molta stima”, ha detto Iva, che poi su Salvini ha chiosato: “A dimostrato di essere un vero politico e non dico altro. Per me ha fatto benissimo”. (Immagini da raiplay.it)

Governo Draghi, Crimi: “Non entreremo a tutti i costi”  

(Adnkronos)

“Mario Draghi ha un approccio pragmatico e ci ha presentato un programma di notevole spessore. Ha ascoltato con interesse la nostra proposta di mettere sotto il cappello dell’ambiente il Mise, i Trasporti e le Infrastrutture”, dice Vito Crimi in un’intervista al Corriere della Sera, ma “non andremo al governo a tutti i costi, ci stiamo confrontando. Alcune garanzie le abbiamo chieste, ottenendo rassicurazioni sul Mes, sulla scuola, sulla continuità con il governo Conte. Sarebbe troppo povero scrivere come quesito del voto su Rousseau ‘Draghi sì o Draghi no’. Quando avremo qualcosa su cui votare scriveremo nei quesiti ‘vogliamo stare in un governo che ha queste caratteristiche?’. Dobbiamo mettere ai voti un programma, aspettiamo che Draghi veda le parti sociali e tiri le conclusioni”.

Se vincono i sì al governo, Di Battista e Casaleggio faranno la scissione? “Anche quando siamo andati al governo con la Lega e poi con il Pd sembrava fossimo al redde rationem – risponde il capo politico M5S – invece in dieci anni non ci siamo mai spaccati. Non c’è una scissione in atto, ci sono persone che la pensano in modo diverso. Gli iscritti ci hanno sempre chiesto di capitalizzare quel 32% di voti nelle urne e non lasciare il governo nelle mani sbagliate. Ancora una volta ci diranno ‘non perdete questa occasione, non lasciate ad altri la possibilità di cambiare le carte del Recovery che avete scritto voi’. Fin qui hanno abbandonato una ventina di senatori, forse. Se qualcun altro deciderà di non adeguarsi al voto degli iscritti ne prenderemo atto, ma non si può definire scissione. Quanto ai singoli ministri, i nostri sono tutti bravissimi, li avrei riconfermati tutti. Di certo chiediamo un governo politico con personalità di alto profilo, ma su questo penso che Draghi si confronterà con il presidente della Repubblica”.

Riguardo il ministero della Giustizia e l’ipotesi che Bonafede lasci il dicastero, Crimi afferma che “paga l’aver difeso le nostre battaglie più importanti su temi impopolari tra le forze politiche, come Spazzacorrotti e prescrizione. Nessuno vuole modificare quest’ultima, abbiamo un accordo siglato ai tavoli tematici e inserito nella riforma del processo penale, che va conclusa. Le critiche? Io sono sempre criticato. Chi è a capo deve mettere in conto che il M5S è esigente con i suoi rappresentanti. Noi siamo così. Io lo metto in conto e faccio del mio meglio. Forse ogni tanto abbiamo fatto delle fughe in avanti improprie. Però i nostri iscritti ci hanno sempre chiesto di stare al governo e non farci mettere all’angolo”.

Berlusconi scherza con Draghi: “Ti sei preso una bella gatta da pelare…” 

(Adnkronos)

Ti sei preso una bella gatta da pelare… Silvio Berlusconi è a alla Camera per incontrare Mario Draghi nelle vesti di premier incaricato. Il clima è cordiale: l’ex premier e l’ex presidente della Bce si danno del tu, almeno all’inizio, Il Cav è contento, ha ritrovato al suo arrivo la ressa di tv e giornalisti dei vecchi tempi, i parlamentari azzurri l’hanno accolto con affetto. Insomma, è convinto di essersi ripreso la scena grazie alla sua strategia di ‘responsabile’ e di fronte al presidente del Consiglio in pectore, apprende l’Adnkronos, sorride, rompendo il ghiaccio con una battuta.

Berlusconi è stato il primo a fare l’endorsement a ‘Super Mario’, giocando d’anticipo sugli alleati. Poi Matteo Salvini, raccontano fonti azzurre, lo ha seguito, convincendosi poco alla volta, fino alla al cambio di rotta di qualche giorno fa. “Silvio sta giocando nel ruolo di king maker, quello che gli è sempre piaciuto fare”, confida un big azzurro. L’ex premier ora si sente dentro una nuova partita politica e non solo. Non a caso, nel totoministri di questi giorni compaiono sempre i nomi di tre esponenti azzurri qualora Draghi dovesse optare per una squadra tecnica con innesti politici e fossero due le caselle riservate a Fi: si tratta del numero due del partito, Antonio Tajani e delle capigruppo Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini.

Berlusconi ha in mente alcuni nomi, forse anche di qualche possibile ministro d’area, ma tutto dipenderà da cosa vorrà fare Draghi. Il presidente di Fi sa benissimo che il boccino è tutto nelle mani dell’ex governatore di Bankitalia e l’impressione è che farà tutto da solo, come capita in queste circostanze particolari. Il Cav, insomma, attende un segnale, intanto le sue mosse le ha fatte: ha proposto Guido Bertolaso per sbloccare il piano vaccinale, forte dei buoni risultati dell’ex capo della Protezione civile in Lombardia, e ha detto di avere una rosa di persone di alto profilo da candidare come ministro per rappresentare al meglio Fi.

Calabria, Lucano: “Con de Magistris per ridare speranza a questa terra”  

(Adnkronos)

“La mia possibile candidatura in Calabria con de Magistris è stata una cosa spontanea, nata dopo un’intervista in una radio di Napoli. Non c’è stato nulla di premeditato, di studiato. Ero incerto, poi quando è arrivata la conferma dell’ex sindaco di Napoli in corsa per la presidenza della Regione, ho ragionato. Può essere una grande occasione per i calabresi, per la lotta contro le disuguaglianze e contro le mafie, per fermare lo sfruttamento schiavistico dei migranti nelle campagne. Può essere una nuova sfida”. Lo ha detto all’Adnkronos l’ex sindaco di Riace Domenico ‘Mimmo’ Lucano, che ha confermato la sua quasi certa candidatura alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria al fianco di Luigi De Magistris.

“Me lo ha chiesto la sinistra – ha detto – di cui sono innamorato, i miei compagni che rappresentano i veri ideali. È proprio il senso di essere di sinistra che mi ha fatto tornare l’entusiasmo perso. E de Magistris, vista la sua grande esperienza come sindaco di Napoli, dove ha affrontato le problematiche di una città così difficile, anche come magistrato, potrebbe essere la svolta per la nostra regione. Per ridarci una dignità. Un obiettivo importante per una regione oppressa dalla ‘ndrangheta. Oggi de Magistris – ha spiegato Lucano – mi ha detto ‘la tua candidatura sarebbe importante’ e così si è materializzata questa ipotesi, nata spontaneamente”.

“L’unica incertezza – ha ammesso l’ex sindaco di Riace – è legata al fatto che sono una persona esposta, con un processo in atto. Io sono uno che parla chiaro e non vorrei essere un problema per nessuno. In Calabria sono stati cancellati i sogni delle persone, hanno spinto i cittadini, ad andarsene. Soprattutto nei piccoli paesi dimenticati. Una terra dissanguata, che sogno di rivedere splendere. Io la conosco la mia terra e non mi piego, voglio ancora dare il mio contributo. Mi piacerebbe ricreare un futuro, con progetti di accoglienza, perché l’animo della Calabria sta nell’ospitalità, per i migranti, per le categorie più fragili, per gli anziani”.

Lucano ha anche parlato della sanità calabrese. “Dobbiamo avere una degna sanità pubblica – ha detto – basta cliniche private, appalti. Abbiamo perso ospedali, non ci sono reparti. Non si può giocare con la salute degli esseri umani. Sarà un’altra battaglia questa che porterò avanti”, ha concluso.

Recovery, Lega voterà sì a regolamento Rrf al parlamento Ue   

(Adnkronos)

La Lega vota sì al regolamento sulla Recovery and Resilience Facility, cuore di Next Generation Eu. “Preso atto dell’impegno che non ci sarà alcun aumento della pressione fiscale, che la stagione dell’austerity è finalmente archiviata, che si ridiscuteranno i vecchi parametri lacrime e sangue e che si aprirà una stagione nuova per l’utilizzo dei fondi del Recovery, prendiamo l’occasione per riportare l’Italia protagonista. Voteremo a favore del Recovery Resilience Facility per dare concretezza alla fase nuova che sta per iniziare“, dicono gli europarlamentari della Lega Marco Zanni, presidente del gruppo Id, e Marco Campomenosi, capodelegazione della Lega al Parlamento Europeo. In precedenza la Lega era orientata all’astensione, come Fratelli d’Italia.

Non si tratta comunque di una prima assoluta: il Carroccio aveva già votato a favore di ReactEu, che fa parte del pacchetto di Next Generation Eu, che è costituito dalla Rrf (672,5 mld di euro, di cui 360 mld prestiti e 312,5 mld trasferimenti); ReactEu con 47,5 mld; Horizon Europe 5 mld; InvestEu 5,6 mld; Rural Development 7,5 mld; Just Transition Fund 10 mld; RescEu 1,9 mld, per un totale di 750 mld di euro.

Governo Draghi, ‘quasi incontro’ Berlusconi-Grillo 

Prima Silvio Berlusconi con la delegazione di Forza Italia. Poi Beppe Grillo con i Cinquestelle. Il Cav e il garante del Movimento, uno dopo l’altro, al tavolo col premier incaricato Mario Draghi. I due leader, insieme alla Camera, percorrono gli stessi corridoi a pochi minuti uno dall’altro.

Governo Draghi, look stile ’94 per Berlusconi  

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”Ho preparato una dichiarazione, ora ve la leggo…”. Silvio Berlusconi è a Roma dopo un’anno di assenza per partecipare al secondo giro di consultazioni con Mario Draghi. Appena uscito dall’incontro con il premier incaricato nella Sala della Lupa si presenta in diretta tv con un foglio in mano che inizia a leggere dopo essersi tolto la mascherina Fpp2. Al suo fianco Antonio Tajani, Anna Maria Bernini e Maria Stella Gelmini di Fi e il senatore Antonio De Poli, in rappresentanza dell’Udc. ”Ho confermato al presidente incaricato il nostro sostegno, il sostegno di Forza Italia…”, l’incipit del Cav che nelle vesti di ‘responsabile’ conferma l’appoggio a ‘Super Mario’ dopo essere stato il primo del centrodestra a proporre un governo di unità nazionale come chiesto dal capo dello Stato e a lanciare un endorsement all’ex presidente della Bce.

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Per l’ex premier look classico stile ’94, doppiopetto blu navy su camicia celeste, con cravatta scura a pois bianchi e spilletta tricolore di Forza Italia al bavero della giacca. Al termine della dichiarazione, Berlusconi ringrazia tutti e auguro loro buon lavoro, ma non si concede alle domande come gli altri leader. Appena finito di parlare si avvicina Bernini che gli suggerisce di rimettersi la mascherina.

Prima dell’incontro con Draghi Berlusconi è stato accolto da vari parlamentari azzurri. Applausi, commozione. ”Grande presidente!”, grida qualcuno. Da oltre un anno mancava a Montecitorio. L’ultima volta a Roma, invece, è stata per una colazione di lavoro a palazzo Grazioli con il premier ungherese Viktor Orban nel febbraio del 2020. Quando vede la ressa di giornalisti e tv come ai vecchi tempi Berlusconi non resiste e si ferma a salutare: ”Voi state bene? Io tutto a posto, che Dio ce la mandi buona…”.

Pd, per Zingaretti da ‘marziani’ tema congresso ora: coltivare alleanza con M5S  

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Nicola Zingaretti indica la Sala della Regina e sorride: “Non trasformiamo questa conferenza stampa in una discussione sul Pd ma non voglio sfuggire alla domanda”. Stavolta, al contrario di altre occasioni dopo i vari ‘giri’ di consultazioni di questi giorni, il segretario Pd risponde e a lungo alle domande dei cronisti. Anche a quelle ‘fuori tema’, dopo il colloquio con il premier incaricato Mario Draghi. Su congresso, alleanze, amministrative. Il messaggio di Zingaretti è chiaro. Su tutti i temi posti. Da “marziani” parlare ora di congresso ma ribadisce la disponibilità -già avanzata domenica in tv- ad aprire una discussione.

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Altrettanto chiaro sulle alleanze anche in vista delle amministrative: il segretario Pd ribadisce che l’orizzonte è quello di “coltivare” l’alleanza con M5S e Leu. Un “patrimonio” lo definisce perché, avverte, non dovrà esserci “mai più un Pd isolato e debole” come nel 2018. Sui territori c’è ovviamente la componente dell’autonomia locale. “Nessuna decisione dall’alto. Autonomia dei territori e vocazione unitaria”, è l’indicazione del segretario. Tuttavia per alcuni settori dem la questione congresso e quella delle alleanze, è legata. Ma è condivisa la priorità di concentrarsi nella fase attuale sulla formazione del governo.

Da ambienti di Base Riformista si spiega che non c’è volontà di entrare nella questione congresso in questi giorni. “Abbiamo fatto tra di noi un fioretto per stare in silenzio su questo tema”, è la battuta per poi sottolineare che “ora è prioritaria l’unità del partito” attorno al lavoro di Mario Draghi sul nuovo esecutivo. Anche Matteo Orfini che nei giorni scorsi aveva parlato di congresso, puntualizza: “Io ho non ho mai detto ‘ora’. Ho detto appena usciamo da pandemia e l’ho fatto rispondendo al segretario che ne aveva parlato in tv”.

Zingaretti rivendica come “il Pd non sia mai stato unito come in questo momento” e ribadisce, visto che in questi due anni tante cose sono cambiate, che ci sarà il momento “di discutere e trovare il modo più utile per costruire e rafforzare il nostro progetto politico per il futuro” ma, sottolinea, “chi ha l’assillo del dibattito congressuale mi sembra un marziano e fuori dalla realtà. Io non ho paura del dibattito ma farò di tutto per tenere questo partito vicino alle persone e lontano dai marziani”.

Quanto alle alleanze, per Zingaretti “l’esperienza di relazioni” con M5S e Leu “va coltivata e rilanciata nelle forme che vedremo. In un Parlamento in cui il Pd per la sconfitta del 2018 e per una scissione” non ha grandi numeri “il dialogo con M5S e Leu serve a tutti per essere più forti e sono certo che continueremo in questo modo”. Un modello da proporre anche in vista delle amministrative. “Rispetteremo l’autonomia dei territori e al tempo stesso credo avere uno spazio di alleanze da tenere vivo, sia un aiuto per i territori. Sono convinto che vinceremo in tantissimi comuni. Quello che possiamo portare noi è un patrimonio di relazioni con i partiti con i quali abbiamo governato fino a pochi giorni fa”.

Nella domanda sulle amministrative rivolta al segretario c’era stato anche un accenno alla possibilità che Giuseppe Conte si candidi alle suppletive in Toscana. Una eventualità che sta agitando i dem toscani dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, alla segretaria regionale Simona Bonafè: “Apprendo solo dai giornali dell’ipotesi di una candidatura di Giuseppe Conte per le suppletive di Siena. Tengo a precisare che le candidature nei seggi toscani devono essere espressione dei territori, decise dai territori o perlomeno insieme ad essi” perché “le decisioni calate dall’alto non vanno mai bene” e se poi “addirittura avvengono ai danni di un partito che ha vinto tutte le ultime battaglie sono del tutto incomprensibili”.